LA CASA DEI DOGANIERI di Eugenio Montale | Testo, parafrasi e commento

Tu non ricordi la casa dei doganieri
sul rialzo a strapiombo sulla scogliera:
desolata t’attende dalla sera
in cui v’entrò lo sciame dei tuoi pensieri
e vi sostò irrequieto.

Libeccio sferza da anni le vecchie mura
e il suono del tuo riso non è più lieto:
la bussola va impazzita all’avventura
e il calcolo dei dadi più non torna.

Tu non ricordi; altro tempo frastorna
la tua memoria; un filo s’addipana.

Ne tengo ancora un capo; ma s’allontana
la casa e in cima al tetto la banderuola
affumicata gira senza pietà.

Ne tengo un capo; ma tu resti sola
nè qui respiri nell’oscurità.

Oh l’orizzonte in fuga, dove s’accende
rara la luce della petroliera!
Il varco è qui? (ripullula il frangente
ancora sulla balza che scoscende… ).
Tu non ricordi la casa di questa
mia sera. Ed io non so chi va e chi resta.

Parafrasi:
Tu non ricordi la casa dei doganieri
Sullo sperone di roccia a strapiombo sugli scogli:
ti attende ormai abbandonata dalla sera
in cui ci entrasti tu, portano con te l’irrequietudine
dei tuoi pensieri, somigliante a uno sciame d’insetti.

Il vento di libeccio colpisce con violenza da anni le vecchie mura
E il tuo riso [che risuona nella mia memoria] non è più allegro:
la bussola che guida il destino dell’uomo è in preda al caos [così come la vita dei due protagonisti della lirica]
e ogni ipotesi sul futuro è un azzardo.

Tu non ricordi: il trascorrere del tempo confonde
I tuoi ricordi; il filo della vita si svolge ininterrottamente.

Ne conservo ancora un capo [del filo dei ricordi]; ma la casa dei doganieri
Si allontana dalla memoria e in cima la banderuola annerita
Gira senza pietà, cioè non è in grado di indicare nessuna direzione al volgere degli eventi.

Ne conservo ancora un capo; ma tu sei lontana
E non mi raggiungi qui, isolato come sono, nel buio.

Oh, l’orizzonte lontano, dove si accende
A volte la luce della petroliera [la possibilità di una fuga]!
La possibilità del riscatto è qui? (L’onda si abbatte
Di nuovo sulla scogliera a strapiombo… cioè la vita continua a scorrere e la memoria potrebbe cancellarsi senza lasciare scampo).
Tu non ricordi la casa del nostro incontro
Di quella sera. E io non so dove sia il senso della vita, se in chi va al di là di questa esistenza o di chi resta in questa apparente non vita.

Analisi:
La forma e lo stile. La casa dei doganieri è composta di sei strofe di varia lunghezza, con prevalenza di endecasillabi. La scansione più che seguire un andamento logico, risponde a criteri ritmici che isolano le singole strofe trasformandole in barlumi di memoria che affiorano nella mente del poeta. La continuità del testo è invece garantita dalla fitta trama di rime, che spesso uniscono versi appartenenti a strofe diverse. L’ossessivo Tu non ricordi che apre la lirica e che si ripete lungo il testo assume la forma di un motivo musicale e conferisce ulteriore ritmo al componimento. Allo stesso tempo l’insistenza sul “non” implica una condizione negativa che prelude alla perdita della memoria (nucleo tematico del testo). Come suggerisce il critico Dante Isella, le immagini della bussola impazzita, del calcolo dei dadi, della banderuola che gira senza pietà e del frangente che si abbatte sulla balza sono altrettanti correlativi oggettivi del senso di smarrimento che prova il poeta.

I temi. Apparsa su rivista già nel 1930, La casa dei doganieri si pone come anello di congiunzione tra Ossi di seppia e Le occasioni, in cui è confluita e di cui rappresenta uno dei testi più antichi. Se sullo sfondo persiste il paesaggio ligure, nello specifico quello delle Cinque terre (la casa dei doganieri era un edificio abbandonato nei pressi di Monterosso), la visita a quei luoghi avviene su un piano memoriale. E proprio il tema della memoria, decisivo in questa lirica, ritorna in vari componimenti delle Occasioni. In questo componimento la memoria, legata a un luogo, evoca un affetto che il tempo sta via via consumando e cancellando. Il tu vocativo, cui l’io lirico si rivolge, è assente e, come lascia supporre il poeta, non è più in grado di ricordare quel che il poeta invece si ostina a conservare nella memoria. Dietro questo fantasma femminile si cela Anna degli Uberti, con cui il giovane Montale trascorreva i mesi estivi a Monterosso. Lo sforzo di tenere in vita il ricordo diventa per Montale una forma di resistenza allo smarrimento esistenziale del soggetto e al suo isolamento, un motivo di sopravvivenza nella precarietà della vita. Ritorna infine il tema del “varco”, dell’illusione in grado di portare il soggetto fuori dal desolante disagio cui la vita lo destina: il varco è qui (v. 19) sembra rinviare a una duplice possibilità: e cioè che il riscatto risieda in una misteriosa fuga (simboleggiata dalla luce della petroliera all’orizzonte) o nella capacità di preservare la memoria degli affetti e dei luoghi cari dalla corrosione del tempo. Conservare il ricordo di una persona amata, infine, può significare per il poeta, mantenere un sottilissimo legame con quella persona, che va al di là dell’amore finito: è forse un estremo tentativo di riscattare lo scacco delle illusioni che chiude il testo (Tu non ricordi la casa di questa / mia sera. Ed io non so chi va e chi resta).