I grandi classici della letteratura italiana

Capolavori indiscussi della letteratura italiana. Pietre miliari che non solo hanno segnato un epoca ma sono stati e sono tutt’ora un saldo punto di riferimento per scrittori italiani ed internazionali.
I romanzi grandi classici della letteratura italiana con commento, analisi e riassunto, per meglio comprenderli ed apprezzarli.

  • SE QUESTO E’ UN UOMO di Primo Levi Se questo è un uomo…il Lager è una gran macchina per ridurci a bestie, noi bestie non dobbiamo diventare; che anche in questo luogo si può sopravvivere, e perciò si deve voler sopravvivere, per raccontare, per portare testimonianza; e che per vivere è importante sforzarci di salvare almeno lo scheletro, l’impalcatura, la forma della civiltà. Che siamo schiavi, privi di ogni diritto, esposti a ogni offesa, votati a morte quasi certa, ma che una facoltà ci è rimasta, e dobbiamo difenderla con ogni vigore perché è l’ultima: la facoltà di negare il nostro consenso…
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  • IL VISCONTE DIMEZZATO di Italo Calvino Il visconte dimezzatoC’era una guerra contro i turchi. Il visconte Medardo di Terralba, mio zio, cavalcava per la pianura di Boemia diretto all’accampamento dei cristiani. Lo seguiva uno scudiero a nome Curzio.
    Le cicogne volavano basse, in bianchi stormi traversando l’aria opaca e ferma.
    – Perché tante cicogne? – chiese Medardo a Curzio, – dove volano?
    Mio zio era nuovo arrivato, essendosi arruolato appena allora, per compiacere certi duchi nostri vicini impegnati in quella guerra. S’era munito d’un cavallo e …
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  • IL BARONE RAMPANTE di Italo Calvino Il barone rampanteFu il 15 di giugno del 1767 che Cosimo Piovasco di Rondò, mio fratello, sedette per l’ultima volta in mezzo a noi. Ricordo come fosse oggi. Eravamo nella sala da pranzo della nostra villa d’Ombrosa, le finestre inquadravano i folti rami del grande elce del parco. Era mezzogiorno, e la nostra famiglia per vecchia tradizione sedeva a tavola a quell’ora, nonostante fosse già invalsa tra i nobili la moda, venuta dalla poco mattiniera Corte di …
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  • IL SENTIERO DEI NIDI DI RAGNO di Italo Calvino Il sentiero dei nidi di ragnoPer arrivare fino in fondo al vicolo, i raggi del sole devono scendere diritti rasente le pareti fredde, tenute discoste a forza d’arcate che traversano la striscia di cielo azzurro carico.
    Scendono diritti, i raggi del sole, giù per le finestre messe qua e là in disordine sui muri, e cespi di basilico e di origano piantati dentro pentole ai davanzali, e sottovesti stese appese a corde; fin giù al selciato, fatto a gradini e a …
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  • LA COSCIENZA DI ZENO di Italo Svevo La coscienza di ZenoVedere la mia infanzia? Più di dieci lustri me ne separano e i miei occhi presbiti forse potrebbero arrivarci se la luce che ancora ne riverbera non fosse tagliata da ostacoli d’ogni genere, vere alte montagne: i miei anni e qualche mia ora. Il dottore mi raccomandò di non ostinarmi a guardare tanto lontano. Anche le cose recenti sono preziose per essi e sopra tutto le immaginazioni e i sogni della notte prima …
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  • SENILITA’ di Italo Svevo Senilità di Italo SvevoSubito, con le prime parole che le rivolse, volle avvisarla che non intendeva compromettersi in una relazione troppo seria. Parlò cioè a un dipresso così: – T’amo molto e per il tuo bene desidero ci si metta d’accordo di andare molto cauti. – La parola era tanto prudente ch’era difficile di crederla detta per amore altrui, e un po’ più franca avrebbe dovuto suonare così: – Mi piaci molto, ma nella mia vita non potrai …
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  • LA LUNA E I FALO’ di Cesare Pavese La luna e i falòC’è una ragione perché sono tornato in questo paese, qui e non invece a Canelli, a Barbaresco o in Alba. Qui non ci sono nato, è quasi certo; dove son nato non lo so; non c’è da queste parti una casa né un pezzo di terra né delle ossa ch‘io possa dire «Ecco cos’ero prima di nascere». Non so se vengo dalla collina o dalla valle, dai boschi o da una casa di balconi. La …
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  • IL FU MATTIA PASCAL di Luigi Pirandello Il fu Mattia PascalUna delle poche cose, anzi forse la sola ch’io sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal. E me ne approfittavo. Ogni qual volta qualcuno de’ miei amici o conoscenti dimostrava d’aver perduto il senno fino al punto di venire da me per qualche consiglio o suggerimento, mi stringevo nelle spalle, socchiudevo gli occhi e gli rispondevo:
    — Io mi chiamo Mattia Pascal.
    — Grazie, caro. Questo lo so.
    — E ti par poco?
    Non pareva molto, …
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  • UNO, NESSUNO E CENTOMILA di Luigi Pirandello Uno, nessuno e centomilaAvevo ventotto anni e sempre fin allora ritenuto il mio naso, se non proprio bello, almeno molto decente, come insieme tutte le altre parti della mia persona. Per cui m’era stato facile ammettere e sostenere quel che di solito ammettono e sostengono tutti coloro che non han­ no avuto la sciagura di sortire un corpo deforme: che cioè sia da sciocchi invanire per le proprie fattezze. La scoperta improvvisa e inattesa di quel difetto perciò mi stizzí come un immeritato castigo…
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  • I MALAVOGLIA di Giovanni Verga I Malavoglia di Giovanni VergaNel suo capolavoro, I Malavoglia (1881), Verga racconta la sventurata storia di un gruppo di poveri pescatori siciliani, ponendosi ai vertici della letteratura italiana, senza incorrere nel folklore populista che caratterizzava, e caratterizzerà, molte opere ambientate tra le classi più umili. La vicenda dei Toscano, detti “Malavoglia”, di Acitrezza è emblematica della dissoluzione di un mondo che sta per essere cancellato dall’epoca moderna …
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  • MASTRO DON GESUALDO di Giovanni Verga Mastro-don GesualdoSuonava la messa dell’alba a San Giovanni; ma il paesetto dormiva ancora della grossa, perché era piovuto da tre giorni, e nei seminati ci si affondava fino a mezza gamba. Tutt’a un tratto, nel silenzio, s’udì un rovinìo, la campanella squillante di Sant’Agata che chiamava aiuto, usci e finestre che sbattevano, la gente che scappava fuori in camicia, gridando:
    – Terremoto! San Gregorio Magno!
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  • IL DESERTO DEI TARTARI di Dino Buzzati Il deserto dei TartariAdesso era finalmente ufficiale, non aveva più da consumarsi sui libri né da tremare alla voce del sergente, eppure tutto questo era passato. Tutti quei giorni, che gli erano sembrati odiosi, si erano oramai consumati per sempre, formando mesi ed anni che non si sarebbero ripetuti mai. Sì, adesso egli era ufficiale, avrebbe avuto soldi, le belle donne lo avrebbero forse guardato, ma in fondo – si accorse Giovanni Drogo – il tempo migliore, la prima giovinezza, era probabilmente finito…
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  • PICCOLO MONDO ANTICO di Antonio fogazzaro Piccolo mondo anticoPasotti alzò la tenda del battello, per vedere. Poco discosto una barca dalla bandiera bianca e azzurra si cullava in un comune moto di saliscendi, in una comune stanchezza con l’onda. A poppa, sotto la bandiera, v’era seduto don Franco Maironi, l’abiatico della vecchia marchesa Orsola che dava il pranzo. Pasotti lo vide alzarsi, dar di piglio ai remi e allontanarsi remando adagio, verso l’alto lago, verso il golfo selvaggio del Dòi; la bandiera bianca e azzurra si spiegava tutta, sventolava sulla scia.
    «Dove va, quell’originale?», diss’egli. E brontolò fra identi, con una forzata raucedine da barabba milanese:
    «Antipatico!»
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