Riassunto canto 31 (XXXI) del poema Orlando Furioso

Mentre è in viaggio verso Parigi con la sua gente al seguito (settecento complessivamente), Rinaldo incontra un cavaliere misterioso, accompagnato da una donna, che subito sfida e sconfigge Ricciardetto. Seguono la stessa sorte anche Alardo e Guicciardo, e Rinaldo si candida quindi subito come prossimo avversario del cavaliere, così da poter riprendere il prima possibile il cammino intrapreso. Nello scontro i due cavalli si urtano tanto violentemente che quello del cavaliere misterioso rimane morto a terra.
Il cavaliere sfida poi Rinaldo a proseguire il combattimento con la spada. Il paladino chiede al suo seguito di proseguire il viaggio, consegna il suo cavallo Baiardo ad un valletto, unico rimasto, ed inizia così tra i due sfidanti un avvincente combattimento. Dopo un’ora e mezza di terribili colpi dall’una e dall’altra parte, entrambi i cavalieri temono per l’esito dello scontro e desidererebbero, se non ci fosse il loro onore in gioco, interrompere il combattimento. Giunge la notte e, ormai sfiniti, nessuno dei due riesce più a tenere in mano la spada e viene così deciso di rimandare la contesa al giorno successivo.
Rinaldo conduce con sé il rivale al suo padiglione, dove lo aspetta il suo seguito, per offrirgli ristoro. Il cavaliere misterioso è Guidon Selvaggio ed i due cavalieri, fratelli, finiscono quindi per abbracciarsi amorevolmente. Il valoroso ragazzo si unisce agli altri della sua stirpe e tutti insieme riprendono il giorno dopo il viaggio verso Parigi.

Il gruppo di cavalieri incontra a poca distanza da Parigi anche Grifone, Aquilante e Sansonetto, impegnati in una discussione con una donna, Fiordiligi, triste e molto bella. I due fratelli, nonostante le precedenti contese, salutano amichevolmente Rinaldo e si uniscono, insieme a Sansonetto, al gruppo di cavalieri.

La donna, riconosciuto Rinaldo, gli racconta della pazzia del cugino Orlando, del fatto che gli era stata rubata la spada Durindana ed il destriero Brigliadoro, del fatto che correva nudo per il mondo, dello scontro che aveva avuto con Rodomonte ed infine del fatto che era ora re Gradasso ad essere in possesso della sua terribile spada. Rinaldo rimane scosso dal racconto della donna e decide di fare tutto il possibile per fare rinsavire il cugino, non prima però di avere liberato re Carlo dall’assedio.
Viene deciso di muovere battaglia nella notte ed il gruppo di cavalieri si ripara quindi in un bosco.

Giunto il momento dell’assalto, al grido di “Rinaldo e Montalbano” i cavalieri cristiani fanno una strage nell’accampamento dell’esercito pagano. Re Carlo aveva saputo delle intenzioni del paladino e fa trovare pronti i suoi soldati e paladini, tra i quali Brandimarte, che veduta Firodiligi, corre subito ad abbracciarla.
La donna gli racconta subito quanto aveva visto e saputo riguardo ad Orlando, e Brandimarte, che ama il conte come fosse suo fratello o suo figlio, subito si mette in viaggio con l’amata alla ricerca del cavaliere furioso. Giungono al ponte di Rodomonte ed il pagano chiede subito al cavaliere cristiano di togliersi le armi minacciandolo di doverlo altrimenti fare con la forza. Brandimarte non risponde alla provocazione e lancia subito il suo cavallo Batoldo contro l’avversario.
Lo scontro tra i due sfidanti avviene sul ponte ed è talmente duro che entrambi finiscono nel fiume sottostante. Rodomonte, abituato a quella situazione, sa che via prendere ed esce subito sulla riva, Brandimarte finisce invece sottosopra con il proprio cavallo ed è trasportato dalla corrente. Le preghiere di Fiordiligi convincono Rodomonte a soccorrere il cristiano per salvargli la vita, a costo delle sue armi e della perdita della libertà.
Fiordiligi si allontana quindi alla ricerca di un valoroso cavaliere al quale chiedere aiuto per liberare l’amato. Incontrerà infine un cavaliere riccamente adornato.

Tornando a Parigi, re Agramante, svegliato da un suo cavaliere, accetta il consiglio di re Marsilio e di Sobrino e scappa dall’accampamento per raggiungere la città  di Arles insieme a ventimila suoi soldati ed a Ruggiero, trasportato ancora malfermo su di un cavallo e poi su una nave.
Il numero di pagani uccisi da Rinaldo e dagli altri cristiani è immenso. Anche Malagigi contribuisce alla vittoria, molti sono gli avversari messi in fuga dagli spiriti che evoca con la sua magia.
Centomila saraceni complessivamente cercarono di sfuggire al massacro di quella notte, ma molti di loro troveranno comunque la morte. Solo re Gradasso rimane sul campo di battaglia, tanto è il suo desiderio di conquistare anche Baiardo, il cavallo di Rinaldo, avendo già Durindana, la spada di Orlando.
Il pagano ed il cristiano si erano già dati appuntamento in passato per sostenere quel duello, un incantesimo di Malagigi aveva però allontanato Rinaldo ed il paladino era stato poi sempre ritenuto un codardo da re Gradasso. Il saraceno raggiunge ora il paladino e subito gli rinfaccia di non essersi in precedenza presentato. Rinaldo spiega la sua storia e chiama anche Malagigi a testimoniare, poi entrambi i guerrieri fissano un nuovo appuntamento per il giorno successivo presso una fontana.
La mattina dopo entrambi i cavalieri si presentano per sostenere il combattimento.

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