Riassunto canto 32 (XXXII) del poema Orlando Furioso

Re Agramante giunge nella città di Arles e subito riorganizza l’esercito facendo arruolare nuovi guerrieri in Europa ed in Africa. Tenta anche di convincere Rodomonte a ri-schierarsi dalla sua parte ma con esito negativo.
Marfisa invece, sentita la notizia della strage di quella notte ed abbandonata l’intenzione di uccidere Brunello (nessuno era venuto da lei per cercare di salvarlo e la donna quindi, non aveva più voluto sporcarsi le mani con del sangue tanto vile), corre subito in soccorso dell’esercito saraceno portandosi dietro il prigioniero. Su richiesta di Agramante, Brunello verrà comunque impiccato dal boia, senza che Ruggiero, costretto a letto dalle ferite subite, possa fare nulla per salvarlo.

Nel frattempo Bradamante, a Montalbano, aspetta invano l’arrivo di Ruggiero. I venti giorni, dati dal cavaliere come termine per la sua partenza da Parigi, passano lentissimi. La donna passa ogni notte insonne ed ogni giorno di guardia alla città, nella speranza che l’amato stia per arrivare.
Infine, oltre alla gelosia causata da Marfisa, Bradamante inizia ad essere anche tormentata dal pensiero che Ruggiero non la ami più e che Melissa e Merlino si siano presi gioco di lei con le loro previsioni di un futuro felice. Nonostante questi tormenti, Bradamante ha ancora speranza che le promesse di Ruggiero siano vere.

Giunge però presso il suo castello un cavaliere scappato dall’accampamento saraceno, dove era stato a lungo come prigioniero, e le racconta, oltre alle vicende reali di Ruggiero, del fatto che, ferito da Mandircardo, era impossibilitato a muoversi. Le dicerie avevano iniziato a circolare per l’esercito pagano: Marfisa e Ruggiero si amavano, erano ormai inseparabili ed il loro matrimonio si sarebbe dovuto svolgere a breve.
Anche l’ultima goccia di speranza svanisce nel cuore di Bradamante, che ritiene ormai Ruggiero un infedele e vuole ora solo morire. Decide però infine di partire e di unirsi nuovamente all’esercito cristiano, per vendicarsi di Marfisa e trovare la morte per mano dello stesso Ruggiero.
Bradamante indossa una veste del colore delle foglie recise e con ricamati sopra dei cipressi spezzati, così da manifestare il proprio desiderio di morte. Prende quindi il cavallo Rabicano e la lancia incantata di Astolfo, che disarciona chiunque tocchi, e si avvia verso il campo saraceno presso Parigi senza sapere che era ormai passato nelle mani dei cristiani.

Incontra durante il suo viaggio un donna che monta un cavallo con attaccato all’arcione uno scudo, tre cavalieri al suo fianco ed al seguito una lunga schiera di donne e scudieri. Bradamante viene a sapere che si tratta di una messaggera della bellissima regina d’Islanda, mandata da re Carlo per fargli dono di quello scudo, da destinare al più valoroso dei cavalieri cristiani.
I tre cavalieri al suo fianco, i re di Svezia, di Norvegia e dell’isola di Gotland, avevano già fatto prova del loro valore con il desiderio di avere in sposa la regina, ma lei, volendo come marito solo l’uomo più valoroso al mondo, aveva deciso di metterli un’ultima volta alla prova: sarà suo sposo solo chi riporterà in Islanda lo scudo che Carlo Magno consegnerà al cavaliere più valoroso che conosca.

Bradamante è presa dal suo tormento per Ruggiero, non guida il cavallo, ma si lascia al contrario guidare da lui. Giunta ormai la notte, la donna chiede ad un pastore un consiglio su dove poter alloggiare e le viene indicato, come luogo più vicino, il castello di Tristano. Chi viene ospitato in quella dimora deve necessariamente proteggere la propria stanza contro ogni altro cavaliere che si presenti dopo di lui per averla; così se un cavaliere trova la stanza già occupata, per averla dovrà necessariamente conquistarla con la lancia. Nel caso delle donne, è invece la loro bellezza a decidere a chi spetti la stanza.
Bradamante giunge al castello, dice di voler una stanza e sfida così i tre cavalieri che la occupano in quel momento. Sono i tre re al seguito della messaggera mandata dalla regina di Islanda per consegnare lo scudo a re Carlo. Bradamante si lancia al combattimento e li disarciona uno dopo l’altro, entra poi nel castello, dopo aver giurato di difendere la stanza contro ogni altro cavaliere, e viene invitata dalla messaggera della regina d’Islanda vicino al fuoco.
Bradamante si toglie infine l’elmo è mostra a tutti la sua femminilità, chiede quindi all’oste quale sia l’origine di quella regola che ha dovuto e deve ancora rispettare.

Al tempo in cui il re di Francia era stato Fieramonte, quel castello era stato abitato dal figlio del re, Clodione, dalla sua bellissima amata e da dieci valorosi cavalieri. Giunse un giorno in quel posto Tristano, in compagnia di una donna, e chiese di poter essere ospitato. Clodione, geloso per la sua bellissima amante, rispose però con un rifiuto. Il valoroso cavaliere, indispettito, decise quindi di sfidare il figlio del re ed i suoi dieci cavalieri per ottenere con la forza ciò che non aveva potuto ottenere con le preghiere, e mise anche come condizione che in caso di vittoria avrebbe potuto lui solo stare in quella dimora.
Tristano sconfisse tutti i rivali e prese possesso del castello.

Clodione pregò il cavaliere di ridargli la sua bellissima compagna, ma Tristano, per vendicarsi dei torti subiti, rispose che un donna tanto bella meritava di stare con il cavaliere più valoroso e gli offrì invece in cambio la sua compagna di minore bellezza.
Il giorno dopo Tristano, consapevole che era stato l’amore la causa di tutto, lasciò subito il castello e riconsegnò anche la bellissima donna al suo amato.
Anche Clodiano lasciò quel castello e ci mise a guardia un cavaliere con il compito di fare rispettare quella regola a chiunque chiedesse ospitalità.

Viene servita la cena nel castello, ma il padrone del castello, deciso a fare rispettare la regola fino in fondo, comunica alla messaggera della regina d’Islanda che deve lasciare la dimora, in quanto meno bella di Bradamante, altra ospite. Bradamante interviene però in difesa della donna dicendo di essersi meritata la stanza come cavaliere, non come donna, e di non dover quindi competere con l’altra per bellezza. La minaccia finale di sfidare chiunque sia contrario alla sua opinione, fa stare quieto il padrone del castello e la messaggera può quindi rimanere.

La cena può finalmente avere luogo e, una volta terminata, gli ospiti rimangono nel salone ad ammirare i dipinti che ne rivestono le mura.

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