Introduzione a LE OCCASIONI di Eugenio Montale

La struttura dell’opera. I circa 50 testi che costituiscono le Occasioni furono scritti da Eugenio Montale tra il 1926 e il 1939, anno di pubblicazione della raccolta. La suddivisione in quattro sezioni e un testo a mo’ di introduzione (Il balcone) ne rendono la struttura molto simile a quella degli Ossi di seppia. Gli “istanti…

LE LEGGI DEL NOSTRO AMORE di Valentina Canale Parola

Ho sempre amato la giustizia: già da bambina, infatti, mi vedevo proiettata in uno studio legale di gran fama, agli ultimi piani di un vistoso grattacielo vetrato.
All’età di sei anni, mentre tutte le mie coetanee seguivano serie interminabili di cartoni animati, io avevo appuntamento fisso con un particolare programma in cui erano svolte diverse cause giudiziarie: guardavo con gusto i battibecchi tra i due contendenti che, con sorrisini alternati e insignificanti battutine, cercavano di accaparrarsi la simpatia del pubblico come se fossero gli spettatori a decretare la sentenza al posto del giudice. Crescevo e mentre le ragazzine seguivano le vicende amorose di viziati divi hollywoodiani, io ero ossessionata da un telefilm in cui una giovane donna, da poco diventata avvocato, alternava le intense giornate passate in un’aula di tribunale all’amore frastornato con una sua vecchia fiamma: ovviamente, non ero interessata molto alla sua storia d’amore anzi, non m’interessava proprio…

IL CACCIATORE DEL BUIO di Donato Carrisi

.. Poi lui le posò una mano sulla guancia e lei capì che era giunto il momento. Si staccò da lui, sicura che Giorgio si sarebbe chiesto il perchè, forse immaginando un ripensamento. Stava per dirgli quel “ti amo” che aveva trattenuto per tutta la giornata. Ma invece di badare a lei, Giorgio si voltò lentamente verso il parabrezza. Quel gesto la punse nell’orgoglio, come se improvvisamente lei non meritasse la sua totale attenzione. Avrebbe voluto chiedergli spiegazioni, ma si frenò. c’era stupore interrogativo nello sguardo di Giorgio. Allora anche Diana si voltò.
In piedi, davanti alcofano, c’era qualcuno. E li stava fissando.

VEXILLA REGIS di Luigi Pirandello | Testo e riassunto

Uscito? Così per tempo? E perché? La signorina Alvina Lander, tanto alta di statura, quanto nel corpo magra; lunga di gambe e le braccia ossute, ciondoloni; l’enorme volume dei capelli ritinti d’un color d’oro scialbo e cascanti su gli orecchi, su la fronte e, in neglette trecce, su la nuca; picchiò con le grosse nocche su un uscio del corridojo in penombra e attese, abbassando le palpebre su i vivi occhietti ceruli mobilissimi.
Per infermità di molti anni era insordita, e per questa cagione potentissima; benché non fosse questa sola. Ce n’erano altre, ciascuna delle quali avrebbe potuto fare più che infelice una donna, non che tutte insieme, com’ella spesso soleva esporre all’avvocato Mario Furri, della cui figliuola Lauretta era da tredici anni governante.

CARBONE di Giacomo Marcou e Leonardo Corsini

“Non puoi restare qui, te ne devi andare, io non ne posso più di queste storie!”: le parole gridate da sua madre gli rimbalzavano nel cervello, provocandogli una lieve fitta alla nuca che faceva da eco al dolore della mano sinistra ogni volta che tirava la frizione. Sentiva la resistenza del vento sul petto e dentro il giubbotto di pelle nera avvertiva l’accelerare dei battiti cardiaci ogni volta che ripensava alla furiosa lite con suo padre. Eric odiava quell’uomo, di lui non riusciva più a tollerare neanche il minimo gesto. Trovava insopportabile persino la sua corporatura, la sua pancia, cresciuta esageratamente negli ultimi tre anni, il suo modo di camminare, il suo modo di atteggiarsi a divo, il suo puzzo di piedi ogni volta che, toltosi le scarpe e lasciatosi cadere sul divano di fronte al televisore, diffondeva appoggiando goffamente i talloni sul tavolino da fumo.

LA SIGNORA FROLA E IL SIGNOR PONZA, SUO GENERO di Luigi Pirandello | Testo e riassunto

Ma insomma, ve lo figurate? c’è da ammattire sul serio tutti quanti a non poter sapere chi tra i due sia il pazzo, se questa signora Frola o questo signor Ponza, suo genero. Cose che càpitano soltanto a Valdana, città disgraziata, calamìta di tutti i forestieri eccentrici!
Pazza lei o pazzo lui; non c’è via di mezzo: uno dei due dev’esser pazzo per forza. Perché si tratta niente meno che di questo… Ma no, è meglio esporre prima con ordine.

IL FU MATTIA PASCAL di Luigi Pirandello

Una delle poche cose, anzi forse la sola ch’io sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal. E me ne approfittavo. Ogni qual volta qualcuno de’ miei amici o conoscenti dimostrava d’aver perduto il senno fino al punto di venire da me per qualche consiglio o suggerimento, mi stringevo nelle spalle, socchiudevo gli occhi e gli rispondevo:
— Io mi chiamo Mattia Pascal.
— Grazie, caro. Questo lo so.
— E ti par poco?
Non pareva molto, per dir la verità, neanche a me. Ma ignoravo allora che cosa volesse dire il non sapere neppur questo, il non poter più rispondere, cioè, come prima, all’occorrenza:
— Io mi chiamo Mattia Pascal.

MI SPOSO A NEW YORK di Cassandra Rocca

“I preparativi per le nozze ti stanno stressando troppo?”, chiese Clover. “Vuoi una mano?”.
Già. Le nozze. A volte stentava a ricordare di essere ufficialmente fidanzata da circa un mese…
“No, mancano ancora sei settimane ed è tutto sotto controllo. Il lato positivo di celebrare due matrimoni in uno è che l’altra coppia si occuperà di quasi tutti i dettagli al posto mio”. Liberty avvertì, più che sentire realmente, il borbottio indistinto di Clover, e le rivolse un’occhiata divertita. “E ora che c’è?”

IL TRENO HA FISCHIATO di Luigi Pirandello | Testo e riassunto

Farneticava. Principio di febbre cerebrale, avevano detto i medici; e lo ripetevano tutti i compagni d’ufficio, che ritornavano a due, a tre, dall’ospizio, ov’erano stati a visitarlo.
Pareva provassero un gusto particolare a darne l’annunzio coi termini scientifici, appresi or ora dai medici, a qualche collega ritardatario che incontravano per via:
– Frenesia, frenesia.
– Encefalite.
– Infiammazione della membrana.
– Febbre cerebrale.

TRENT’ANNI… E LI DIMOSTRO di Amabile Giusti

La ragazza ha un culo che assomiglia a un mandolino di teak, e indossa uni spaghetto di seta maculata che spaccia per mutanda.
Sta rovistando nel frigo, tra un pezzo di formaggio non proprio fresco e un grappolo di pomodori, a caccia di una lattina di birra incollata alla parete rivestita di brina.
La fisso, e mi trema una palpebra per la rabbia.