In quell’umile cameretta di prete piena di luce e di pace, coi vecchi mattoni di Valenza che qua e là avevano perduto lo smalto e sui quali si allungava quieto e vaporante in un pulviscolo d’oro il rettangolo di sole della finestra con l’ombra precisa delle tendine trapunte e lí come stampate e perfino quella della gabbiola verde che pendeva dal palchetto col canarino che vi saltellava dentro, un odore di pane tratto ora dal forno giú nel cortiletto era venuto ad alitare caldo e a fondersi con quello umido dell’incenso della chiesetta vicina e quello acuto dei mazzetti di spigo tra la biancheria dell’antico canterano.
Autori famosi
LA REALTA’ DEL SOGNO di Luigi Pirandello | Testo
Tutto ciò che egli diceva, pareva avesse lo stesso valore incontestabile della sua bellezza; che, non potendosi mettere in dubbio che fosse un bellissimo uomo, ma proprio bello tutto, non potesse parimenti esser mai contraddetto in nulla.
E non capiva niente, proprio non capiva niente di quanto avveniva in lei!
ACQUA AMARA di Luigi Pirandello | Testo
Poca gente, quella mattina, nel parco attorno alle Terme. La stagione balneare era ormai per finire.
In due sediletti vicini, in un crocicchio sotto gli alti platani, stavano un giovanotto pallido, anzi giallo, magro da far pietà dentro l’abito nuovo, chiaro, le cui pieghe, per esser troppo ampio, ancora fresche della stiratura, cascavano tutte a zig-zag, e un omaccione su la cinquantina, con un abituccio di teletta tutto raggrinzito dove la pinguedine enorme non lo stirava fino a farlo scoppiare, e un vecchio panama sformato sul testone raso.
ACQUA E Lì di Luigi Pirandello | Testo
Vi ricordate di Milocca, beato paese, dove non c’è pericolo che la civiltà debba un giorno o l’altro arrivare, guardato com’è dai suoi sapientissimi amministratori? Prevedono costoro, dai continui progressi della scienza, nuove e sempre maggiori scoperte, e lasciano intanto Milocca senz’acqua e senza strade e senza luce. Vi ricordate?
IL PIPISTRELLO di Luigi Pirandello | testo
Tutto bene. La commedia, niente di nuovo, che potesse irritare o frastornare gli spettatori. E congegnata con bell’industria d’effetti. Un gran prelato tra i personaggi, una rossa Eminenza che ospita in casa una cognata vedova e povera, di cui in gioventù, prima d’avviarsi per la carriera ecclesiastica, era stato innamorato. Una figliuola della vedova, già in età da marito, che Sua Eminenza vorrebbe sposare a un giovine suo protetto, cresciutogli in casa fin da bambino, apparentemente figlio di un suo vecchio segretario, ma in realtà…
IL NIDO di Luigi Pirandello |Testo
Attorno alla testina bionda della gracile e dolce bambina che gli sedeva a fianco, intenta a guardar fuori, per il finestrino della vettura chiusa, Ercole Orgera, assorto, avvolgeva come un ideal nimbo di pensieri e, carezzandole con mano lieve i capelli aurei, morbidissimi, un po’ ricciutelli su la nuca scoperta, considerava la sua vita infelicissima e l’avvenire di lei, fiorellino innocente, nascosto, che sbocciava or ora alla vita!
CERTI OBBLIGHI di Luigi Pirandello | Testo
Quando la civiltà, ancora in ritardo, condanna un uomo a portare una lunga scala in collo da un lampione all’altro e a salire e a scendere questa scala a ogni lampione tre volte al giorno, la mattina per spengerlo, il dopo pranzo per rigovernarlo, la sera per accenderlo; quest’uomo, per forza, quantunque duro di mente e dedito al vino, deve contrarre la cattiva abitudine di ragionar con se stesso, assorgendo anche a considerazioni alte per lo meno quanto quella sua scala.
IN CORPORE VILI di Luigi Pirandello | Testo
Cosimino, il sagrestano di Santa Maria Nuova, teneva di guardia i suoi tre marmocchi ai tre mercati della città, che corressero subito subito a chiamarlo, scorgendo da lontano quella zoppaccia della Sgriscia, la vecchia serva di don Ravanà.
Dal mercato del pesce accorse quella mattina il terzo figliuolo, tutto trafelato:
— La Sgriscia, papà! la Sgriscia! la Sgriscia!
COLLOQUII COI PERSONAGGI II di Luigi Pirandello | Testo
LO SCALDINO di Luigi Pirandello | Testo
Quei lecci neri piantati in doppia fila intorno alla vasta piazza rettangolare, se d’estate per far ombra, d’inverno perché servivano? Per rovesciare addosso ai passanti, dopo la pioggia, l’acqua rimasta tra le fronde, a ogni scosserella di vento. E anche per imporrire di piú il povero chiosco di Papa–re, servivano.
Ma senza questo male, del resto riparabile, ch’essi cagionavano d’inverno, sarebbero stati poi un bene, un refrigerio d’estate? No. E dunque? Dunque l’uomo, se qualche cosa gli va bene, se la prende senza ringraziar nessuno, come se ci avesse diritto; poco poco, invece, che gli vada male, s’inquieta e strilla.