Riassunto canto 28 (XXVIII) del poema Orlando Furioso

L’oste che ospita Rodomonte racconta una storia che gli era stata riferita da un viaggiatore per convincerlo di quanto siano rare le donne fedeli.

Astolfo, re dei Longobardi, era in gioventù molto bello. La sua bellezza veniva sempre molto lodata dagli altri, ma ancor di più era lo stesso Astolfo a lodarsi ed a credere di non poter avere eguali. Un giorno il cavaliere romano Fausto disse al re che l’unico che poteva competere con lui in bellezza, se non addirittura batterlo, era suo fratello Giocondo.
Astolfo, incredulo, convinse il cavaliere a fare di tutto per condurre Giocondo presso la sua corte, così da poterlo conoscere. La più grande difficoltà che Fausto disse al re di dover superare, era lo smisurato amore tra il fratello e la sua moglie, che li faceva stare sempre insieme.
Il cavaliere riuscì a convincere la moglie di Giocondo a fare andare il marito a Pavia dal re Longobardo. Le notti ed i giorni prima della partenza la donna si mostrò disperata, diceva di non riuscire a vivere senza di lui neanche per un giorno, e non riusciva più a mangiare né a dormire. Il giorno prima di salutarsi la donna regalò anche al marito un sua collanina, pregandolo di portarla sempre con sé come suo ricordo.
Iniziato da poco il viaggio verso Pavia, Giocondo si rese però conto di aver dimenticato sotto il cuscino il dono della moglie e decise quindi di ritornare a Roma a riprenderlo. Trovò così la moglie a letto addormentata tra le braccia di un loro garzone. Inizialmente il giovane pensò di ucciderli entrambi, ma poi, tanto era l’amore per la donna, non poté fare altro che riprendere la collanina in silenzio, senza svegliarli, e ripartire.
Da quel momento Giocondo non riuscì più a dormire, né a mangiare ed iniziò anche ad ammalarsi, tanto che la sua bellezza, quando giunsero finalmente a Pavia, era ormai svanita. Il re Astolfo fece di tutto per fare riprendere il giovane, ma senza successo.
Un giorno però, guardando attraverso un fessura nel muro della sua stanza, Giocondo vide la moglie del re sottomessa ai piaceri di un orribile nano, e assistette allo spettacolo per tutti i giorni successivi. Iniziò infine a vedere sotto un altro punto di vista il proprio male (l’infedeltà era propria delle donne, non era quindi il solo a subirla ed almeno la sua donna non era andata a letto con un mostro), ricominciò a mangiare, a dormire e si riprese indietro tutta la propria bellezza.
Il re volle sapere le ragioni di quella sua improvvisa guarigione e Giocondo, dopo avergli fatto giurare di rinunciare a qualsiasi vendetta, gliele mostrò attraverso la fessura presente nella sua stanza. Dopo un primo momento d’ira, Astolfo chiese consiglio al giovane su come comportarsi ora. Giocondo propose di andare in giro per il mondo a fare alle mogli di altri ciò che il nano ed il garzone avevano fatto alle loro, così da testare la fedeltà delle donne e vedere se ci fossero altri uomini a fargli compagnia. Astolfo e Giocondo si misero quindi in viaggio poche ore dopo.
Dopo un pò di tempo passato da una donna all’altra, i due decisero infine di trovarne una sola, fissa, che possa piacere ad entrambi, pensando di soddisfare così anche la natura infedele della donna. La ragazza scelta fu Fiammetta, figlia di un albergatore di Valenza.
Nell’albergo in cui si fermarono però subito dopo esser partiti da Valenza, Fiammetta incontrò un ragazzo, Greco, da sempre innamorato di lei e che la pregò di soddisfare la sua passione amorosa. Vedendolo tanto soffrire, lei accettò e lo invitò la notte nella sua camera, dove dormiva in un unico letto insieme ad Astolfo e Giocondo. Il ragazzo le fece visita e sfogò quindi con lei la sua passione amorosa per tutta la notte.
Il giorno dopo, avendo capito che qualcuno si era divertito tutta la notte con Fiammetta, Astolfo e Giocondo, pensando l’uno che fosse stato l’altro, cominciarono a prendersi in giro, ma il continuo negare dall’una e dall’altra parte ed il conseguente credere che l’uno e l’altro mentisse, li fece alla  fine litigare. Venne chiesto a Fiammetta di esporre la verità e lei subito fece il nome di Greco. I due uomini, passato il primo momento di incredulità, cominciarono poi a ridere fino a sentire male al petto e capirono quindi di aver avuto l’ultima e la più convincente prova dell’infedeltà femminile.
Dopo aver dato in sposa Fiammetta a Greco, tornarono infine dalle loro mogli con il cuore più leggero.

Terminata la storia, l’oste riceve l’approvazione di Rodomonte ma anche i rimproveri di un vecchio. L’uomo sostiene che quella cattiveria era il frutto di una esperienza negativa vissuta in prima persone. L’ira aveva fatto divenire una malattia la colpa di una sola donna, quando invece, nella realtà, sono gli uomini a cadere più facilmente in tentazione.
Rodomonte non vuole però sentire queste verità e zittisce subito il vecchio con minacce.

Il cavaliere saraceno passa una notte agitata. Il giorno dopo parte per mare, per poi decidere di proseguire nuovamente a cavallo, visto che anche su una nave il suo animo continuava ad essere tormentato.
Giunge infine presso un villaggio abbandonato dai suoi abitanti a causa della minaccia saracena, e prende alloggio in una chiesetta. Abbandonata l’idea di ritornare ad Algieri, Rodomonte decide quindi di rimanere a vivere lì.

Passano un giorno da quello stesso villaggio Isabella ed il monaco che l’aveva salvata dal suicidio, diretti al monastero di Provenza, e con al seguito il corpo morto di Zerbino. La donna è ancora disperata per la perdita del proprio amato, ma nonostante ciò è ancora dotata di una bellezza sufficiente ad attirare l’attenzione del saraceno, che subito abbandona le preoccupazioni e decide di concentrare tutto il suo amore su di lei.
Saputa la storia della donna e la sua decisione di chiudersi nel monastero (aveva fatto voto di castità), Rodomonte cerca di persuadere Isabella ad abbandonare il proposito, dicendo che la sua scelta equivaleva a sotterrare un tesoro. Il monaco cerca di venire in aiuto alla donna, ma finisce con l’accendere d’ira il guerriero e viene subito aggredito.

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