Ruggiero, in sella al cavallo volante, l’Ippogrifo, aveva raggiunto l’isola di Ebuda. Utilizzando lo scudo incantato del mago Atlante, era riusciuto a fare perdere i sensi all’orca ed a salvare così Angelica, incatenata nuda su di uno scoglio per essere sacrificata al mostro. Il cavaliere aveva ripreso poi il volo con in sella la bella donna.
Raggiunta la Bretagna, Ruggiero fa atterrare il cavallo e gli fa quindi ritirare le penne. Una penna rimane però distesa..
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Quivi il bramoso cavallier ritenne
l’audace corso, e nel pratel discese;
e fe’ raccorre al suo destrier le penne,
ma non a tal che più le avea distese.
Del destrier sceso, a pena si ritenne
di salir altri; ma tennel l’arnese:
l’arnese il tenne, che bisognò trarre,
e contra il suo disir messe le sbarre.
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Frettoloso, or da questo or da quel canto
confusamente l’arme si levava.
Non gli parve altra volta mai star tanto;
che s’un laccio sciogliea, dui n’annodava.
Ma troppo è lungo ormai, Signor, il canto,
e forse ch’anco l’ascoltar vi grava:
sì ch’io differirò l’istoria mia
in altro tempo che più grata sia.
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Giunto in Bretagna il voglioso cavaliere interruppe
il suo coraggioso viaggio e discese in un praticello;
fece raccogliere le penne al suo destriero alato,
ma senza riuscire a farsì che non ne avesse più nessuna distesa.
Sceso dal cavallo, a fatica si trattenne
dal montarne altri; lo trattenne solo l’armatura:
l’armatura lo trattenne, che doveva essere assolutamente tolta,
e mise una sbarra, un ostacolo contro il suo desiderio.
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Preso dalla fretta, ora dall’una ed ora dall’altra parte
si toglieva confusamente l’armatura.
Nessun’altra volta gli sembrò di metterci così tanto;
se sglioglieva un laccio, due ne annodava.
Ma è ormai troppo lungo, Signor Ippolito, questo canto,
e forse vi pesa anche l’ascoltare:
rimanderò allora la mia storia
ad un altro momento, quanto vi potrà essere più gradita.