Il tema della Religione nel romanzo I Promessi Sposi

Il tema della religione è uno dei temi principali e sicuramente quello più ricorrente all’interno del romanzo I Promessi Sposi. Lo stesso Alessandro Manzoni espone espressamente la sua chiave di lettura in due differenti passaggi dell’opera.

La prima chiave di lettura viene fornita nel Capitolo X, che tratta la storia di Gertrude, la monaca di Monza.
È una delle facoltà singolari e incomunicabili della religione cristiana, il poter indirizzare e consolare chiunque, in qualsivoglia congiuntura, a qualsivoglia termine, ricorra ad essa. Se al passato c’è rimedio, essa lo prescrive, lo somministra, dà lume e vigore per metterlo in opera, a qualunque costo; se non c’è, essa dà il modo di far realmente e in effetto, ciò che si dice in proverbio, di necessita virtù. La religione cristiana ha la capacità di indirizzare e consolare chiunque si rivolga ad essa in un momento di difficoltà personale e di smarrimento spirituale.

Questo aspetto della religione è filo conduttore, sia nel bene che nel male, della storia di diversi personaggi del romanzo.
Nel bene: padre Cristoforo e l’Innominato che grazie alla religione hanno reindirizzato la loro vita, trovando anche consolazione al peso dei gravi peccati commessi.
Nel male: Gertrude, che non è riuscita mai ad accettare la propria condizione di monaca, ma ha anzi aggiunto malvagità alla malvagità subita e ne pagherà poi le conseguenze, e Don Rodrigo, che rimarrà malvagio fino alla fine e poi, ammalatosi di peste, morirà senza avere la possibilità di pentirsi.

La seconda chiave di lettura viene fornita nel Capitolo XXXVIII, l’ultimo dell’opera, ed è compresa nella famosa morale del romanzo.
i guai vengono bensì spesso, perché ci si è dato cagione; ma che la condotta più cauta e più innocente non basta a tenerli lontani; e che quando vengono, o per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce, e li rende utili per una vita migliore. La religione ha la capacità di essere d’aiuto al fedele nei momenti di difficoltà, riducendo la gravità dei guai della vita e trasformandoli anzi in occasioni di miglioramento personale.
In questo caso, tale virtù è in bene il filo conduttore delle diverse avventure vissute dai personaggi principali dell’opera, Renzo e Lucia.