Riassunto canto 37 (XXXVII) del poema Orlando Furioso

Ruggiero sta per ripartire in sella al proprio destriero, quando il suono di un pianto richiama l’attenzione sua e delle due donne, Marfisa e Bradamante.
I tre cavalieri si recano là dove proviene quel lamento ed incontrano così tre donne, alle quali era stata tagliata la gonna fino all’ombelico, e che quindi stanno sedute a terra per nascondere le loro nudità. Bradamante riconosce subito Ullania e due delle donne al suo seguito. La donna le racconta che era stata così umiliata dagli abitanti di un castello vicino, e dice anche di non sapere ormai più nulla dei tre re e dello scudo d’oro che avrebbe dovuto consegnare a re Carlo.
Senza aspettare di ricevere la richiesta d’aiuto, i tre cavalieri donano le loro sopravesti alle tre donne, ognuno se ne prende una in sella, e si avviano quindi verso il castello indicato da Ullania.

La sera, Ruggiero, Marfisa, Bradamante e le tre donne al seguito alloggiano in un villaggio posto presso una collina e completamente abitato da donne. Ruggiero domanda ad una di loro il perché di quella situazione e gli viene quindi data la spiegazione.

Il loro signore, Marganorre, di statura e di forza fuori dal normale, aveva in odio il sesso femminile e le aveva perciò esiliate da ormai due anni al confine dei suoi possedimenti. Ai loro mariti, loro figli, loro fratelli o padri era stato anche impedito di andarle a trovare. Chiunque capitasse al suo castello veniva inoltre sempre gravemente punito ed umiliato, molte volte anche ucciso.
La donna prosegue oltre raccontando anche i fatti che hanno portato all’istituzione di quella crudele usanza.

Marganorre aveva sempre tenuto nascosto il proprio animo crudele finché erano stati in vita i suoi due figli, Cilandro e Tanacro, molto cortesi ed ospitali verso chiunque passasse per quella terra.
Un giorno però capitò nel loro castello un cavaliere accompagnato da una bellissima dama. Cilandro si innamorò a tal punto della donna da scordare ogni regola di cortesia, tentò di entrarne in possesso ponendo un agguato all’ospite e venne così da lui ucciso.
La presenza di Tanarco riuscì comunque a tenere ancora a bada la crudeltà di Marganorre. Le regole di buona ospitalità continuarono quindi ad essere ancora rispettate in quelle terre.

Lo stesso anno giunse però da loro anche un barone, di nome Olindro, accompagnato dalla sua bellissima sposa, di nome Drusilla.
Tanacro cadde nello stesso errore del fratello, se ne innamorò e cercò di impossessarsene con la forza. Per non rischiare di fare la stessa fine di Cilandro, tese però l’agguato al barone in compagnia di altri venti uomini armati.
Olindro venne ucciso. Drusilla cercò di uccidersi lanciandosi da una rupe, ma non riuscì nel suo intento. Venne quindi fatta prigioniera da Tanacro e condotta al castello di Marganorre.

Il ragazzo si prese cura della donna, aveva intenzione di farla guarire per poi sposarla. Fece di tutto per ottenere il suo perdono, ma tanto più si affaticò nel tentativo di farla innamorare di sé, tanto più lei lo odiò e rimase ferma nel suo voler dargli la morte.
Drusilla capì di poter riuscire a vendicare la morte del marito solo con l’inganno, decise quindi infine di fingere amore verso il giovane e di volere anch’essa il matrimonio. Come condizione chiese però che la cerimonia si svolgesse secondo le usanze del suo paese, da lei inventate per l’occasione. Il matrimonio si sarebbe dovuto celebrare nel luogo dove si trovava il marito defunto. Un sacerdote avrebbe dovuto celebrare una messa a suffragio del morto, terminata la quale entrambi gli sposi avrebbe dovuto bere del liquore da uno stesso calice.
Tanacro accettò la condizione e Drusilla fece quindi preparare la bevanda avvelenata ad una vecchia del suo seguito, finita anch’essa prigioniera.

Giunto finalmente il giorno del matrimonio, al termine della cerimonia in memoria di Olindro, il sacerdote pose il calice nelle mani della donna, che bevve un sorso del liquore avvelenato e fece bere il resto a Tanacro. Il ragazzo aprì le braccia per accogliere la donna, lei lo allontanò piena d’ira, gli confessò di averlo avvelenato, lo maledisse e chiese infine perdono al marito per non essere riuscita a dare peggiore punizione al suo assassino. Morì subito dopo, non prima di aver visto morire Tanacro.

Marganorre, rimasto con il corpo privo di vita del figlio tra le braccia, non riuscì più a tenere nascosta la propria crudeltà. Il tiranno si accanì con tutte le sue forze sul cadavere di Drusilla, straziandolo in ogni modo. Rivolse poi la propria furia contro le donne presenti e con la propria spada ne fece una strage.
Convinto dagli amici a non uccidere tutte le donne del paese, le fece però allontanare, tenendole in pratica prigioniere in un villaggio al confine delle sue terre. Gli uomini che tentarono di raggiungere il villaggio furono gravemente puniti, ed a volte anche uccisi.
Marganorre fece anche approvare una legge crudele. Le donne che capitavano in quella valle senza scorta armata al seguito, dovevano essere fustigate e quindi umiliate con il taglio della gonna. Le donne accompagnate da cavalieri armati dovevano essere invece uccise e la loro scorta privata delle armi e fatta prigioniera.
Infine, gli unici uomini ad essere liberati, prima di riavere la libertà, dovevano giurare il proprio odio verso il sesso femminile.

Il mattino seguente Bradamante, Marfisa e Ruggiero si preparano per raggiungere il castello e mettere fine a quella legge crudele. Giunge presso il villaggio un gruppo armato che sta portando a Marganorre la vecchia che aveva preparato il veleno per Drusilla, ed era poi riuscita a scappare. I tre cavalieri riescono a liberare la donna e la portano quindi con loro presso il castello del tiranno.

Giunti nel borgo dove regna il crudele Marganorre, i tre cavalieri vengono subito circondati. Marfisa si lancia contro il tiranno, lo lascia tramortito dopo averlo colpito alla testa con un pugno, lo lega e lo lascia quindi in custodia alla vecchia serva di Drusilla. Dopo un breve combattimento, Marfisa minaccia di dar fuoco alle case se gli abitanti non si mostrano pentiti delle loro azioni. Nessuno esita più a manifestare la propria ribellione contro le regole di Marganorre ed ognuno vuole ora vendicarsi dei torti subiti. Il tiranno viene quasi linciato dalla folla, il suo castello saccheggiato di ogni avere. A Ullania viene restituito lo scudo d’oro ed i tre re al suo seguito vengono liberati dalla prigione.
Sulla colonna che Marganorre aveva fatto erigere con incisa la sua crudele legge, viene appesa l’armatura del tiranno e viene scritta una nuova legge dettata da Marfisa. Saranno le donne a comandare nel villaggio, ogni terra e lo stesso castello sarà di loro proprietà. Inoltre, a nessuno straniero dovrà essere data ospitalità se non giura prima di essere per sempre amico delle donne e nemico dei loro nemici.

Marganorre viene consegnato ad Ullania e verrà poi buttato da una torre. Bradamante, Marfisa e Ruggiero ripartono insieme per poi separarsi ad un bivio: l’uomo prosegue il suo viaggio verso Arles, le donne verso l’accampamento cristiano.

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