
Seduto su una poltrona con lo schienale rigido e il cuscino troppo imbottito, tra il letto e la finestra, Sebastiano Filieri ansimò come se fosse lui quello in fin di vita, e non sua cognata Maria. Le parole che lei aveva appena pronunciato, nel delirio della febbre che se la stava portando via, lo aveva colpito come pugni allo stomaco, riaprendo una ferita che per otto anni si era sforzato di considerare guarita.
Ma non era guarita affatto. In fondo lo aveva sempre saputo…