Riassunto canto 20 (XX) del poema Orlando Furioso

Il ragazzo racconta loro di essere Guidon Selvaggio, di essere della stessa stirpe di Orlando e di essere arrivato in quella città, a causa di una tempesta, nel tentativo di raggiungere la Francia; uccisi i dieci cavalieri e soddisfatte le dieci donne, era stato quindi nominato re della città. Dal suo racconto si deduce in particolare che è fratello di Rinaldo e quindi cugino del duca Astolfo. Il ragazzo racconta quindi loro la storia di Alessandretta.

Quando dopo dieci anni di assedio e dopo altrettanti anni in mare, i Greci lasciarono Troia per tornare in patria, trovarono le loro case piene dei figli avuti dalle loro donne con nuovi giovani amanti. Non volendo mantenere figli non loro, i mariti mandarono i giovani a cercarsi fortuna altrove.
Uno di questi, Falanto, viene assoldato dai Cretesi, insieme agli altri giovani al suo seguito (con i quali faceva scorribande per mare), per stare a guardia di Dictea. Le donne della città subito si innamorarono dei giovani greci, che diventarono loro amanti.
Terminato l’incarico, Falanto e gli altri giovani vollero ripartire e le donne loro amanti, non essendo riuscite a trattenerli con le preghiere, decisero infine di partire con loro dopo aver sottratto dalle loro case ogni ricchezza. Giunsero così sulla spiaggia dove sorge ora Alessandretta.

I giovani greci decisero però di abbandonare poco dopo le donne, le derubarono dei loro averi e ripartirono per la Puglia, dove fondarono Taranto.
Le donne fondarono invece lì la città di Alessandretta e, per vendicarsi del torto subito dagli uomini, decisero di assaltare ogni nave costretta a raggiungere il loro porto e di uccidere tutto l’equipaggio.
Successivamente, essendosi accorte che un tale stile di vita avrebbe portato allo loro estinzione, selezionarono un gruppo ristretto di uomini come loro sposi. Per limitare il numero di uomini, istituirono anche una legge che limitava ad uno il numero di figli maschi che ogni donna poteva tenere, gli altri avrebbero dovuto essere uccisi o barattati possibilmente con altre donne.

Passando gli anni, le crudeli regole di quella società iniziarono man mano ad essere meno dure verso gli stranieri: l’assalto alle navi e la strage immediata venne sostituita dalla prigionia e dal sacrificio di un uomo ogni giorno, fino ad arrivare a quella legge che anche i cinque cavalieri sono ora costretti a rispettare.
Guidone confessa infine di preferire ormai la morte a quella prigionia, che gli impediva di mostrare al mondo il proprio valore al pari di tutti gli altri membri della sua stirpe.

Astolfo si presenta al giovane e gli dice di essere suo cugino. L’incontro non suscita però la felicità che avrebbe dovuto, perché la regola crudele che devono rispettare non porterà alla fine a nessun vincitore: se muore lui e Marfisa non supera la seconda prova, diventano tutti schiavi; muore Marfisa e lui vince, diventano tutti schiavi.
Marfisa propone al giovane di combattere fianco a fianco per fare un strage e distruggere la città. Il giovane propone invece di inviare la sua più fedele moglie, Aleria, a fare allestire una nave per la loro fuga e di fuggire quindi tutti insieme di nascosto, utilizzando le armi solo per superare eventuali intoppi. La donna accetta infine tale soluzione per non mettere a rischio la sicurezza dei compagni con un proprio gesto violento.

La nave viene allestita ed il mattino seguente i sei cavalieri partono dalla dimora di Guidon per raggiungere il porto, approfittando del fatto che tutte le donne della città si erano già riunite intorno all’arena per vedere la fine del combattimento.
Per raggiungere la nave devo però passare dalla piazza principale e appena le donne capiscono l’intenzione del loro re, subito si muovono per fermarne la fuga. Astolfo decide quindi di suonare il suo corno magico mettendo così in fuga le avversarie terrorizzate. La stessa compagnia di Astolfo, tanto valorosa e coraggiosa, non può fare altro che fuggire pallida e terrorizzata. Raggiungono fortunatamente il porto e salgono in fretta sulla nave, che subito prende il largo.

Quando Astolfo arriva sulla spiaggia la nave è già partita, non potrà pertanto fare altro che proseguire il viaggio per terra.
Gli altri cinque cavalieri giungono invece per mare a Marsiglia.

Aquilante, Grifone, Sansonetto e Guidon proseguiranno insieme il loro viaggio, trovando infine dimora nel castello di Pinabello di Maganza, che li farà suoi prigionieri approfittando del loro sonno.

Marfisa proseguirà invece da sola il proprio viaggio (dicendo che solo gli animali timorosi procedono in gruppo) ed incontrerà sul suo cammino, presso un torrente, un donna anziana, Gabrina, quella scappata dalla caverna dove Orlando era arrivato ed aveva liberato Isabella.
Marfisa prende la vecchia con sé ed incontra poi Pinabello a cavallo insieme alla sua amata, credele alla pari del conte. Questa, vedendo Gabrina, non riesce a trattenersi dal deriderla. Marfisa sfida Pinabello, lo sconfigge, fa indossare alla vecchia tutti i vestiti e gli ornamenti appartenenti alla donna amata dal cavaliere e prende infine anche il cavallo di lei.

Procedendo oltre, le due donne incontrano poi anche Zerbino, che aveva fino a quel momento inseguito invano il cavaliere colpevole di avere ferito a morte Medoro. Anche il paladino non si può trattenere dal deridere Gabrina, la cui bruttezza veniva ulteriormente esaltata da tutti gli ornamenti che ora portava.
I due cavalieri si sfidano: chi perde dovrà per sempre tenere la vecchia con sé. Zerbino viene disarcionato e vince Gabrina, che subito gli dice che a batterlo è stata una donna.

Zerbino rimonta a cavallo e riparte in compagnia della vecchia.
Il paladino si lamenta della sua triste sorte, che gli ha fatto perdere Isabella (crede sia morta in mare) per fargli trovare infine una vecchia.
Gabrina, benché Zerbino non si sia presentato e non nomini Isabella, capisce subito che il suo nuovo compagno è quel cavaliere del quale aveva tanto sentito parlare dalla ragazza. Rinfaccia però al cavaliere di essere stata da lui derisa e per questo gli dice di non volergli raccontare niente di quello che sa di Isabella; dice solo, mentendo, che è capitata nelle mani di venti uomini che hanno violato il suo corpo.
Zerbino dopo aver pregato ed anche minacciato invano la vecchia per sapere il luogo dove Isabella di trova, non può fare altro che ripartire in sua compagnia e condurla, come promesso a Marfisa, ovunque lei voglia.
Incontreranno alla fine un cavaliere.

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