CITTA’ VECCHIA di Umberto Saba | Testo, parafrasi e commento

Spesso, per ritornare alla mia casa
prendo un’oscura via di città vecchia.
Giallo in qualche pozzanghera si specchia
qualche fanale, e affollata è la strada.

Qui tra la gente che viene che va
dall’osteria alla casa o al lupanare,
dove son merci ed uomini il detrito
di un gran porto di mare,
io ritrovo, passando, l’infinito
nell’umiltà.

Qui prostituta e marinaio, il vecchio
che bestemmia, la femmina che bega,
il dragone che siede alla bottega
del friggitore,
la tumultuante giovane impazzita
d’amore,
sono tutte creature della vita
e del dolore;
s’agita in esse, come in me, il Signore.

Qui degli umili sento in compagnia
il mio pensiero farsi
più puro dove più turpe è la via.

Parafrasi:
Spesso, per ritornare a casa
prendo una strada oscura della città vecchia.
Qualche lampione si specchia in qualche pozzanghera (con luce giallognola)
e la strada è affollata.

Qui tra la gente che viene e che va
dall’osteria alla casa o al bordello,
dove le merci e gli uomini sono lo scarto, la feccia
di un gran porto di mare,
io ritrovo, passando, l’infinito
nelle cose umili.

Qui la prostituta e il marinaio, il vecchio
che bestemmia, la donna che litiga,
il soldato di cavalleria che siede
alla friggitoria,
la giovane sconvolta, pazza
d’amore,
sono tutte creature della vita
e del dolore;
in esse s’agita il Signore, come in me.

Qui in compagnia degli umili sento
il mio pensiero diventare
più puro, qui dove la via è più spregevole.

Analisi:
La forma e lo stile. La poesia è tratta dalla sezione Trieste e una donna, del primo volume del Canzoniere, che fin dal titolo pone in risalto il rapporto intenso che Umberto Saba vive con la propria città, tema frequente delle sue liriche (un altro celebre componimento è Trieste). Le quattro strofe di versi liberi sono di varia lunghezza e presentano prevalentemente endecasillabi, variamente rimati (si segnalano le rime baciate della prima strofa e la terzina finale). Saba impiega un linguaggio comune e dimesso che punta all’asprezza nonostante l’ampia frequenza di rime: basti pensare a parole “impoetiche” come pozzanghera, friggitore e altre di uso colloquiale come bega.

I temi. L’adozione dello stile umile è in armonia con il tema centrale, la descrizione della “città vecchia” di Trieste. La città vecchia è il quartiere del porto, un labirinto di vicoletti e di vie oscure popolato di persone non raccomandabili, marinai e vecchi che bestemmiano, prostitute e donne urlanti, una folla tumultuante di corpi e voci che agli occhi di Saba “sono tutte creature della vita / e del dolore”. Il poeta attraversa il quartiere malfamato e si mescola ai suoi abitanti, scoprendosi affine al loro dolore e alla loro miseria. Il suo sentimento nei loro confronti non è quindi di rifiuto, ma di partecipazione (“degli umili sento in compagnia / il mio pensiero farsi / più puro”. Come egli stesso annotò nella Storia e cronistoria del Canzoniere, la poesia esprimeva «quel bisogno, innato in lui, di fondere la sua vita a quella delle creature più umili ed oscure».