NIENTE E’ COME TE di Sara Rattaro

Quando l’aereo ha toccato terra è stato come ricevere una frustata su una ferita aperta.
L’uomo seduto accanto a me sembrava tranquillo. Mi ha fatto qualche domanda appena siamo saliti, ma poi ha desistito e si è voltato a fissare il vuoto. Credo di essermi addormentata.

“Margherita, dobbiamo scendere”
Scendere? Improvvisamente non sapevo più dove fossi e nemmeno chi era quell’uomo che mi stava chiamando…

LA TENTAZIONE DI ESSERE FELICE di Lorenzo Marone

Mi chiamo Cesare Annunziata, ho settantasette anni, e per settantadue anni e centoundici giorni ho gettato nel cesso la mia vita. Poi ho capito che era giunto il momento di usare la considerazione guadagnata sul campo per iniziare a godermela sul serio…

IL DESERTO DEI TARTARI di Dino Buzzati

Adesso era finalmente ufficiale, non aveva più da consumarsi sui libri né da tremare alla voce del sergente, eppure tutto questo era passato. Tutti quei giorni, che gli erano sembrati odiosi, si erano oramai consumati per sempre, formando mesi ed anni che non si sarebbero ripetuti mai. Sì, adesso egli era ufficiale, avrebbe avuto soldi, le belle donne lo avrebbero forse guardato, ma in fondo – si accorse Giovanni Drogo – il tempo migliore, la prima giovinezza, era probabilmente finito…

OGNUNO POTREBBE di Michele Serra

Nelle fotografie mi si riconosce perché sono l’unico che non fa niente. Non saluto, non rido, non faccio smorfie, non sventolo le braccia, non mostro pollici o indici secondo la mimica manuale in uso, non mi protendo verso l’obiettivo, non abbraccio il vicino, non ammicco. Niente. Non mi viene da fare proprio niente. Sono nient’altro che me stesso in tutta la mia inerte normalità, in un istante casuale tra i tanti che compongono la mia vita…

PICCOLO MONDO ANTICO di Antonio fogazzaro

Pasotti alzò la tenda del battello, per vedere. Poco discosto una barca dalla bandiera bianca e azzurra si cullava in un comune moto di saliscendi, in una comune stanchezza con l’onda. A poppa, sotto la bandiera, v’era seduto don Franco Maironi, l’abiatico della vecchia marchesa Orsola che dava il pranzo.
Pasotti lo vide alzarsi, dar di piglio ai remi e allontanarsi remando adagio, verso l’alto lago, verso il golfo selvaggio del Dòi; la bandiera bianca e azzurra si spiegava tutta, sventolava sulla scia.
«Dove va, quell’originale?», diss’egli. E brontolò fra identi, con una forzata raucedine da barabba milanese:
«Antipatico!»

CHI MANDA LE ONDE di Fabio Genovesi

…il dolore vero invece non arriva da un punto preciso, lui ti sta tutto intorno come il mare quando è mosso, un mare profondo e buio e pieno di onde altissime che arrivano da tutte le parti. La corrente ti porta un po’ di qua un po’ di là, poi arriva un’onda più alta e ti travolge e vai sott’acqua, e non respiri e non sai più dove sei, da che parte è il fondo e dove la superficie, e cosa sono queste cose molli e viscide che ti si appiccicano ai polsi e alle gambe e ti portano giù. Allora ti lasci andare e affondi per sempre…

I grandi classici della letteratura italiana

Capolavori indiscussi della letteratura italiana. Pietre miliari che non solo hanno segnato un epoca ma sono stati e sono tutt’ora un saldo punto di riferimento per scrittori italiani ed internazionali. I romanzi grandi classici della letteratura italiana con commento, analisi e riassunto, per meglio comprenderli ed apprezzarli. SE QUESTO E’ UN UOMO di Primo Levi…

LA FEROCIA di Nicola Lagioia

…la pesante barriera di foglie che separava la villa dalla gemella iniziò a scuotersi. Il gatto tese le orecchie, portò una zampina verso l’alto. Soltanto le falene continuavano indisturbate la loro danza nell’aria primaverile.
Fu nello sfondo dell’impalpabile nuvolaglia grigio-verde che la ragazza fece il suo ingresso nel giardino. Era nuda, e pallida, e ricoperta di sangue. Aveva le unghie dei piedi laccate di rosso, belle caviglie dalle quali partiva un paio di gambe slanciate ma non secche. Fianchi morbidi. Un seno dritto e pieno. Avanzava un passo dietro l’altro – lenta, barcollante, tagliando il prato in due…

UN GIORNO PERFETTO PER UCCIDERE di Mario Mazzanti

“Elaji, ma sei sicuro?”
Tutti in paese conoscevano Elaji Demba, e il carabiniere in servizio quella sera non lo aveva mai visto così sconvolto.
“Magari si è fermata da un’amica…”.
“Disparau, scomparsa ti dico! Abbiamo cercato lei dappertutto. Rama ha telefonato a sua amica di classe: questa mattina Ami non era in scuola!”.
“Hai provato sul cellulare?”
“Ami non ha cellulare”.
“Senti Elaji, Ami ha un fidanzatino? Forse…”
“Noo!”, ruggì Elaji sbattendo i pugni sul bancone.
“Lei petit fille, è una bambina! Qualcuno ha preso la mia Ami!!”.
“Va bene, Elaji, stai tranquillo, la troveremo, vedrai…

UNA LUNGA ESTATE CRUDELE di Gazzola Alessia

A prima vista la stanza sembra una prigione e, al di là del condizionamento mentale di sapere che lì dentro c’è una cadavere, ha in sé qualcosa di orribile.
L’ambiente è asciutto e soffocante e ha l’aria di essere incompiuto, perché per terra sono sparsi diversi mattoncini, come se a breve qualcuno dovesse elevare un altro pezzo di parete.
E poi, in un angolo, i resti di qualcuno che, delle due l’una, o qui è morto, o qui è stato nascosto dopo la morte…