Passata la stazione di Sulmona, Silvestro Noli rimase solo nella lercia vettura di seconda classe.
Volse un’ultima occhiata alla fiammella fumolenta, che vacillava e quasi veniva a mancare agli sbalzi della corsa, per l’olio caduto e guazzante nel vetro concavo dello schermo, e chiuse gli occhi con la speranza che il sonno, per la stanchezza del lungo viaggio (viaggiava da un giorno e una notte), lo togliesse all’angoscia nella quale si sentiva affogare sempre più, man mano che il treno lo avvicinava al luogo del suo esilio.
Mai più! mai più! mai più! Da quanto tempo il fragor cadenzato delle ruote gli ripeteva nella notte queste due parole?
Autori famosi
FELICITA’ di Luigi Pirandello | Testo
La vecchia mamma duchessa uscì quasi imbalordita dalla stanza ove il marito s’era segregato, dal giorno che la nuora coi due nipotini aveva abbandonato il palazzo e la città per ritornare dai suoi parenti di Nicosia.
Quasi si sentisse lacerare dentro, contrasse il volto e si restrinse tutta in sè al cigolio lamentoso dell’uscio, che avrebbe voluto richiudere pian piano. Che era stato quel cigolio? Niente. Forse il duca non lo aveva nemmeno avvertito. Eppure la vecchia duchessa ne rimase un pezzo vibrante e ansante e in preda a una sorda stizza, quasi quell’uscio, pur trattato con tanta delicatezza, avesse voluto farle un crudelissimo dispetto.
LA TARTARUGA di Luigi Pirandello | Testo
Parrà strano, ma anche in America c’è chi crede che le tartarughe portino fortuna. Da che sia nata una tale credenza, non si sa. È certo però che loro, le tartarughe, non mostrano d’averne il minimo sospetto.
Mister Myshkow ha un amico che ne è convintissimo. Giuoca in borsa e ogni mattina, prima d’andare a giocare, mette la sua tartaruga davanti a uno scalino: se la tartaruga accenna di voler salire, è sicuro che i titoli che lui vuol giocare, saliranno; se ritira la testa e le zampe, resteranno fermi; se si volta e fa per andarsene, lui giuoca senz’altro al ribasso. E non ha mai sbagliato.
SE… di Luigi Pirandello | Testo
Parte o arriva? – domandò a se stesso il Valdoggi, udendo il fischio d’un treno e guardando da un tavolino innanzi allo châlet in Piazza delle Terme l’edificio della stazione ferroviaria.
S’era appigliato al fischio del treno, come si sarebbe appigliato al ronzio sordo continuo che fanno i globi della luce elettrica, pur di riuscire a distrarre gli occhi da un avventore, il quale, dal tavolino accanto, stava a fissarlo con irritante immobilità.
IN VINO VERITAS…? di Luigi Capuana
Certamente Viosci aveva bevuto un po’ troppo. Già parlava a voce alta, battendo coi pugni su la tavola, interrompendo questo o quello quasi cercasse appiglio a una baruffa. Sapevamo per esperienza ch’egli non aveva, come suol dirsi, il vino allegro; e Barulli, Rojani ed io, che in confronto degli altri quattro commensali potevamo esser qualificati per astemi, ci sforzavamo di evitare che Viosci eccedesse…
IN BARCA di Luigi Capuana
Quantunque a Catania da otto giorni, mia moglie era tuttavia sotto il gran fascino dello spettacolo del mare, nuovo per lei. A ogni po’, mentre la conducevo attorno per farle osservare chiese, monumenti, negozi, ella mi si attaccava al braccio e, con accento da bambina che vuol essere accontentata, mi sussurrava all’orecchio:
– Andiamo alla Marina?
– Ci siamo stati un’ora fa!
– Che importa? Oh, il mare! Mi sembra di non aver potuto ancora ammirarlo a bastanza. Andiamo? –
LE LEGGENDE DEL CASTELLO NERO di Iginio Ugo Tarchetti
Non so se le memorie che io sto per scrivere possano avere interesse per altri che per me, — le scrivo ad ogni modo per me. Esse si riferiscono pressoché tutte ad un avvenimento pieno di mistero e di terrore, nel quale non sarà possibile a molti rintracciare il filo di un fatto, o desumere una conseguenza, o trovare una ragione qualunque. Io solo il potrò, io attore e vittima a un tempo.
Incominciato in quell’età in cui la mente è suscettibile delle allucinazioni più strane e più paurose, continuato, interrotto e ripreso dopo un intervallo di quasi venti anni, circondato di tutte le parvenze dei sogni, compiuti, — se così si può dire d’una cosa che non ebbe principio evidente — in una terra che non era la mia e alla quale mi avevano attratto delle tradizioni piene di superstizioni e di tenebre, io non posso considerare questo avvenimento imperscrutabile della mia vita che come un enigma insolvibile, come l’ombra di un fatto, come una rivelazione incompleta, ma eloquente d’un’esistenza trascorsa…
L’INCREDIBILE ESPERIMENTO di Luigi Capuana
– Eh, no! – disse il dottor Maggioli. – Non si tratta di creatura umana nel vero senso della parola; “preumana”, tutt’al piú!
– Oh! Oh! Oh! –
Le signore protestarono in coro, e la baronessa Lanari, battendogli col ventaglio sul braccio, tra indignata e sorridente, soggiunse: – Queste enormità, non dovrebbe dirle mai davanti a noi!
– Perdoni, – rispose il dottore. – La verità va detta dovunque, davanti a chiunque, specialmente quando è richiesta. La scienza, infine, non ha obbligo di essere galante.
– Ma gli scienziati sí – replicò la baronessa.
– Secondo. Interrogato, ho dovuto rispondere. E poi, la mia età mi dispensa da certi riguardi. La parola dei vecchi è impersonale.
– Ma dunque lei crede, sul serio…?
– Che la donna è una creatura “preumana”. E non è opinione mia soltanto, ma di qualche eminente scienziato… e della Bibbia pure…
UN OSSO DI MORTO di Iginio Ugo Tarchetti
Lascio a chi mi legge l’apprezzamento del fatto inesplicabile che sto per raccontare.
Nel 1855, domiciliatomi a Pavia, m’ero dato allo studio del disegno in una scuola privata di quella città; e dopo alcuni mesi di soggiorno aveva stretto relazione con certo Federico M. che era professore di patologia e di clinica per l’insegnamento universitario, e che morì di apoplessia fulminante pochi mesi dopo che lo avevo conosciuto. Era uomo amantissimo delle scienze, e della sua in particolare – aveva virtù e doti di mente non comuni – sennonché, come tutti gli anatomisti e i clinici in genere, era scettico profondamente e inguaribilmente – lo era per convinzione, né io potei mai indurlo alle mie credenze, per quanto mi vi adoprassi nelle discussioni appassionate e calorose che avevamo ogni giorno a questo riguardo…
IL CUORE RIVELATORE di Edgar Allan Poe
Si; è vero! – son nervosissimo, spaventevolmente nervoso – e lo sono stato sempre; ma perchè volete pretendere ch’io sia pazzo? La malattia m’ha aguzzato i sensi, ma non li ha distrutti, non li ha ottusi. Più di tutti gli altri, avevo finissimo il senso dell’udito. Ho sentito tutte le cose del cielo e della terra. Ne ho sentite molte dell’inferno. E dite che son pazzo? State attenti! E osservate con quale precisione, con quale calma vi posso raccontare tutta la storia…