30
La forza del terribil Rodomonte,
quella di Mandricardo furibondo,
quella del buon Ruggier, di virtù fonte,
del re Gradasso, sì famoso al mondo,
e di Marfisa l’intrepida fronte,
col re circasso a nessun mai secondo,
feron chiamar san Gianni e san Dionigi
al re di Francia, e ritrovar Parigi.
31
Di questi cavallieri e di Marfisa
l’ardire invitto e la mirabil possa
non fu, Signor, di sorte, non fu in guisa
ch’imaginar, non che descriver possa.
Quindi si può stimar che gente uccisa
fosse quel giorno, e che crudel percossa
avesse Carlo. Arroge poi con loro,
con Ferraù più d’un famoso Moro.
32
Molti per fretta s’affogaro in Senna
(che ‘l ponte non potea supplire a tanti),
e desiar, come Icaro, la penna,
perché la morte avean dietro e davanti.
Eccetto Uggieri e il marchese di Vienna,
i paladin fur presi tutti quanti.
Olivier ritornò ferito sotto
la spalla destra, Uggier col capo rotto.
33
E se, come Rinaldo e come Orlando,
lasciato Brandimarte avesse il giuoco,
Carlo n’andava di Parigi in bando,
se potea vivo uscir di sì gran fuoco.
Ciò che poté, fe’ Brandimarte, e quando
non poté più, diede alla furia loco.
Così Fortuna ad Agramante arrise,
ch’un’altra volta a Carlo assedio mise.
34
Di vedovelle i gridi e le querele,
e d’orfani fanciulli e di vecchi orbi,
ne l’eterno seren dove Michele
sedea, salir fuor di questi aer torbi;
e gli fecion veder come il fedele
popul preda de’ lupi era e de’ corbi,
di Francia, d’Inghilterra e di Lamagna,
che tutta avea coperta la campagna.
35
Nel viso s’arrossì l’angel beato,
parendogli che mal fosse ubidito
al Creatore, e si chiamò ingannato
da la Discordia perfida e tradito.
D’accender liti tra i pagani dato
le avea l’assunto, e mal era esequito;
anzi tutto il contrario al suo disegno
parea aver fatto, a chi guardava al segno.
36
Come servo fedel, che più d’amore
che di memoria abondi, e che s’aveggia
aver messo in oblio cosa ch’a core
quanto la vita e l’anima aver deggia,
studia con fretta d’emendar l’errore,
né vuol che prima il suo signor lo veggia:
così l’angelo a Dio salir non volse,
se de l’obligo prima non si sciolse.
37
Al monister, dove altre volte avea
la Discordia veduta, drizzò l’ali.
Trovolla ch’in capitulo sedea
a nuova elezion degli ufficiali;
e di veder diletto si prendea,
volar pel capo a’ frati i breviali.
Le man le pose l’angelo nel crine,
e pugna e calci le diè senza fine.
38
Indi le roppe un manico di croce
per la testa, pel dosso e per le braccia.
Mercé grida la misera a gran voce,
e le genocchia al divin nunzio abbraccia.
Michel non l’abandona, che veloce
nel campo del re d’Africa la caccia;
e poi le dice: – Aspettati aver peggio,
se fuor di questo campo più ti veggio. –
39
Come che la Discordia avesse rotto
tutto il dosso e le braccia, pur temendo
un’altra volta ritrovarsi sotto
a quei gran colpi, a quel furor tremendo,
corre a pigliare i mantici di botto,
ed agli accesi fuochi esca aggiungendo,
ed accendendone altri, fa salire
da molti cori un alto incendio d’ire.
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