Riassunto canto 9 (IX) del poema Orlando Furioso

Spinto dall’amore per Angelica, con addosso ornamenti saraceni, Orlando abbandona l’accampamento cristiano e lascia quindi la guerra in difesa della Santa Chiesa.
Sfruttando il proprio travestimento, per tre giorni interi il paladino cerca tracce della donna amata in tutto l’accampamento avversario. Estende poi la ricerca di villaggio in villaggio in tutta la Francia.

Arrivato un giorno sulla riva del fiume Quesnon, per attraversarlo chiede aiuto ad una ragazza al comando di una imbarcazione. La donna in cambio del favore chiede però ad Orlando di unirsi all’esercito che sta allestendo il re d’Irlanda, per muovere guerra agli abitanti dell’isola di Abuda, e porre quindi fine ai loro saccheggi ed al rapimento delle donne più belle, che vengono ogni giorno sacrificate da quel popolo ad una orca.
Orlando accetta subito, sia perché è contrario ad ogni ingiustizia, sia perché si convince subito che anche Angelica sia stata fatta da loro prigioniera, visto che in nessuno luogo della Francia era riuscito a trovarla.
Decide quindi di raggiungere nel minor tempo possibile quell’isola e già il giorno seguente si imbarca.

Orlando è ormai giunto sulle coste dell’Inghilterra quando il vento cambia direzione e lo riporta subito indietro fino ad Anversa. Qui, Orlando sbarca e viene subito accolto da un vecchio che invita il paladino a dare il proprio aiuto ad una donna in difficoltà.
Orlando accetta subito e si lascia condurre al castello di lei.

La donna, di nome Olimpia, vestita a lutto e piena di dolore, racconta al conte Orlando la propria storia.
Figlia del conte d’Olanda, si era innamorata del duca Bireno, che era poi dovuto andare in Spagna per prendere parte alla guerra contro gli arabi.

Il re di Frisia, Cimosco, aveva deciso di fare sposare il proprio figlio Arbante con Olimpia, e ne chiede quindi la mano al conte d’Olanda.
La donna, per non venire meno all’amore ed alla parola data a Bireno, risponde però di preferire la morte, ed il re di Frisia, in tutta risposta, invade l’Olanda ed uccide in guerra tutti i familiari di Olimpia.
Cimosco possiede infatti un’arma avveniristica, un archibugio (un’arma da fuoco), e non esiste avversario che possa competere con lui.

Olimpia rimane imprigionata nel proprio castello.
Cimosco fa sapere che avrebbe posto fine alla guerra se lei si fosse concessa in sposa ad Arbante. Olimpia rifiuta ancora ed i suoi sudditi, per non rischiare anche la loro vita, consegnano lei ed il suo castello nelle mani di Cimosco.

Olimpia decide ci uccidersi, ma prima, per vendicarsi, finge di addolcirsi nei confronti di Arbante e lo sposa. Durante la prima notte di nozze, la donna lo uccide, aiutata da un suo fedele servitore, e scappa poi per mare con quel poco che le era rimasto.
Durante il matrimonio però Cimosco, saputo della notizia che Bireno stava giungendo per mare, si era assentato per muovergli guerra. Il re di Frisia aveva sconfitto l’avversario e l’aveva fatto prigioniero.

Visto il figlio morto, Cimosco uccide ogni persona che fosse vicina ad Olimpia. A Bireno pone invece una condizione crudele: gli dà un anno di tempo per portargli la donna tanto odiata, pena la morte.
Olimpia tenta ogni stratagemma per liberare l’uomo amato ma senza successo alcuno.
L’anno sta ormai per scadere e lei è infine disposta a consegnarsi nelle mani di Cimosco. Per essere sicura che questo sia di parola, chiede ad Orlando di stare al suo fianco durante lo scambio e di intervenire quindi prontamente se qualcosa dovesse andare storto.
Orlando promette subito di dare il proprio supporto ed anzi di fare di più di quanto lei gli chieda.

Orlando ed Olimpia partono per mare quello stesso giorno e giungono in Olanda. Scende solo il paladino, la donna dovrà aspettare di aver notizia della morte di Cimosco. Giunge a Dordrecht e trova alla porta della città una folta schiera di cavalieri; hanno avuto notizia che sta arrivando via mare il cugino di Bireno, con al seguito un esercito.
Il paladino sfida il re di Frisia: in caso di sconfitta del cavaliere gli verrà consegnata l’assassina del suo figlio Arbante, in caso di sconfitta del re dovrà essere invece liberato il prigioniero.
Il re è però intenzionato a fare prigioniero anche Orlando ed incarica un gruppo di uomini di tendergli una imboscata.

Il re ed i suoi cavalieri circondano il conte Orlando, ed è talmente convinto che l’impresa sia semplice che non prende neanche con sé l’archibugio. Orlando si butta sugli avversari e fa una strage.
Cimosco chiede a gran voce che gli venga portata l’arma ma nessuno lo ascolta; chi può tornare alla città non ha nessuna intenzione di uscirci ancora. Anche il re tenta di mettersi in salvo inseguito dal paladino (rallentato nell’inseguimento poiché non aveva con sé Brigliadoro). Finalmente riesce ad avere la sua arma da fuoco e spara, ma forse a causa della paura che gli faceva tremare le mani, sbaglia mira e colpisce ed uccide solo il cavallo del duca Orlando. Questo si lancia subito a piedi contro il re di Fresia e lo uccide.
Giunge in quel momento anche il cugino di Bireno e muove anch’esso guerra contro i seguaci di Cimosco.

Bireno viene liberato e può nuovamente abbracciare Olimpia. Lei viene riportata dal suo popolo nel castello del padre e tutti le giurano nuova fedeltà.
Olimpia concede sé stessa ed il proprio regno all’uomo amato, ma Bireno vuol tornare con lei in patria, lascia il regno d’Olanda al cugino ed è intenzionato ad impossessarsi della Frisia, avvantaggiato anche dal fatto che tra i prigionieri c’è la figlia di Cimosco, che vuole dare in moglie ad un suo fratello.

Orlando si imbarca nuovamente per raggiungere Abuda, porta con sé l’archibugio ed appena è in mare aperto lo getta nelle profondità dell’oceano.

 < Riassunto capitolo 8Riassunto capitolo 10 >