Riassunto canto 19 (XIX) del poema Orlando Furioso

Cloridano, abbandonato il carico, riesce a scappare velocemente attraverso il bosco ed a porsi anche in salvo. Appena si accorge della mancanza di Medoro decide però subito di tornare indietro.
Medoro, rallentato dal peso del corpo esangue di Dardinello, è invece stato raggiunto da Zerbino ed dagli altri cavalieri cristiani, che lo circondano e lo minacciano.

Cloridano, rimanendo nascosto, scocca due frecce dal suo arco ed uccide altrettanti cavalieri. Zerbino minaccia quindi Medoro di pagare lui le conseguenze di quel gesto, ma visto il bel viso del ragazzo prova pietà per lui e non riesce ad ucciderlo.
Medoro, prega il paladino di consentirgli di seppellire il proprio padrone, ed è anche riuscito a convincerlo ma un altro cavaliere interviene però in quel momento e lo trapassa con la propria lancia facendolo cadere come morto.
Visto il caro amico a terra, Cloridano esce dal proprio nascondiglio e viene subito ucciso. Infine Zerbino, sdegnato per il gesto del suo cavaliere e per non essere riuscito a punirlo, torna con il suo seguito all’accampamento cristiano.

Angelica, vestita di panni umili ma con il solito aspetto regale, giunge per caso là dove si trova Medoro.
L’orgoglio della ragazza è cresciuto oltre ogni misura, va ormai in giro da sola e non ritiene che ci sia nessuno all’altezza della sua compagnia. Amore, non potendo più tollerare questo suo comportamento, aspettò Angelica vicino al giovane, la colpì con una sua freccia e la fece quindi prigioniera d’amore per Medoro.

Angelica cura la ferita di Medoro con delle erbe medicinali. Convince quindi un pastore, incontrato lì vicino, ad aiutare insieme a lei il giovane, dando loro ospitalità.
Prima di essere portato via di lì Medoro chiede però ed ottiene che venga data sepoltura a Dardinello ed a Cloridano.

Quanto più la ferita del giovane guarisce, tanto più si allarga la ferita aperta nel cuore di Angelica da Amore. I due sfogano infine le loro passioni e Medoro ottiene da Angelica ciò che nessun altro cavaliere era mai riuscito ad avere, nonostante le incredibili imprese che per lei aveva compiuto e l’incredibile valore che le aveva mostrato.
Nella casa del pastore, per rendere quindi leggittima la loro unione, i due amanti si sposano. Passano poi più di un mese ad amoreggiare in ogni luogo e in ogni luogo lasciano la loro firma intrecciata in mille modi. Angelica decide infine di ripartire con Medoro per fare ritorno in India e paga l’ospitalità del pastore donandogli il bracciale prezioso che aveva ricevuto da Orlando come pegno del suo amore.
In viaggio verso Barcellona in cerca di una nave per l’India, per poco non subiranno danni da un uomo completamente folle incontrato su una spiaggia.

Dopo giorni passati a fronteggiare il mare in tempesta, la nave, ormai completamente distrutta, che ospita Sansonetto, Astolfo, Marfisa, Grifone ed Aquilante, giunge infine sulle coste della città di Alessandretta. Il capitano racconta al duca Astolfo che in quella città vivono femmine crudeli ed omicide, che uccidono o fanno prigioniero ogni uomo che giunga presso la loro terra e non riesca a superare una prova di valore: sconfiggere in combattimento dieci uomini e soddisfare a letto, la notte stessa, altrettante donne. Se l’uomo riesce nell’impresa, allora salva la propria vita (non la propria libertà poiché dovrà comunque sposare dieci donne) e dona la libertà al proprio seguito; altrimenti viene messo a morte e tutto il suo seguito viene fatto prigioniero. Gli uomini liberati potranno comunque rimanere, sempre però con l’obbligo di sposare dieci loro donne.
Tutti i marinai preferiscono la morte in mare piuttosto che perdere la propria libertà, i cinque cavalieri vogliono invece essere condotti a terra. A decidere la contesa arriva un nave partita dalla città di Alessandrina, che fa prigioniera la loro imbarcazione (impossibilitata a muoversi) e la conduce al porto.

Ad attenderli sulla terra ferma ci sono già più di seimila donne con gli archi in mano. La donna loro guida, Orontea, espone le condizioni per riavere la libertà e rimanere in vita, credendo comunque che tutto l’equipaggio si accontenti però infine della sola vita, accettando volentieri per questo la schiavitù. I cavalieri dicono invece di voler accettare la sfida e vengono quindi condotti a terra.
Nella città vedono donne andare in giro armate come cavalieri e uomini con vestiti femminili ed intenti a compiere lavori tipici femminili; altri, in catene, arano invece la terra o controllano le mandrie.

I cinque cavalieri estraggono a sorte la persona che dovrà sostenere entrambe le prove. Marfisa non viene ritenuta adeguata per sostenere la seconda, per sua volontà (vuole porre fine una volte per tutte a quell’usanza) viene comunque inserita nel sorteggio ed infine incaricata del compito.
La donna viene quindi condotta nell’arena dove vengono fatti entrare i dieci cavalieri suoi avversari. Nove cavalieri si avventano subito su Marfisa, il decimo invece rimane in disparte, per non mancare di rispetto alle regole cavalleresche. Questo cavaliere monta un cavallo completamente nero se non per due macchie bianche, ed è anche lui vestito allo stesso modo modo così da esprimere il proprio stato d’animo.
Marfisa infila tre avversari in un solo colpo servendosi della sua grossa lancia ed utilizzando la spada fa poi strage degli altri sei. L’ultimo cavaliere, giunto il momento in cui il combattimento si può svolgere alla pari, dice a Marfisa, non sapendo che si tratti di una donna, di concedergli la notte per riposare, visto la fatica che aveva dovuto sostenere per scontrarsi contemporaneamente contro nove avversari. Lei rifiuta ed inizia quindi il loro combattimento.

Il primo scontro con le lance è tanto forte che entrambi vengono sbalzati da cavallo ed entrambi rimangono sorpresi per quel fatto per loro nuovo. Anche il combattimento con le spade è poi molto duro, tanto che Marfisa è contenta di non aver dovuto affrontare il cavaliere insieme agli altri nove, ed il cavaliere è contento che l’avversario non abbia voluto riposare prima di affrontarlo.
Giunge però infine la notte ed il combattimento viene sospeso. Il cavaliere misterioso invita Marfisa ed i suoi compagni nella propria dimora, dicendo che non potranno essere più sicuri in nessun altro luogo, dal momento che ha ucciso nove uomini e le rispettive novanta moglie vorranno vendicarsi.

Giunge infine nella dimora di lui, entrambi i cavalieri si tolgono le armi: il cavaliere misterioso rimane stupito vedendo che l’avversario sia una donna, Marfisa rimane stupita dal fatto che il misterioso cavaliere sia solo un ragazzo di appena diciotto anni.

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