Intervista a Astrid Mazzola, autrice di Quando intrecciavamo fiori

Astrid_MazzolaLa scrittrice che vi presentiamo oggi è Astrid Mazzola, autrice del romanzo Quando intrecciavamo fiori. Prima di dare spazio all’intervista, lasciamo che sia lo scrittrice stessa a presentarsi attraverso la breve introduzione pubblicata sul suo sito web personale www.senzaombrello.it

Credo nel potere di cambiamento nascosto nei sogni, e che un mondo pieno di sogni realizzati sia migliore.
Che per sognare si debba essere fantasiosi e anticonformisti, e che per realizzare i propri sogni si debba essere fantasiosi, anticonformisti e audaci.
Credo nel potere del sorriso, nell’atteggiamento pacifico, nella forza purificatrice della natura. Nell’amore multiforme, che non può essere costretto in alcuna definizione.

Ho sempre amato scrivere.
Alla mia ambizione personale di far conoscere le mie opere unisco il tentativo di rendere un po’ migliore il mio mondo attraverso la scrittura.

Leggendo le righe di presentazione sul tuo sito personale, scorgiamo molte analogie con la protagonista del tuo romanzo. Quanto c’è di te in Irene? Quanto è tua, in generale, la speranza in un mondo migliore?
In verità, inizialmente mi sono divertita a sviluppare il carattere di Irene per contrapposizione al mio. Tanto Irene è schietta, impulsiva e impertinente quanto Astrid è timida, razionale e conciliante – per certi versi è l’anti-Astrid, o forse l’Astrid che avrei voluto essere.
Con il tempo, però, è accaduto ad entrambe di maturare fino ad assomigliarci: Irene si è ammorbidita e ha affinato la sua empatia, io ho lasciato più spazio alla mia impulsività. Una delle tante piccole magie che accadono quando si ha a che fare con i libri.

Il desiderio di contribuire alla crescita di un mondo migliore è invece ciò che, fin dall’inizio, mi ha accomunata ad Irene.
“Quando intrecciavamo fiori” è nato dalla consapevolezza che, nonostante tutta la sofferenza e il male che quotidianamente ci vengono scaricati addosso dai media, tantissime persone – a volte mettendo in gioco la propria vita, più spesso semplicemente con piccoli atti quotidiani – cercano di realizzare cose belle e buone. Anche tra i giovani.
All’epoca in cui ho concepito l’idea di questo romanzo curavo per il quotidiano l’Adige una piccola rubrica intitolata “La foresta che cresce”, nella quale presentavo ritratti di giovani che cercavano di realizzare i propri sogni e di rendere migliore il proprio mondo, con l’obiettivo di dimostrare che i giovani non sono quel coacervo di mode, banalità, individualismo e mancanza di cultura che troppo spesso ci viene dipinto.
È impressionante quanto il modo in cui vengono date – o non date – le notizie influenza la percezione che abbiamo del mondo e quindi, in definitiva, anche la nostra disponibilità a impegnarci a nostra volta.

Di Irene colpisce molto la sinergia con la natura che la circonda. Non solo con i monti, ma anche con le piante, con il vento. Abbiamo letto che tu stessa vivi in una casa nel bosco. La sinergia è dunque possibile?
Anche se sono nata alla periferia di Trento posso dire di essere cresciuta a stretto contatto con la natura: quella della campagna dietro casa mia, delle gite in montagna con i miei genitori, delle passeggiate con il mio cane. Anche grazie all’esempio di mia mamma, appassionata di animali e di vita, sono cresciuta in un mondo che parlava a tutti i sensi, in cui ogni cosa aveva un messaggio da dare: il profumo del mutare delle stagioni, il calore di un tronco d’albero, il silenzio palpitante che invade le valli dell’alta montagna, il sapore delle erbe di campo e la loro carezza sulla pelle delle gambe.
La mia esperienza mi ha lasciato la convinzione che l’essere umano, benché viva in un mondo sempre più artificiale, conserva dentro di sè, nel profondo, un nucleo di “bestialità” (intesa in senso positivo) che gli permette, se opportunamente risvegliata, di connettersi al resto del mondo.
Ciò che invece, anche in conseguenza della mia scelta di vita, mi trovo quotidianamente a chiedermi è se l’essere umano sia in grado di convivere con la natura senza comportarsi da parassita e finire per distruggere le risorse che rendono possibile la sua stessa esistenza. Io sono convinta di sì, ma penso che la strada per raggiungere una pacifica convivenza sia ancora lunga e non sia possibile senza un radicale cambio di mentalità.

Il libro tratta temi impegnati con una delicatezza davvero particolare. Quali sono stati, se ci sono stati, i tuoi riferimenti?
Innanzitutto, grazie per il complimento. Quella che tu definisci “delicatezza” credo sia il frutto, più che di specifici incontri letterari, del mio percorso di vita, che mi ha portata ad approfondire l’importanza del rispetto come atteggiamento fondante di tutte le nostre relazioni.
Mi affascina il concetto di non-nocenza: l’idea che possiamo stare al mondo cercando di non nuocere all’altro, chiunque esso sia.
Autori capaci di delicatezza nell’approcciare la complessità umana e i temi difficili che sono stati importanti per il mio percorso sono Göran Tunström, Ernst Wiechert e la scrittrice per ragazzi Astrid Lindgren, della quale con orgoglio porto il nome: scrittori che hanno riversato nella loro scrittura un’umanità rara.

Un curriculum letterario a crescere, coronato di recente dal premio IoScrittore. Quali i prossimi progetti?
Negli ultimi anni, anche se con fatica, sono riuscita a varcare i confini trentini, grazie al mio libro “Firme in cielo” e ai piazzamenti nei concorsi Subway Letteratura e IoScrittore; ora mi piacerebbe riuscire a crearmi una nicchia di lettori affezionati a livello nazionale. Sto lavorando ad altri progetti e, immodestamente, credo di avere cose interessanti da dire. Non si tratta solo di dare un messaggio civile o etico; credo che l’arte, come minimo, porti se stessa come messaggio: anche solo riuscire a raccontare a qualcuno la bellezza più minuta, e portarla per un istante nella sua vita, è un risultato meraviglioso. E la bellezza può davvero salvare il mondo… io ci credo.
Infine, non lo nego: mi piacerebbe vivere grazie alla scrittura. Dal momento che sono riuscita a realizzare un mio sogno d’infanzia – quello di vivere nella natura – perché non provare a realizzare anche questo?

Il romanzo Quando intrecciavamo fiori ci è piaciuto davvero tanto. La nicchia di lettori affezionati sta crescendo, ora ci siamo anche noi. Ci auguriamo pertanto che tu possa infine realizzare anche questo sogno!