Riassunto capitolo 22 del romanzo I Promessi Sposi

L’Innominato viene a sapere che i villaggi vicini sono in festa per la visita del cardinale Federigo Borromeo. Capito che il motivo principale che spinge tutte quelle persone a festeggiare l’arrivo del religioso sono le buone parole che egli può donare loro, il nobile, in cerca di parole di conforto, decide di scendere egli stesso in paese per parlare a quattr’occhi con l’arcivescovo di Milano. Vestito ed armato di tutto punto, l’Innominato passa quindi dalla stanza dove si trova Lucia, la trova addormentata e quindi raccomanda alla vecchia serva di fare sapere alla ragazza che al suo ritorno farà tutto ciò che lei vorrà.
In paese, la presenza dell’Innominato senza scorta suscita meraviglia, ma comunque timore. Saputo che il cardinale Borromeo si trova nella casa del curato, l’uomo non esita ad entrare nell’abitazione, suscitando meraviglia ed inquietudine anche nei sacerdoti presenti (tutti lo conoscono), ed a chiedere al cappellano crocifero di poter essere accolto da Federigo Borromeo. Importante a questo punto spendere qualche parola su questo illustrissimo personaggio.

Nato da una delle più illustri e ricche famiglie lombarde, della quale faceva parte anche l’allora vescovo di Milano Carlo Borromeo, in odore di santità, Federigo fin dall’infanzia pose attenzione al rispetto dei principi cristiani, adottandoli come linee guida di vita. A sedici anni scelse la vita consacrata nel collegio di Pavia, dedicandosi alla catechesi del più vile popolo ed al soccorso degli infermi. La sua vita fu un esempio di fede e di profonda umiltà, schivando ogni agio derivante dalle sue nobili origini.
A trentun anni gli fu offerto l’arcivescovado di Milano, ma Federigo, ritenendosi indegno per il ruolo, rifiutò. Dovette però poi cedere al comando del Papa e divenne così arcivescovo. Nonostante la pomposa nuova carica, il religioso continuò a tenere salda la sua scelta di vivere all’insegna della povertà e della carità.
All’impegno pastorale Federigo aggiunse anche quello culturale, fondando la biblioteca Ambrosiana, dove raccolse, pagandoli di tasca sua, una infinità di volumi da mettere a disposizione di chiunque volesse consultarli; un’istituzione innovativa a quel tempo, in cui, in genere, i libri erano accessibili solo a pochi. Gli atteggiamenti miti e affabili completano il ritratto morale di Federigo, facendone un esempio di vita cristiana, pur non privo di difetti sotto il profilo delle opinioni in materia di scienza e cultura, e facile bersaglio della critica per quanto riguarda la qualità delle opere letterarie lasciate ai posteri.

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