La storia del tiranno Marganorre

La storia del tiranno Marganorre viene raccontata da Ariosto nel Canto XXXVII del suo poema Orlando Furioso, al punto della storia in cui Ruggiero, Marfisa e Bradamante intervengono in soccorso di Ullania, umiliata secondo la dura legge imposta dal tiranno stesso all’interno dei suoi possedimenti.

Marganorre aveva sempre tenuto nascoso il proprio animo crudele finché erano stati in vita i suoi due figli, Cilandro e Tanacro, molto cortesi ed ospitali verso chiunque passasse per quella terra. Un giornò però capitò nel loro castello un cavaliere accompagnato da una bellissima dama. Cilandro si innamorò a tal punto della donna da scordare ogni regola di cortesia, tentò di entrarne in possesso ponendo un agguato all’ospite e venne così da lui ucciso.
La presenza dell’altro figlio, Tanarco, riuscì comunque a tenere ancora a bada la crudeltà di Marganorre e le regole di buona ospitalità continuarono quindi ad essere ancora rispettate in quelle terre.

Lo stesso anno giunse però da loro anche un barone, di nome Olindro, accompagnato dalla sua bellissima sposa di nome Drusilla. Tanacro cadde nello stesso errore del fratello, se ne innamorò e cercò di impossessarsene con la forza. Per non rischiare di fare la stessa fine di Cilandro, tese però un agguato al barone in compagnia di altri venti uomini armati.
Olindro venne ucciso. Drusilla cercò di uccidersi lanciandosi da una rupe ma non riuscì nel suo intento e venne quindi fatta prigioniera da Tanacro per condotta al castello di Marganorre.

Il ragazzo si prese cura della donna, aveva intenzione di farla guarire per poi sposarla. Fece di tutto per ottenere il suo perdono, ma tanto più si affaticò nel tentativo di farla innamorare di sé, tanto più lei lo odiò e rimase ferma nel suo voler dargli la morte.
Drusilla capì di poter riuscire a vendicare la morte del marito solo con l’inganno, decise quindi infine di fingere amore verso il giovane e di volere anch’essa il matrimonio. Come condizione chiese però che la cerimonia si svolgesse secondo le usanze del suo paese, da lei inventate per l’occasione. Il matrimonio si sarebbe dovuto celebrare nel luogo dove si trovava il marito defunto. Un sacerdote avrebbe dovuto celebrare una messa a suffragio del morto, terminata la quale entrambi gli sposi avrebbe dovuto bere del liquore da uno stesso calice. Tanacro accettò la condizione e Drusilla fece quindi preparare la bevanda avvelenata ad una vecchia del suo seguito, finita anch’essa prigioniera.

Giunto finalmente il giorno del matrimonio, al termine della cerimonia in memoria di Olindro, il sacerdote pose il calice nelle mani della donna, che bevve un sorso del liquore avvelenato e fece bere il resto a Tanacro. Il ragazzo aprì le braccia per accogliere la donna, lei lo allontanò piena d’ira, gli confessò di averlo avvelenato, lo maledisse e chiese infine perdono al marito per non essere riuscita a dare peggiore punizione al suo assassino. Morì subito dopo, non prima di aver visto morire Tanacro.

Marganorre, rimasto con il corpo privo di vita del figlio tra le braccia, non riuscì più a tenere nascosta la propria crudeltà. Il tiranno si accanì con tutte le sue forze sul cadavere di Drusilla, straziandolo in ogni modo. Rivolse poi la propria furia contro le donne presenti e con la propria spada ne fece una strage. Convinto dagli amici a non uccidere tutte le donne del paese, le fece però allontanare, tenendole in pratica prigioniere in un villaggio al confine delle sue terre. Gli uomini che tentarono di raggiungere il villaggio furono gravemente puniti ed a volte anche uccisi.
Marganorre fece anche approvare una legge crudele. Le donne che capitavano in quella valle senza scorta armata al seguito, dovevano essere fustigate e quindi umiliate con il taglio della gonna. Le donne accompagnate da cavalieri armati dovevano essere invece uccise e la loro scorta privata delle armi e fatta prigioniera.
Infine, gli unici uomini ad essere liberati, prima di riavere la libertà, dovevano giurare il proprio odio verso il sesso femminile.

Bradamante, Marfisa e Ruggiero mettono fine a quella legge crudele. Marfisa lo lascia in particolare tramortito dopo averlo colpito alla testa con un pugno, lo immobilizza legandolo. Nessuno dei sudditi del tiranno esita più a questo punto a manifestare la propria ribellione contro le regole di Marganorre ed ogniuno vuole ora vendicarsi dei torti subiti. Il tiranno viene quasi linciato dalla folla, il suo castello saccheggiato di ogni avere.
Sulla colonna che Marganorre aveva fatto erigere con incisa la sua crudele legge, viene appesa l’armatura del tiranno e viene scritta una nuova legge dettata da Marfisa. Saranno le donne a comandare nel villaggio, ogni terra e lo stesso castello sarà di loro proprietà. Inoltre, a nessuno straniero dovrà essere data ospitalità se non giura prima di essere per sempre amico delle donne e nemico dei loro nemici.

Marganorre viene consegnato ad Ullania e verrà poi infine ucciso buttato da una torre.