COME DONNA INNAMORATA di Marco Santagata

Lui non aveva capito, la sua poesia aveva intuito che Beatrice era un essere eccezionale. Non perché era bella, non perché brillava in società. Aveva intuito che la sua straordinarietà consisteva nel donare serenità, gioia, speranza, pace. Un dono che le era stato dato dal Cielo. Adesso che aveva saputo, comprendeva che il dono era anche una prova. Dio l’aveva eletta, ma le aveva imposto di splendere nel dolore e nel sacrificio. Nel modo arcano con il quale parla ai prescelti le aveva ordinato di non chiudersi nell’ombra e di non lasciare spegnere la luce che le aveva infuso; lei, obbediente, teneva nascosta dentro di sé la notte e arricchiva il giorno di un ulteriore fulgore. Si era domandato tante volte quale fosse il mistero di Bice e adesso gli si era rivelato. Sì, era un miracolo. Per un attimo gli era venuto di paragonarla a Cristo.

L’ABBAZIA DEI CENTO DELITTI di Marcello Simoni

Sedeva in un angolo della stanza, all’unico tavolo presente. Le braccia ciondoloni, la testa piegata in avanti, il mento appoggiato sul ripiano. Dalla bocca socchiusa sporgeva la lingua, oltre il limite consentito. Era stata tirata fuori a forza e inchiodata con un pugnale sulla superficie di legno. Maledicendo la sorte, Maynard de Rocheblanche si avvicinò al cadavere per studiarlo alla luce della fiaccola. Non era la vista del macabro a turbarlo, ma il rammarico di essere giunto troppo tardi. Fino a poco prima, il monaco accasciato su quel tavolo custodiva un terribile segreto. Ora invece non poteva rivelargli più nulla, se non di essere morto nella sofferenza. Si fece il segno della croce, sfiorando con le dita la lama corta che celava sotto la tonaca. Se voleva comprendere, doveva mantenersi vigile…

IL SENTIERO DEI PROFUMI di Cristina Caboni

Il profumo è il sentiero. Percorrerlo significa trovare la propria anima.

Il primo ricordo di Elena era il sole accecante della Costa Azzurra, il secondo una distesa infinita di lavanda. Verde e blu e rosa e lilla, e poi bianco e ancora e ancora… e poi c’era l’oscurità della bottega, quella dove sua madre lavorava china sui tavoli ricoperti da boccette di vetro e alluminio…

LA COMPAGNIA DELLA MORTE di Alfredo Colitto

Seduto su una poltrona con lo schienale rigido e il cuscino troppo imbottito, tra il letto e la finestra, Sebastiano Filieri ansimò come se fosse lui quello in fin di vita, e non sua cognata Maria. Le parole che lei aveva appena pronunciato, nel delirio della febbre che se la stava portando via, lo aveva colpito come pugni allo stomaco, riaprendo una ferita che per otto anni si era sforzato di considerare guarita.
Ma non era guarita affatto. In fondo lo aveva sempre saputo…

TRE CADAVERI SOTTO LA NEVE di Franco Matteucci

Lupo Bianco non riusciva a capire se fosse a testa all’ingiù, all’insù o messo in orizzontale. Immaginò che a Valdiluce fosse scattato l’allarme e ripassò mentalmente quello che stava accadendo. Tutti conoscevano la zona della valanga, ma individuarlo sotto la neve era come trovare un ago nel pagliaio. Il rilevatore gps inserito dentro i suoi scarponi avrebbe funzionato? Nel dubbio, non poteva mollare: doveva scavare un tunnel che lo portasse fuori…

PESTE di Alfredo Colitto

Rannicchiata al buio in un’aiuola del patio, Cecilia di Nola restò paralizzata dal terrore, sentendo le voci dei due uomini a pochi passi.

Uno era coperto di seta dalla testa ai piedi: giacca a falde svasate di seta rosa con ricami d’oro, camicia e calze di seta bianchissima, brache di seta grigia al polpaccio, scarpe lucide dalle fi bbie d’argento. L’altro era un uomo sulla sessantina, con una massa di capelli bianchi che sembravano la criniera di un leone. La bassa statura e la pancia prominente sulle gambe magre contrastavano con l’aspetto fi ero del viso. Cecilia non ebbe bisogno che si voltasse verso le grandi lanterne appese ai lati dello scalone, per riconoscerlo. Era don Gustavo Guzmán, il conte, il padrone del palazzo e di tutti quei servi.
La sua paura aumentò…

IL CACCIATORE DEL BUIO di Donato Carrisi

.. Poi lui le posò una mano sulla guancia e lei capì che era giunto il momento. Si staccò da lui, sicura che Giorgio si sarebbe chiesto il perchè, forse immaginando un ripensamento. Stava per dirgli quel “ti amo” che aveva trattenuto per tutta la giornata. Ma invece di badare a lei, Giorgio si voltò lentamente verso il parabrezza. Quel gesto la punse nell’orgoglio, come se improvvisamente lei non meritasse la sua totale attenzione. Avrebbe voluto chiedergli spiegazioni, ma si frenò. c’era stupore interrogativo nello sguardo di Giorgio. Allora anche Diana si voltò.
In piedi, davanti alcofano, c’era qualcuno. E li stava fissando.

TRENT’ANNI… E LI DIMOSTRO di Amabile Giusti

La ragazza ha un culo che assomiglia a un mandolino di teak, e indossa uni spaghetto di seta maculata che spaccia per mutanda.
Sta rovistando nel frigo, tra un pezzo di formaggio non proprio fresco e un grappolo di pomodori, a caccia di una lattina di birra incollata alla parete rivestita di brina.
La fisso, e mi trema una palpebra per la rabbia.

L’ORDINE DEL CARDINALE di Gianni Baleani

È un giorno che disperavo di vedere. Il mio lavoro è finito è potrò gettare alle ortiche le fictioni di una vita a ogni apparenza honesta e finalmente dichiarare omne veritate: potrò trascurare la documentazione accumulata in tanti anni: le lettere, i preziosi manoscritti che ho rilegato per meglio serbarli, così pure i miei appunti stesi su fogli malandati. Li sigillerò in una cassa di rovere perché nulla sia negato a chi troverà le carte che dimostreranno veritiera ogni mia historia.
Presto qualcuno verrà. La voce della Vallicella non mente, e sono lieto d’aver posto termine al mio compito, assunto più di vent’anni fa, e tuttavia provo vergogna immensa per la gratitudine che dovrei a chi me lo comandò; troppo mi pesa averlo trascurato fino a oggi e non avergli dato compimento che dopo sì lungo tempo…