Riassunto canto 24 (XXIV) del poema Orlando Furioso

Udito il gran frastuono provocato dal paladino, alcuni pastori si recano sul posto. Vista la pazzia di Orlando cercano subito di fuggire, ma il conte li rincorre e fa una strage di uomini, per poi fare altrettanto con i loro animali.
I contadini cercano anche di difendersi come possono, ma non riescono neanche a ferirlo, essendo lui invulnerabile per incantesimo. Quando oramai nessuno osa più stargli intorno, l’Orlando furioso prosegue oltre nel suo vagare. Girerà tutta la Francia, saccheggiando paesi ed uccidendo uomini ed animali senza distinzione, fino a giungere un giorno presso un ponte.

Tornando a parlare di Zerbino e di Isabella, i due amanti, dopo essersi separati da Orlando, incontrano sulla loro via Odorico, colui che aveva tentato di possedere con la forza Isabella, condotto a cavallo come prigioniero da Almonio, il cavaliere che si era opposto a Odorico ed era stato da lui ferito, e Corebo, il cavaliere allontanato con una scusa da Odorico. Almonio racconta al suo signore gli avvenimenti successivi al rapimento di Isabella.
Tornato alla spiaggia con i cavalli richiesti, Almonio aveva ritrovato solo il compagno ferito ed era stato quindi informato su quanto successo. Una volta guarito Corebo, i due si erano messi alla ricerca del cavaliere infedele e l’avevano trovato presso il re Alfonso d’Aragona.
Almone sfida in duello Odorico, lo sconfigge e su concessione del re lo incatena con l’intenzione di consegnarlo appunto a Zerbino.

Odorico conferma le parole di accusa, dicendo però di aver combattuto oltre ogni limite per non cedere in tentazione, ma l’avversario era stato tanto superiore che alla fine era stato costretto a cedere. Zerbino ricorda la grande amicizia che li aveva sempre uniti e decide quindi di graziarlo, sapendo che è stato vittima d’amore.
Giunge in quel momento tra loro anche il cavallo con in groppa Gabrina, al quale Mandricardo aveva tolto il freno, che viene subito riconosciuta. Per punizione Zerbino fa promettere a Odorico di tenersi per compagna la donna per un anno intero, di condurla ovunque lei voglia andare e di proteggerla da qualunque cavaliere. Odorico non manterrà la promessa, impiccherà infatti la vecchia ad un albero quello stesso giorno, per poi subire lo stesso trattamento per mano di Almonio.

Zerbino manda infine Almonio e Corebo a dare sue notizie alla schiera scozzese e prosegue quindi insieme ad Isabella lunga la via percorsa da Orlando, spinti entrambi dal desiderio di conoscere la sorte del loro salvatore. Arrivano sul luogo dove la pazzia d’Orlando aveva manifestato i primi sintomi; ritrovano la sua armatura, il cavallo Brigliadoro e la sua spada Durindana. Un pastore racconta loro della furia del cavaliere che aveva sparso in ogni luogo gli oggetti che vedono. Isabella e Zerbino raccolgono ogni pezzo e lasciano il tutto su di un pino.

Giunge in quel posto anche Fiordiligi mentre è alla ricerca dell’amato Brandimarte, partito esso stesso alla ricerca di Orlando e poi ritornato a Parigi (ma lei non lo sa). La donna riconosce le armi del paladino e viene a conoscenza della sua sorte.
Giunge poi anche Mandricardo e senza esitare si impossessa della spada Durindana. Zerbino non accetta quel comportamento e subito si lancia contro il guerriero pagano. Il duello è impari: Zerbino si muove velocemente per schivare i colpi dell’avversario e piazzare i propri, ma non può nulla contro l’armatura che in precedenza era appartenuta ad Ettore; i pochi colpi piazzati da Mandricardo vanno sempre a segno e Zerbino si ritrova in breve ferito, privo dello scudo e con l’armatura lacerata.
Devono intervenire le donne, Isabella e Doralice, per calmare l’ira degli uomini e separarli.

Fiordiligi si dispera vedendo allontanarsi in cattive mani la spada dell’amico Orlando. Vuole ora ancora di più ritrovare Brandimarte: per amore, ma anche perché sa che lui sarebbe in grado di riprendere Durindana.
Prosegue oltre il suo viaggio ed un giorno, mentre sta per oltrepassare un ponte, incontra il povero paladino.

Zerbino, calmata l’ira, sente la vita che si spegne non solo a causa delle ferite ricevute e del sangue che continua a perdere, ma anche per il dolore per non essere riuscito a recuperare la spada e per le lacrime che velano gli occhi di Isabella. Lei si dispiace per non essere in grado di salvarlo, lui si dispiace perché la lascia senza guida in un posto non sicuro. Lei dichiara di voler morire per seguirlo nella morte, lui la convince a non compiere quel gesto e muore subito dopo tra le sue braccia.
Giunge sul luogo un eremita ed evita il suicidio di Isabella, raccontandole passi del vecchio e del nuovo testamento che parlavano di donne in situazioni simili alla sua. Alla ricerca di un buon luogo dove seppellire Zerbino, l’eremita conduce la donna in un monastero di monache in Provenza. Incontreranno però sulla loro via un cavaliere che li offenderà ingiustamente.

Tornando a raccontare di Mandircardo, il guerriero, terminata la battaglia, raggiunge una fonte e subito vede arrivare, guidato dal nano mandato da Doralice, Rodomonte, pronto a sfidarlo per vendicarsi della perdita della sua promessa sposa.
Inizia un feroce combattimento tra i due cavalieri pagani; i colpi inferti dall’una e dall’altra parte sono durissimi. Le armature incantate li proteggono da ogni ferita, ma i colpi ricevuti alla testa sono tanto forti da lasciarli a volte storditi.
Il cavallo di Mandricardo prende alla testa, indietreggiando, un colpo diretto al suo padrone e cade morto. Rodomonte viene disarcionato ed il combattimento torna così alla pari. Giunge infine un messaggero mandato da re Agramante per richiamare nelle file dell’esercito tutti i comandanti ed i cavalieri lontani da Parigi. L’accampamento pagano è sotto assedio ed è urgente il loro aiuto.
Su richiesta della donna i due guerrieri sospendono il combattimento, rimandandolo al giorno in cui l’accampamento saraceno sarà stato liberato dall’assedio, così da decidere chi dei due potrà avere Doralice.

Mandricardo è però rimasto senza cavallo, senonché alla stessa fonte arriva anche Brigliadoro.

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