L’INIZIO DEL CAMMINO di Irene Zanetti

Adam era sdraiato su un giaciglio di rami secchi e foglie della foresta, al centro della tenda del grande sciamano.
Indossava solamente un gonnellino di pelle di daino e un bracciale di osso all’altezza del bicipite.
La sua pelle bruna era resa lucida e luminosa dal calore prodotto dai cinque fuochi sacri che lo circondavano.
Dalla posizione in cui si trovava non riusciva a vedere quasi nulla, ma dai rumori che percepiva era in grado di capire in quale parte della tenda si trovava lo sciamano.
“Sei pronto, Adam?” chiese il vecchio saggio portandosi alle sue spalle.
“Sì, sono pronto” rispose il ragazzo stringendo tra le mani alcuni rami fino a spezzarli per la tensione.
Lo sciamano, allora, prese una manciata di polvere rossa e la gettò con decisione in una ciotola di terracotta sospesa sul primo fuoco sacro tramite tre spesse funi.
Un lampo rosso illuminò la tenda e la scosse con un potente scoppio.
Adam ebbe un sussulto.
Il vecchio saggio, girando attorno al ragazzo in un’elegante danza rituale, ripeté la stessa operazione per gli altri quattro fuochi sacri, producendo luci di vari colori e tuoni dalla tonalità sempre diversa.
Terminata la preparazione, lo sciamano intinse la punta di un pennello di bisonte nella prima ciotola e, intonando l’inno al fuoco sacro, si inginocchiò accanto al ragazzo.
Adam tremava, sentiva il sangue pulsargli nelle orecchie e temeva che i battiti accelerati del suo cuore impazzito potessero essere uditi dallo sciamano.
Il vecchio saggio, con la sicurezza donatagli da anni di esperienza, posò la punta del pennello sulla schiena del ragazzo ed iniziò a tracciare rapidi ma precisi segni.
Ogni pennellata trasmetteva ad Adam una forte sensazione di calore, permettendogli di immaginare cosa stesse disegnando lo sciamano senza però arrivare a provare dolore.
Con la mano destra, sicuro di non essere visto dallo sciamano ormai nel pieno della trance, Adam ricreò sulla terra rossa accanto al giaciglio il disegno che sentiva piano, piano comparire sulla sua pelle.
Non riusciva a trattenere la curiosità mista all’ansia di sapere quale sarebbe stato il suo destino.
Tracciò una spirale, numerosi raggi attorno ad essa e alcune linee curve, poi i movimenti dello sciamano divennero troppo veloci e fu costretto a desistere, anche se un’idea si era già fatta largo nella sua mente.
Quando il vecchio saggio ebbe terminato il suo lavoro prese un grosso contenitore pieno di acqua gelata del torrente e la gettò sulla schiena del ragazzo.
Adam lanciò un grido e si trattenne a stento dall’istinto di balzare in piedi.
L’acqua lavò via il colore in eccesso rivelando il tatuaggio temporaneo sottostante: un sole splendente tenuto tra gli artigli di una maestosa aquila.
Il vecchio saggio si affrettò a raggiungere l’altro capo della tenda e, con immensa soddisfazione, suonò tre volte il gong dell’annuncio.
Dall’esterno giunsero grida di gioia, battiti di mani ed il suono ritmico dei tamburi iniziò a riempire l’intera vallata.
Adam si alzò in piedi incredulo. Gli sembrava impossibile che quello che aveva sospettato e segretamente sperato era divenuto realtà.
La Grande Madre aveva parlato e l’aveva chiamato ad intraprendere il cammino per diventare il nuovo capo villaggio.

Racconto di Irene Zanetti, www.irenezanetti.it