Parafrasi COMPLETA canto 4 (IV) del poema Orlando Furioso

Parafrasi COMPLETA del Canto 4 (IV) del poema Orlando Furioso (il castello d’acciaio di Atlante) – Con l’anello rubato a Brunello, seguendo le indicazioni di Marfisa, Bradamante riesce a sconfiggere il mago Atlante e ad annullare il suo incantesimo, facendo scomparire il castello d’acciaio creato come prigione per il saraceno. Ruggiero viene però nuovamente rapito dall’Ippogrifo.
Rinaldo giunge intanto in Scozia e prende in carico la dfesa di Ginevra.

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1
Sebbene il fingere la maggior parte delle volte venga
rimproverato, e fornisca anche indizio di mente malvagia,
si può comunque vedere come in molte situazioni
abbia anche portato evidenti benefici,
evitando danni, critiche ed anche morti;
perché non abbiamo a che fare sempre con amici
in questa, molto più scura che serena,
nostra vita mortale, sempre piena di invidia.

2
Se, dopo lunghi tentativi, molta fatica,
si riesce a trovare una persona che possa essere un vero amico,
alla quale, senza avere sospetti, si possa dire
e rendere quindi chiaro il nostro pensiero;
che deve fare allora Bradamante, la bella amante di Ruggiero,
con quel Bunello che non è né puro né sincero,
ma è invece maestro di simulazione e di finzione,
così come la maga glielo aveva descritto?

3
Anche lei finge; e conviene fare così
trattando con lui, che è il padre della menzogna;
e, come vi ho già raccontato, spesso lei getta
lo sguardo sulle mani di lui, che erano avide e da ladro.
All’improvviso giunge al loro orecchio un forte rumore.
Chiese allora la donna: “Oh Madre gloriosa,
oh Re del cielo, che cosa è questa cosa?”
E rapidamente raggiunse il punto da cui proveniva il rumore.

4
E vdeo così l’oste e tutta la servitù,
chi dalle finestre e chi all’aperto, lungo la strada,
tenere fissi gli occhi verso il cielo
come se ci fosse l’eclisse o il passaggio di una cometa.
Bradamante vede una cosa incredibile,
che non sarebbe stato possibile credere facilmente:
vede passare un grande cavallo alato,
che porta in giro per il cielo un cavaliere armato.

5
Le sue ali erano grandi e multicolore,
e si poteva vedere in mezzo a loro un cavaliere,
con indosso una armatura luminosa e limpida;
ed si dirigeva verso ovest.
Scese di quota e sparì quindi tra le montagne:
e, come diceva l’oste (e diceva una cosa vera),
quel cavaliere era un mago, e passava spesso
da là, a volte da più lontano antre da più vicino.

6
In volo, a volte andava tanto in alto sino alle stelle,
e poiscendeva quasi fino a toccare terra;
e porta sempre con sé tutte le belle
donne che riesce a trovare in quei paesini:
a tal punto che le povere ragazze
che sono o si credono belle
(come se il mago le rapisse proprio tutte)
non escono mai di casa, non escono alla luce del sole.

7
“Il mago possiede un castello sui Pirenei
(raccontava l’oste) costruito con un incantesimo,
tutto in acciaio, ed è così bello e lucente,
che non ne esiste al mondo uno tanto meraviglioso.
Molti cavalieri sono già andati fino a questo castello,
ma nessuno di loro può vantarsi di essere anche poi tornato:
tanto che io credo, signore, e temo anche molto,
o che siano stati fatti prigionieri, o che siano stati uccisi.”

8
La donna ascolta tutto il racconto, e se ne compiace,
pensando già di affrontare, come è sicuro che farà,
tale impresa con l’aiuto dell’anello magico,
sino a sconfiggere il mago e distruggere il castello;
e dice quindi all’oste: “Trovami ora uno dei tuoi servitori,
che conosca quale strada occorre seguire;
perché non poso rimanere più a lungo, essendo il mio cuore tanto
desideroso di scontrarsi contro questo mago.”

9
“Non rimarrai la guida (le rispose
allora Brunello), verrò io insieme a te:
ho con me il percorso da seguire tracciato su una carta, ed anche
altre cose che ti renderanno gradita la mia presenza.”
Si riferiva al suo anello magico; ma non lo fece vedere
né chiarì meglio le sue parole, per non pagarne le conseguenze.
Disse lei: “Mi sarà gradita la tua compagnia”
Volendo dire che l’anello sarebbe diventato poi suo.

10
Quello che serviva dire, lo disse; e non disse invece
ciò che poteva recarle danno con presente il Saracino.
Loste aveva un cavallo che a lei piacque,
essendo buono sia per la battaglia che per i viaggi:
lo comperò e quindi partì non appena sorse
il mattino del bel giorno seguente.
Prese la via che attraversava una stretta valle,
con Brunello a volte davanti a lei, altre dietro.

11
Passando di monte in monte e da un bosco all’altro
giunsero infine dove i monti Pirenei sono talmente alti da
riuscire a mostrare, se non c’è foschia, sia la Francia
che la Spagna, e le loro spiaggie sul Mediterraneo e l’Atlantico,
allo stesso modo in cui gli Apennini mostrano il mare Adriatico
e Tirreno dallo snodo dai cui si scende all’eremo di Camaldoli.
A quel punto, seguendo un sentiero ripido ed impegnativo,
scesero di quota fino a raggiungere una profonda valle..

12
Sorge nel mezzo di questa valle un grande sasso la cui
cima è tutta circondata da un muro di acciaio;
e la cima si innalza così tanto verso il cielo
che tutto ciò che ha intorno rimane al di sotto.
Non pensi di poter salire sin là chi non è capace di volare;
perché ogni fatica risulterebbe inutile.
Disse Brunello: “Ecco il posto dove come prigionieri
il mago trattiene le donne ed i cavalieri.”

13
Su quattro lati il sasso era tagliato, e tale
da sembrare essere perfettamente perpendicolare al suolo.
Da nessun lato c’era né un sentiero e né una scala,
che offrissero la possibilità di salire verso la sua cima:
e sembra quindi evidente che di una animale dotato di ali
quel luogo sia il nido o la propria tana.
Arrivata in quel luogo, Bradamante sa che è giunto il momento
di prendere l’anello a Brunello e far sì che muoia.

14
Ma reputa sia da codardi il fatto di sporcarsi con il sangue
di un uomo disarmato e di natura tanto vile;
consideranto che può facilmente impossessarsi
di quel ricco anello senza la necessità di ucciderlo.
Brunello non si stava preoccupando della propria sicurezza;
così che lei lo prese e lo legò molto forte
ad una alto abete:
ma prima di far ciò, gli levò l’anello dal dito.

15
Nè in seguito alle lacrime, ai gemiti ed ai lamenti
emessi da Brunello, lei lo volle scogliere.
Scese dalla montagna a passi lenti,
fino a raggiungere il terreno in piano sotto la torre.
Ed affinché il mago si presenti per dare battaglia
Bradamante suona il proprio corno:
E dopo averlo suonato, con grida minacciose
lo chiama a scendere in campo, e lo sfida a combattere.

16
Non aspettò molto prima di uscire dalla porta del castello
il mago, avendo ascoltato sia il suono del corno che le grida.
Il destriero alato lo porta per aria a combattere
contro di lei, che sembra ai suoi occhi un fiero cavaliere.
La donna da subito si dà coraggio,
vedendo che il suo avversario non può farle molto male:
da momento che non ha né la spada né un bastone ferrato,
che le possa forare o rompere la corazza.

17
Alla sua sinistra aveva con sé solo lo scudo,
completamente coperto da un telo di rossa seta;
ne la mano destra teneva quindi un libro, dal quale faceva
scaturire, leggendo, i suoi prodigiosi incantesimi:
così che a volte sembrava combattere con la lancia,
e a più di una cavaliere aveva fatto temere di essere colpito;
a volte sembrava ferire con la mazza o con una arma corta,
ma era in realtà lontano e non aveva colpito nessuno.

18
Non è invece un incantesimo il cavallo, ma è vero, è opera
della Natura, perché nacque da una cavalla e da un grifone:
aveva le piume e le ali simili a quelle del padre,
e anche le zampe davanti, la testa ed il muso;
in tutte le altre parti del corpo era invece tale e quale
alla madre, ed il suo nome era Ippogrifo;
come ne nascono sui monti Urali, anche che sono rari,
molto al di là dei mari ghiacciati.

19
Il mago lo portò al suo castello grazie ad un incantesimo;
e dopo che l’ebbe avuto, non si dedicò a nulla d’altro,
ma si impegnò con così grande cura e fatica, che nel giro
di un mese riuscì a cavalcarlo con tanto di sella e briglia:
così che adesso in terra, in aria, in ogni luogo,
lo faceva volteggiare a proprio piacere.
Non quindi come la finzione frutto di un incantesimo, come ogni
altra cosa, ma vero ed al naturale era visto dalla donna.

20
Qualunque altra cosa del mago era finzione; che faceva
vedere una cosa per un’altra, il rosso al posto del giallo:
ma con Bradamante non gli servì però a nulla;
poiché, grazie all’anello, non può essere inganata.
Nonostante ciò, lei sferra parecchi colpi a vuoto, finge di
combattere, e spinge in giro il proprio cavallo;
e si dibatte e si affatica tutta,
come le era stato spiegato prima di giungere in quel posto.

21
E dopo essersi esercita a lungo in questa finzione
a cavallo, volle anche smontare e continuare a piedi,
per poter meglio portare a compimento ciò su cui
l’attenta maga Melissa l’aveva istruita.
Il mago si avvicinò per fare il suo ultimo incantesimo;
poiché né sa né crede possibile che sia stata fatta una difesa;
scopre il proprio scudo, e ritiene cosa certa
che lei cada a terra a causa del suo bagliore incantato.

22
Avrebbe anche potuto scoprirlo subito,
senza dover controllare le mosse dei cavalieri;
ma gli piaceva stare a guardare qualche bel colpo
dato con la lancia o dal roteare di una spada:
così come si può vedere a volte che all’astuto gatto
piace scherzare con il topo per piacere;
e quando quel piacere gli va a noia,
gli dà un morso ed alla fine lo vuole vedere morto.

23
Dico che il mago somigliava al gatto, e gli altri
somigliavano al topo nelle precedenti battaglie;
ma questa somiglianza non c’era stata quando,
con l’anello, Bradamante si era fatta avanti per sfidarlo.
Stava attenta e concetrata nel fare tutto ciò che era necessario
affinché il mago non si potesse avvantaggiare nei suoi confronti;
e non appena vide che il mago aveva scoperto lo scudo,
chiuse subito gli occhio, e si lasciò cadere sul posto.

24
Non perché il forte bagliore generato dal lucido metallo
le avesse fatto male, come era invece solito fare agli altri;
ma si lasciò cadere così che da cavallo scendesse
ed andasse verso di lei il mago, non efficace nell’occasione:
nessuna parte del piano di lei andò storto;
perché non appena Bradamante appoggiò a terra la propria testa,
dopo aver aumentato il moto delle ali,
il cavallo alato atterrò infine seguendo ampie spire.

25
Il mago lascia quindi fissato all’arcione lo scudo, che già
aveva comperto con il telo, e proseguendo a piedi si avvicina
alla donna che, come il lupo nascosto
nella boscaglia fa con il capriolo, lo attende.
senza aspettare oltre, Bradamante si alza in piedi non appena
lo ha vicino, e lo afferra tenendolo saldamente.
Quel povero uomo aveva lasciato in terra
il libro degli incantesimi, che facevano la guerra per lui:

26
veniva correndo incontro alla donna con in mano una catena,
che aveva l’abitudine di portare in vita per farne simile uso;
perché credeva di porterla legare,
come in precedenza era solito fare con gli altri avversari.
La donna l’aveva però subito buttato a terra:
se lui non si riuscì a difendere, io lo scuso facilmente;
perché era troppa la differenza di forza
tra un debole vecchio e le, invece, tanto potente.

27
Pensando di staccargli la testa dal collo, Bradamante
alza velocemente al cielo la mano vittoriosa;
ma dopo aver visto il volto di lui, subito trattiene il colpo,
quasi disprezzando una così vile vendetta;
un rispettabile vecchio con una faccia triste
lei vede essere colui che ha appena messo alle strette,
un vecchio che dal viso rugoso e dalla barba bianca
dimostra di avere una età di settanta anni o poco meno.

28
“Toglimi la vita, tu giovane, per Dio”
diceva il vecchio mago, pieno di ira e di dispiacere;
ma il cuore di lei era invece tanto restio ad ucciderlo,
quanto desirava al contrario di lasciarlo in vita.
Alla donna venne il desiderio di sapere
quale fosse il nome del mago, e per quale motivo
avesse costruito in quel luogo selvaggio
il castello di acciaio, e perché recasse danno a tutti.

29
“Non spinto da intenzioni malvagie, povero me!
(disse tra le lacrime il vecchio mago)
ho costruito questo cascello in cima al sasso,
e nemmeno mi comporto da ladro perché sono avido;
ma faccio tutto ciò solo per riuscire a sottrarre alla morte
un nobile cavaliere, e l’amore che ha mosso le mie azioni,
perché, come il cielo mi ha mostrato, in breve tempo verrà ucciso
a tradimento dopo essersi convertito al cristianesimo.

30
In tutto il mondo, tra il nostro polo e quello australe, non
esiste un altro giovane tanto bello e vigoroso:
il suo nome è Ruggiero, e quando era ancora un bambino
fu allevato da me, che mi chiamo Atlante.
Il desidero di conquistare onore ed anche il suo crudele destino
l’hanno convinto a seguire re Agramante sino in Francia;
ed io, che l’ho sempre amato più di un figlio,
faccio di tutto per allontanarlo dal pericolo e dalla Francia.

31
Ho costruito questa bella fortezza
per mettervi al sicuro il cavaliere Ruggiero,
che fu da me fatto prigioniero, allo stesso modo in cui sperai

che tu fossi fatto oggi prigioniero;
sia donne che cavalieri, come potrai vedere,
vi ho rinchiuso, insieme a tanta altra nobile gente,
così che anche se non può uscire quando vuole, avendo
comunque compagnia, la prigionia non gli arrechi troppo dispiacere.

32
Affinché nessuno chieda di poter andarsene da là su,
mi prendo cura di ogni altro loro piacere;
che quanti piaceri si possono trovare in tutti i luoghi
del mondo, in quella fortezza li si possono trovare tutti:
musiche, canzoni, vestiti, giochi, pietanze,
tutto quanto il cuore può pensare o la bocca chiedere.
Avevo preparato tutto per bene, e tutto andava perfettamente;
ma sei giunto infine tu a guastare tutti i miei piani.

33
Dai, se non hai il cuore meno bello di quanto lo è il tuo viso,
non impedire che si compia il mio onesto proposito!
Prendi il mio scudo (perché io te lo regalo) ed anche quel
destriero che è in grado di muoversi così veloce nel cielo;
e non volerti interessare troppo del castello,
libera uno o due dei tuoi amici, e lascia qui tutto il resto;
oppure libera pure anche tutti gli altri, e non ti chiedo nulla
d’altro se non che tu mi lasci il mio Ruggiero.

34
E se invece sei intenzionata a volermelo togliere,
allora, almeno, prima che tu lo riporti in Francia,
ti piaccia uccidermi, ti piaccia anche liberare questa mia anima
triste dal suo involucro, oramai decrepito e rinsecchito!”
Rispose a lui Bradamante: “Voglio rimettere lui
in libertà: tu, se vuoi continua anche a chiaccherare;
e non mi offrire in dono il tuo scudo,
o quel destriero alato, perché sono già miei e non più tuoi:

35
ed anche se dipendesse ancora da te il darli o toglierli,
non mi sembrerebbe comunque convenente lo scambio che proponi.
Tu dici di tenere prigioniero Ruggiero per evitargli
l’influsso maligno dei suoi astri.
O non puoi conoscerlo, questo influsso, o non puoi evitargli,
conoscendolo, ciò che il cielo ha stabilito per lui; ma se
non sei riuscito neanche a prevedere la tua vicina sconfitta,
sicuramente peggio prevedi il male che dovrà ancora accadere ad altri.

36
Non pregarmi di ucciderti, perché le tue preghiere
sarebbero solo inutili; e se comunque vuoi morire,
sebbene tutto il mondo neghi di darla,
sappì che un animo forte può benissimo ottenerla da solo.
Ma prima di avere liberato la tua anima dal corpo,
apri le prote, libera tutti i tuoi prigionieri.”
La donna disse così, e intanto
spingeva il mago verso l’enorme roccia.

37
Legato con la sua stessa catena
procedeva il mago Atlante, e dietro di lui Bradamante,
che anche così non si fidava ancora troppo di lui,
sebbena alla vista sembrava essere tutto arrendevole.
Non se la porta dietro per molti passi
che subito trovano ai piedi del monte la fenditura
e gli scalini per i quali si sale a spirale,
e per questa via salirono fino a raggiungere la porta del castello.

38
Il mago Atlante toglie dalla soglia un sasso,
con scolpite lettere e figure magiche.
Sotto il sasso ci sono dei vasi, chiamati vasi di terracotta, dai quali
esce sempre del fumo, e che hanno al loro interno un fuoco misterioso.
Il mago li rompe; ed improvvisamente il monte
rimane completamente deserto, inospitale e selvaggio;
da nessuna parte è più visibile un muro o una torra,
come se ma ci fosse stato lì un castello.

39
Il mago si liberò a quel punto dalla donna,
così come a volte il tordo si libera dalla rete;
e con il mago scomparve allo stesso tempo anche il castello,
lasciando in libertà tutta la compagnia di prigionieri:
Le dame ed i cavalieri si ritrovarono così fuori
dalle splendide stanze, in aperta campagna:
e per molti di loro non fu una cosa gradita:
perché la liberazione tolse a loro grandi piaceri.

40
Qui si trova re Gradasso, qui c’è Sacripante,
qui si trova anche Prasildo, il nobile cavaliere
che era giunto dall’oriente insieme a Ruggiero,
e con lui Iroldo, una coppia di veri amici.
Infine la bella Bradamante ritrovò
qui anche il suo tanto desiderato Ruggiero,
il quale, dopo che fu sicuro di averla riconosciuta,
le fece una buona e festosa accoglienza;

41
come era giusto fare alla donna che più dei propri occhi,
più del proprio cuore, più anche della propria vita
Ruggierò amò sin dal giorno il cui lei si tolse l’elmo
per farsi vedere da lui, e poi così ferita (da Martasino).
Sarebbe cosa lunga raccontare come, perché e per
quanto tempo nella foresta selvaggia e solitaria andarono l’uno
in cerca dell’altro per tutta la notte ed il giorno luminoso;
ma non riuscirono mai più ad incontrarsi, se non ora qui.

42
Ora che la vede in quel possto, sapendo bene che lei
sola è stata la persona ad averlo liberato,
ha il cuore pieno di tanta gioia, da dichiararsi
tanto fortunato e felice da non avere in questo eguali al mondo.
Scesero lungo monte e quindi quindi scesero in quella
valle dova la donna era risultata vincitrice sul mago,
e dove trovarono ancora l’Ippogrifo,
che aveva ancora al suo fianco lo scudo coperto dal telo.

43
Bradamante si avvicina all’animale per prederlo per il morso:
ma lui l’aspetta fintanto che lei non gli si accosta;
poi spiega le ali nell’aria serena, prende il volo,
e si posa nuovamente a terra non molto lontano.
Lei lo segue: ma l’Ippogrifo, esattamente come fatto prima,
si leva in aria, senza allontanarsi troppo dalla donna;
come fa la cornacchia sull’arida sabbia,
portandosi dietro il cane ora da una parte ed ora dall’altra.

44
Ruggiero, Gradasso, Sacripante, e tutti
quei cavalieri che erano scesi con loro dalla roccia,
chi più in alto, chi più in basso, si vanno a mettere
dove sperano che l’Ippogrifo torni a posarsi. Ma l’animale,
dopo aver condotto in giro gli altri, che lo seguivano senza
successo, fin sopra le cime più alte
ed anche sul fondo delle umide vallate tra quei monti,
si fermò infine vicino a Ruggiero.

45
Questo avvenimento fu opera del mago Atlante,
che non ha perso la caritatevole voglia
di salvare Ruggiero dal grande pericolo che incombe su di lui:
pensa solo a questo e solo di questo si preoccupa.
Perciò ora gli mette l’Ippogrifo di fronte,
per poterlo allontare in questo modo dall’Europa.
Ruggiero lo prende e pensa anche di poterlo portare con sé;
ma l’animale invece si ferma e non vuole seguirlo.

46
Il coraggioso uomo scende allora da Frontino
(Frontino era il nome del suo destriero),
e sale in groppa al cavallo capace di volare,
e con gli speroni si mette ad aizzare il suo fiero cuore.
L’Ippogrifo corre per un pò, poi punta i piedi sul terreno
e sale infine verso il cielo, volando via più leggiero
del falcone reale, al quale il falconiere ha levato il cappuccio
al momento opportuno, mostrandogli la preda.

47
La bella Bradamante, che vede così in alto nel cielo
e così a rischio il suo amato Ruggiero,
resta tanto sbalordita da non riuscire
per parecchio tempo a ritornare in sé, a ritornare alla realtà.
Ciò che aveva sentito raccontare su Ganimede, che a casua
della sua bellezza fu portato in cielo lasciando Troia,
il regno del padre, crede che stia accadendo anche a Ruggiero,
che non né meno gentile né meno bello di Ganimede.

48
con gli occhi fissi al cielo segue il suo amato fintanto che
glielo consente la vista; ma quado si è oramai allontanato tanto
che la vista non riesce proprio a stargli dietro,
lascia che sia il suo pensiero a seguirlo per sempre.
Nondimeno dai sospiri, dai lamenti e dal pianto
non ha ma non vuole neanche avere pace né tregua.
Dopo che Ruggiero sparì dalla sua vista,
rivolse i propri occhi al buon cavallo di lui, Frontino:

49
e decise fermamente di non abbandonarlo,
di non lasciarlo preda del primo che fosse giunto;
ma decise di portarlo con sé, per ridarlo poi
al suo padrone, che spera di poter rivedere ancora.
L’Ippogrifo si innalza nel cielo e Ruggiero non può fermarlo:
vede rimanere in basso le cime di tutti i monti
e le vede anche appiattirsi tanto, da non riuscire più a
distinguere dove la terra sia piana e dove invece no.

50
Dopo essere salito tanto in alto nel cielo, che grande come un
piccolo punto può sembrare da chi lo guarda dalla terra,
prende la via verso la Spagna, là dove il sole tramonta quando
compie esattamente una orbita in congiunzione con il Cancro;
e si muove per l’aria come una nave spalmata di pece
a favore della quale in mare aperto soffia un vento propizio.
Lasciamolo andare, che farà un lungo viaggio,
a torniamo invece a raccontare del paladino Rinaldo.

51
Il giorno dopo la sua partenza e quello dopo ancora, Rinaldo
percorre velocemente, spinto dal vento, un lungo tratto di mare,
a volte procedendo verso l’oriente, altre verso nord, verso le
costellazioni dell’orsa, grazie al vento vento che giorno e notte
non smette mai di soffiare. Approdò infine in Scozia,
là dove è visibile la selva di Darnantes,
che spesso, tra gli antici ed ombrosi alberi,
sembra ancora risuonare del rumore di armi in battaglia.

52
Vanno alla sua ricerca i cavalieri erranti,
famosi nell’esercizio delle armi, di tutta la Bretagna,
delle regioni vicini ed anche di quelle lontane,
della Francia, della Norvegia e della Germania.
Chi non ha un grande valore in questa arte, non proceda oltre;
perché in quel luogo dove cerca l’onore, prò trovare solo la morte.
Al suo interno hanno compiuto grandi imprese Tristano,
Lancillotto, Galasso, Artù e Galvano,

53
ed anche altri cavalieri famosi sia della nuova (di Artù)
che della vecchia (del padre di Artù) Tavola Rotonda
di più di una loro impresa sono ancora visibili
i monumenti ed i trofei sfarzosi.
Rinaldo riprende le sue armi ed il suo cavallo Baiardo,
e subito si fa lasciare sulle spiagge ombrose,
ed al capitano della nave ordina di staccarsi dalla costa
per andarlo ad aspettare a Berwick.

54
Senza scudiero al seguito e senza nessuna altra compagnia
il cavaliere si avvia all’interno di quell’immenso bosco,
seguendo ora uno ed ora un’altro sentiero, dove ritiene di poter
avere maggiori probabilità di imbattersi in insolite avventure.
Il primo giorno capitò presso una abbazia,
che spende buona parte dei suoi averi
per rendere onore, nei suo bel monastero,
alle donne ed ai cavalieri in viaggio per quei luoghi.

55
I monaci e l’abate fecero una grande accoglienza
a Rinaldo, il quale chiese loro
(non prima che con le delizione pietanze da loro offerte
avesse ristorato abbondantemente il suo stomaco)
come i cavalieri potessero riuscire a trovate
spesso in quel territorio dello avventure da affrontare,
con le quali, compiendo imprese degne di lode,
l’uomo possa dimostrare di meritare critiche o stima.

56
Gli risposero che semplicemente girovagando in quei boschi
avrebbe potuto trovare molte avventure insolite; ma così
come i luoghi sono oscuri, anche le imprese possono esserlo;
perché la maggior parte delle volte non se ne avrà mai notizia.
Dissero: “Cerca di andare dove tu possa essere sicuro
che le azioni non restino ignote, sconosciute,
così che dietro al pericolo ed alla fatica spesa
possa seguire la fama, e ne faccia le giuste lodi.

57
E se davvero vuoi dare prova del tuo valore,
è pronta per te la più meritevole impresa
che mai, nell’età antica ed anche in quella nuova,
sia stata intrapresa da un cavaliere.
La figlia del nostro re, Ginevra, si trova in questo momento
bisognosa di aiuto e di difesa
contro un barone di nome Lurcanio,
che cerca di toglierle sia la vita che la reputazione.

58
Questo Lurcanio l’ha accusata di fronte al padre
(forse spinto solo dall’odio e non dalla ragione)
di averla vista a mezza notte
mentre faceva salire un amante da un balcone.
Stando alle leggi del regno, sarà condannata
al rogo se non trova un campione nell’arte delle armi
che entro un mese, ormai prossimo al suo termine,
metta a tacere l’ingiusto accusatore.

59
La dura legge che è in vigore in Scozia, legge crudele e severa,
vuole che ogni donna, qualunque sia la sua classe sociale,
che si congiunge ad un uomo senza essergli moglie,
se viene di questo accusata, deve essere punita con la morte.
E non si può impedire che muoia sul rogo,
a meno che in suo soccorso non venga un forte cavaliere
che assuma la sua difesa, e che sostenga con le armi
che la donna è innocente e quindi non meritevole di morire.

60
Il re, che soffre per la sorte della bella Ginevra
(questo è il nome di sua figlia)
ha reso noto con un bando in tutta la città e nel castello
che se qualcuno è disposto a prendere la sua difesa,
nel caso che riesca a liberarla dalla vile calunnia
(purché sia nato da una nobile famiglia),
l’avrà in moglie, ed avrà in dono un regno, il quale
sarà l’adegata dote per una donna di tale livello.

61
Ma se tra un mese non si sarà presentato nessuno in sua difesa,
o qualcuno si presenterà ma perderà la sfida, allora sarà uccisa.
Ti conviene prendere in carico una simile impresa,
piuttosto che andare vagando per i boschi in questo modo:
oltre all’onore ed alla fama che te ne derivano
che seguiranno il tuo nome in eterno, guadagni
anche la più bella tra tutte le belle donne che esistono al mondo
(da Est) tra il fiume Indo e (ad Ovest) le colonne di Ercole:

62
ed insieme a lei una grande ricchezza, ed un regno tale
che ti più far vivere per sempre felice;
ed avrai la riconoscenza del re, se resuscitato
sarà da te il suo onore, che è ultimamente quasi spento.
Secondo le regole della cavalleria tu sei quindi obbligato
a vendicare l’alto tradimento di cui è stata vittima
questa donna, che, per opinione comune a tutti,
è in realtà un esempio di pudore.”

63
Rinaldo pensò a lungo alla proposta ed infine rispose:
“Una donzella quindi deve morire
solo perché ha lasciato sfogare tra le sue amorose
braccia la grande passione, il grande desiderio del suo amante?
Sia maledetto chi ha imposto una simile legge,
e sia maledetto anche chi la può tollerare!
Una donna crudele può meritare di morire,
non chi dà la vita per il suo fedele amante!

64
Sia pure vero od anche falso che Ginevra si sia presa
il suo amante, io non mi interesso a questo:
mi complimenterei molto con lei per averlo fatto,
se fosse riuscita a tenerlo nascosto.
Tutta la mia volontà è ora rivolta verso la sua difesa:
datemi soltanto uno che mi possa guidare velocemente,
e che mi conduca là dove si trova l’accusatore della donna;
dal momento che con l’aiuto di Dio spero di toglierla dal dolore.

65
Non voglio già dire che lei non l’abbia fatto,
dal momento che, non sapendolo, rischierei di dire il falso:
dirò chiaramente che per una simile azione non deve
cadere su di lei nessuna punizione;
e dirò anche che fu un uomo ingiusto e che fu anche matto
colui che ha fatto in passato queste leggi crudeli;
si devono revocare in quanto inguste,
e con maggior saggezza si deve fare una nuova legge.

66
Se lo stesso ardore, se un pari desiderio
rende incline e costringe l’uno e l’altro sesso
al dolcissimo compimento dell’atto amoroso, che è visto
dal popolo volgare come un grave eccesso;
perché si deve punire e rimproverare la donna,
che con un compagno o più di uno abbia commesso
ciò che l’uomo fa con tutte quante ne ha desiderio,
e viene per questo addirittura lodato, non solo non viene punito?

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Con questa legge iniqua, disuguale, vengono fatti
alle donne dei torti veramente evidenti;
e con l’aiuto di Dio spero di dimostrare che è veramente grave
che sia stato per così tanto tempo tollerato.”
Rinaldo ebbe il consenso di tutti i monaci
sul fatto che gli antichi fossero stati ingisti e poco cauti
a consentire, tollerare una legge così iniqua,
e si comporta male anche il re, che potrebbe ma non l’ha corretta.

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Dopo che la luce candida e rossastra
del nuovo giorno offrì alla vista il mondo,
Rinaldo prende le sue armi ed il suo cavallo Baiardo,
e prende con sé uno scudiero di quella abbazia,
che viaggia con lui per molte leghe e miglia,
sempre all’interno di quel bosco orribilmente spaventoso,
verso quel luogo dove l’insolita disputa
che coinvolge Ginevra deve essere decisa con un duello.

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Cercando di rendere più breve il cammino, Rinalsco e lo scudiero
avevno lasciato la strada principale per seguire un sentiero
quando sentirono il suono di un gran piangere
che riempiva ogni luogo della foresta, da tutte le parti.
Rinldo spinse il cavallo Baiardo, l’altro il proprio ronzino
verso una valle dalla quale proveniva quel grido:
videro in mezzo a due briganti di strada una donzella,
che da lontano sembrava essere molto bella;

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ma tanto piena di lacrime ed afflitta quanto
mai donna o donzella od altra persona sia mai stata.
I due briganti le sono al fianco con la spada sguainata
con l’intenzione di bagnare l’erba con il suo sangue.
La donna con le sue preghiera cercava di posticipare un poco
la sua morte, finché la pietà si mosse in suo aiuto.
Giunse sul posto Rinaldo; e non appena si accorse della
situazione, corse in suo aiuto con alte grida e minaccie.

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I due briganti voltarono le spalle, si misero in fuga, non appena
videro giungero da lontano il cavaliere in soccorso alla donna,
e si nascosero appiattendosi in una profonda valle.
Il paladino Rinaldo non si preoccupò di seguirli:
giunse presso la donna, e quale sia la grande colpa commessa
che le ha fatto rischiare una simile punizione, cerca di farsi
dire; e per guadagnare tempo, fa scendere lo scudero da
cavallo, fa salire lei, e torna quindi a percorrere il sentiero.

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E mentre poi sta cavalcando, la guarda con maggiore attenzione
e vede quanto la donna sia bella e di modi amabili,
sebbene fosse ancora tutta spaventata
per la paura che ebbe di morire.
Dopo che le fu ancora chiesto
chi era stato a condurla in una così infelice situazione,
lei cominciò con voce umile a raccontare
ciò che io voglio ora rimandare al canto successivo.