Parafrasi canto 9 (IX) del poema Orlando Furioso

Parafrasi del Canto 9 (IX) del poema Orlando Furioso – Il paladino Orlando è alla disperata ricerca dell’amata Angelica; durante il suo viaggio giunge ad Anversa ed accetta di soccorrere Olimpia, figlia del conte d’Olanda, alla quale il re di Frisia Cimosco aveva impedito di sposare l’amato Bireno.

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1
Cosa non riesce a fare ad un cuore a lui assoggettato
l’amore crudele e traditore,
dato che ad Orlando riuscì a togliere dal petto
la tanta fedeltà che avrebbe dovuto dimostrare a Dio?
Fu saggio e pieno di rispetto,
e della santa chiesa fu il difensore;
ora per un amore vano, poca dello zio Carlo,
poca di sé stesso e meno ancora di Dio ha cura.

2
Ma io purtroppo lo scuso del suo atteggiamento, e mi rallegro
anche di avere in comune con lui un tale difetto;
poiché anche io sono debole e malato nel badare al bene di me stesso,
sano e vigoroso ad perseguire invece il mio male.
Orlando se ne và tutto vestito da saraceno,
senza che gli importi di abbandonare tanti amici,
ed attraversa il luogo dove, dall’Africa e dalla Spagna,
la gente si era accampata in aperta campagna.

3
Anzi, non proprio accampata, perché sotto
gli alberi ed tetti la pioggia li ha sparsi
un da ogni parte in piccoli gruppi;
c’è chi alloggia più di stante e chi più vicino all’accampamento.
Ognuno dorme affranto dalla fatica:
chi steso per terra e chi in piedi appoggiato ad una mano.
Dormono ed il conte ne potrebbe uccidere molti,
Orlando non mette però mai mano alla sua spada (Durindana).

4
Il generoso Orlando ha talmente tanto animo nobile
che prende nemmeno in considerazione l’uccidere persone addormentate.
Ora questo ed ora quel luogo ispeziona,
per trovare un indizio del passaggio della sua donna.
Se incontra qualcuno sveglio, sospirando
gli descrivi gli abiti e l’aspetto di Angelica;
e poi chi chiede che per cortesia
gli indichi la direzione dove poterla trovare.

5
Giunse infine il giorno chiaro e lucente,
fece ricerche per tutto l’esercito saraceno:
facilmente lo poteva sicuramente fare
perché addosso aveva abiti arabi.
Lo aiuto in questo in ugual misura,
il fatto di conoscere altra lingue oltre al francese
ed il saper parlare, in particolare, l’africano tanto speditamente
che sembra essere originario di Tripoli.

6
In quel luogo cercò dappertutto, ne fece la sua dimora
per tre interi giorni, con il solo scopo di ritrovare Angelica.
Poi dentro alle città e fuori nei villaggi sperduti
non solo esplorò tutte le regioni della Francia nei dintorni di Parigi,
ma anche l’Uvernia ed anche la Guascogna
fino all’ultimo sperduto villaggio;
e cercò dalla Provenza, alla Bretagna
e dai Pirenei, fino ai confini della Spagna.

7
Tra la fine di Ottobre e l’inizio di Novembre,
nella stagione invernale, nella quale il vestito di foglie
vede essersi rimosso ed i rami essersi scoperti,
la tremante pianta, fino al punto da rimanere nuda,
e gli uccelli insieme migrano, vanno per cielo,
Orlando iniziò l’amorosa ricerca
e non l’abbandonò per tutto il successivo inverno
e nemmeno la trascurò in primavera.

8
Un giorno, passando, come era ormai solito,
di paese in paese, arrivò dove
i Normanni vengono separati dai Bretoni da un fiume, il Quesnon,
che va verso il vicino tranquillo mare,
scorrendo gonfio e bianco di schiuma
per la vene sciolta e le piogge di montagna;
e la forza dell’acqua aveva distrutto completamente
e trascinato con sé il ponte, impedendo quindi il suo attraversamento.

9
Con gli occhi cerca da uno e dall’altro lato
Orlando, lungo le rive, per poter vedere
(non essendo né un pesce né un uccello)
il modo di poter mettere piede dall’altra parte del fiume.
Alla fine vede che un battello gli viene incontro,
alla cui poppa siede una fanciulla,
la quale fa segno ad Orlando di voler proprio arrivare dove lui si trova,
senza neanche aspettare che il battello arrivi a terra.

10
No pone sulla terra la prua, perché sospetta che lui
possa imbarcarsi contro la sua volontà.
Orlando prega la donzella che sulla barca
lo prenda con sé e lo riponga poi sull’altra sponda.
Lei gli risponde: “Sulla barca non sale nessun cavaliere
che prima non mi abbia promesso, sulla sua parola,
di combattere, a mia richiesta, la battaglia
più giusta e più onesta che ci possa essere al mondo.

11
Dal momento che, cavaliere, avete desiderio
di metter piede sull’altra sponda con il mio aiuto,
promettetemi allora, prima che finisca
il prossimo mese,
che vi unirete al re d’Irlanda,
presso il quale si sta raccogliendo la grande flotta
per distruggere l’isola di Ebuda,
che, tra tutte le isole bagnate dal mare, è la più crudele.

12
Voi dovete sapere che passata l’Irlanda,
tra le molte isole che si incontrano, si trova l’isola
chiamata Ebuda, che, per legge, manda
il proprio popolo avido a rubare di tutto nei sui dintorni;
e quante donne riesce a catturare, pietanze
tutte destinate ad un animale sempre affamato
che si presenta ogni giorno sulla spiaggia,
e trova così sempre una nuova donna o ragazza di cui nutrirsi.

13
Mercanti e corsari, che navigano tutto intorno,
catturano donne in grossa quantità, soprattutto tra le più belle.
Potete benissimo contare, una ogni giorno,
quante tra donne e ragazze siano morte.
Ma se voi potete provare pietà,
se non siete completamente contrario all’Amore,
siate contento di essere stato nominato per unirvi a coloro
che partono per ottenere un così benevole risultato.”

14
Orlando volle, a fatica, udire tutta la storia,
e subito giurò di partecipare in prima linea a quell’impresa,
come colui che qualunque azione crudele e ingiusta
non può sentire, e gli dispiace ascoltarla.
Iniziò a pensare e fu quindi indotto a temere
che quella gente avesse preso Angelica,
poiché l’aveva ormai cercata in ogni direzione
ma nonostante tutto non era riuscito ancora a trovarla.

15
Questa nuova ipotesi tanto gli confuse
e gli fece dimenticare ogni iniziale progetto,
che, tanto più in fretta poteva, decise
di navigare verso quel regno ingiusto, crudele.
Non fece neanche terminare il giorno seguente,
che presso Saint-Malo trovò una imbarcazione
sulla quale salire, e issate le vele
passò nella notte l’isolotto di Mont Saint-Michel.

16
Saint-Brieuc e Lantreguier si lascia sulla destra
e prosegue costeggiando le grandi spiagge Bretoni,
per poi dirigersi verso la bianca scogliera (di Dover)
che fece sì che l’Inghilterra fosse chiamata Albione dai Romani.
Il vento, che proveniva da sud, venne però meno;
iniziò invece a soffiare da nord-ovest
con tanta forza da fare piegare al contrario
tutte le vele, così che la nave è ora spinta dalla poppa.

17
Quanto l’imbarcazione era avanzata
in quattro giorno, tanto tornò indietro in un solo giorno,
mantenuta in alto mare dal buon condottiero
in modo che non sbatta contro la costa, infrangendosi come fragile vetro.
Il vento, dopo essere stato furioso
per quattro giorni, il quinto si chetò, cambio velocità:
senza alcuna difficoltà, opposizione, lascio entrare la nave
alla foce della Schelda, fiume di Anversa.

18
Non appena entrò nella foce lo stanco
condottiero, Orlando, con la sua imbarcazione malconcia, ed approdò,
fuori da una città che sorgeva sul fianco destro
di quel fiume, scese sulla riva un vecchio,
molto anziano, a quanto la bianca chioma
dava a vedere; l’uomo, tutto cortese,
dopo aver salutato, si rivolse  al conte,
pensando che fosse il loro capo.

19
Gli chiese, prendendo le parti di una Donzella,
se non gli dispiacesse andare da lei,
la quale, avrebbe lui visto, essere oltre che bella
anche gentile e cortese più di ogni altra donna al mondo;
oppure, se lui avesse preferito, aspettare che fosse lei
a venirlo a trovare fino alla nave:
non avesse voluto essere più difficile da convincere, degli altri
cavalieri erranti giunti in quel luogo;

20
perché nessun altro cavaliere, arrivato
a quella foce o dal mare a per terra,
aveva evitato di dialogare con la donzella
per consigliarle come agire nella sua situazione crudele.
Udito questo, Orlando sulla riva
scese veloce senza indugiare minimamente;
e con modi gentili e pieni di cortesia,
dove il vecchio lo condusse, lui si incamminò.

21
Attraverso la città il paladino Orlando fu condotto
dentro un palazzo, nel quale, salendo le scale,
trovò una donna piena di dolore,
per quanto il suo viso lasciava intendere,
ed anche per i drappi neri che coprivano dappertutto
sia le sale, sia le camere e le loggie.
La donna, dopo aver accolto Orlando in modo cortese e pieno di decoro,
fattolo accomodare, gli disse con voce triste:

22
“Io voglio che sappiate che la figlia
sono stata del conte d’Olanda, a lui tanto cara
(nonostante non fui la sua unica prole,
essendo in compagnia di due fratelli),
che qualunque cosa gli chiedessi, da lui risposta
negativa non ricevetti mai.
Stando lieta in questa bella condizione, accadde
che ne la nostra terra giunse un duca.

23
Era il duca di Zeeland ed era diretto
in Spagna per combattere con gli Arabi.
Il fatto che era uomo giovane e bello
e che io non avevo provavo da tempo il sentimento d’amore,
con poca guerra mi fecero sua prigioniera d’amore;
tanto più che, per quanto dal di fuori sembrava,
io credevo e credo ancora, e credo anche di credere il vero,
che egli mi amasse ed ancora mi ami con cuore sincero.

24
Quei giorni che il vento, contrario alla navigazione,
contrario agli altri, a me invece favorevole, lo trattenne
(giorni che per gli altri furono quaranta, per me passarono in un momento;
tanto fuggirono velocemente),
insieme, più volte, discutemmo insieme
dove il matrimonio, con solenne
rito, al suo ritorno, si sarebbe tenuto tra noi due,
lui fece a me la promessa, ed io la feci a lui.

25
Bireno era si appena separato da noi
(Bireno è il nome del mio fedele amante),
che Cimosco, re di Frisia (la quale, quanto le due rive del fiume Reno
distano in corrispondenza della foce, è da noi distante),
progettando di darmi in sposo suo figlio,
che unico aveva al mondo, chiamato Arbante,
manda i più importanti dignitari del suo paese
a chiedermi in sposa, per il figlio, al mio padre in Olanda.

26
Io che al mio amante, Bireno, della parola data
non posso venire meno, poiché gli avevo dato la mia parola,
ed anche se potessi, l’Amore non mi concede di
poterlo volere e che io possa essere tanto poco riconoscente;
per mandare a monte la trattativa di nozze che era stata già allestita
in modo tanto efficace, ed anche quasi portata a termine,
comunico a mio padre che prima che in Frisia
mi conceda come sposa, io voglio essere uccisa.

27
Il mio buon padre, al quale piaceva solamente ciò
che a me piaceva, non volendomi assolutamente turbare,
per consolarmi e fare quindi cessare il pianto
mio, ruppe la trattativa di nozze;
il re di Frisia, peccatore di superbia, di tale azione tanto
si sdegnò e tanto iniziò ad odiarci,
che invase l’Olanda e iniziò una guerra
che provocò la morte di tutti i miei familiari.

28
Oltre ad esser robusto e molto possente,
tanto che si trovano pochi eguali della nostra età,
e così astuto, furbo, nel fare del male, che agli altri a niente
giova la propria prestanza fisica, l’ingegno e l’audacia;
porta con se una certa arma che la gente antica
non ha mai potuto vedere, ed ad eccezione di lui, neanche la nuova gente:
un archibugio (un ferro bucato), lungo circa due braccia,
dentro al quale infila della polvere ed una palla.

29
Con una miccia accesa, sul retro della canna, dove è chiusa,
tocca un piccolo foro che a malapena si riesce a vedere;
allo stesso modo in cui il medico è solito toccare
nel punto in cui dovrà ricucire una vena:
a quel punto la palla viene espulsa con un tale frastuono,
che si può dire che tuona e balena, simile ad un temporale;
e non meno di quanto è solito fare un fulmine dove colpisce,
tutto quello che tocca brucia, abbatte, spezza e distrugge.

30
Mise due volte in fuga il nostro campo
con questo archibugio, ed uccise i miei due fratelli:
durante il primo assalto uccise il primo, al quale il colpo,
rotta la corazza, gli indirizzò in mezzo al cuore;
durante l’altro combattimento al secondo fratello, che insieme agli altri
fuggiva, separò l’anima dal corpo, lo uccise.
Da lontano, lo colpì sulla schiena
e fuori dal petto fece uscire la palla.

31
Un giorno, difendendosi mio padre
dentro al castello, unica cosa che gli era rimasta,
poiché aveva perso tutto il resto che possedeva nei pressi del castello,
lo ammazzò con un colpo simile;
perché mentre andava e veniva per il castello,
occupandosi ora di questa ed ora di altra faccenda,
fu colpito in mezzo agli occhi dal traditore,
che da lontano lo aveva preso di mira.

32
Morti i due fratelli ed il padre, e rimasta io
quindi unica erede dell’Olanda meridionale,
il re di Frisia, avendo desiderio
di impossessarsi del mio stato,
mi fece sapere, e fece sapere al mio popolo,
che concedeva pace e tregua,
si io avessi ora voluto, ciò che precedentemente non avevo voluto,
prendere per marito suo figlio Arbante.

33
Io, non tanto per l’odio, che pesante nutro
nei confronti suoi e di tutta la sua ingiusta stirpe,
lui che ha ucciso i miei due fratelli e mio padre,
ha saccheggiato, bruciato e distrutto la mia patria,
ma piuttosto perché non voglio fare un torto a Bireno,
al quale avevo già fatto la promessa
che non sarei andata in sposa a nessun altro uomo,
se non a lui quando dalla Spagna sarebbe tornato da me.

34
“Piuttosto che soffrire per questo torto, voglio altri mali cento
da patire (al re io rispondo), e rischiare il tutto per tutto;
essere uccisa, bruciata viva, e siano pure al vento
sparse le mie ceneri, piuttosto che accettare la proposta.”
Il mio popolo cerca da questo intento
di distogliere la mia volontà: alcuni mi pregano, altri mi minacciano di
dare in mano al re me e tutto il castello, prima
che la mia ostinazione ci faccia uccidere tutti.

35
Così, dopo che le minacce e le preghiere invano
videro essere pronunciate, poiché ero ostinata nella mia decisione,
si misero d’accordo con il re di Frisia, e nelle sue mani,
come avevano dichiarato, misero me ed il castello.
Cimosco, senza commettere alcun atto incivile,
mi assicura di non minacciare né alla mia vita né al mio regno,
purché io addolcisca la mia ostinata volontà
e mi conceda in moglie a suo figlio Arbante.

36
Io, che mi vedo in questo modo costringere, voglio,
per uscire dal suo controllo, uccidermi;
ma se prima non riesco a vendicarmi, soffro
più di questo che di tutta l’ingiustizia che ho dovuto patire.
Penso a molti modi di agire, e vedo che nella mia disgrazia
può aiutarmi solo il fingere:
fingo quindi di desiderare ardentemente, non solo di non disdegnare,
di poter essere perdonata e poter diventare sua nuora.

37
Tra le molte persone che era stati
già al servizio di mio padre, scelgo due fratelli
dotati di grande ingegno e coraggio,
ma più di ogni altra cosa di sincera fedeltà, come coloro
che ci hanno cresciuto nella corte ed allevati
sono stati insieme a noi sin da quando erano teneri bambini;
tanto a me devoti, che a loro poco sembrerebbe
il dover dare la propria vita per la mia salvezza.

38
Confesso a loro il mio progetto:
loro promettono di essermi d’aiuto.
Uno raggiunge le Fiandre e lì arma una nave,
trattengo invece l’altro con me in Olanda.
Ora, mentre gli stranieri e gli abitanti d’Olanda
venivano invitati alle nozze, si venne a conoscenza
che Bireno aveva armato una flotta in Spagna
e per venirci in aiuto aveva lasciato il porto.

39
Dal momento che, combattuta la prima battaglia
nella quale un mio fratello fu sconfitto ed ucciso,
spedii di tutta fretta un corriere in Spagna
perché portasse la triste notizia a Bireno;
ma mentre Bireno si affannava per la notizia ed arma la flotta,
il re di Frisia conquistò il resto del paese.
Bireno, non sapendo nulla di ciò che era accaduto,
per darci il suo aiuto aveva fatto salpare la flotta.

40
Cimosco, informato di questo fatto,
lascia il figlio a prendersi cura delle nozze
e con la sua armata si mette in mare:
si scontra con il duca, spacca, brucia e distrugge la sua flotta,
e, fortuna volle, lo fa prigioniero;
ma la notizia di questo fatto non giunge a noi.
Il giovane intanto diviene mio marito e si vuole
coricare con me non appena viene sera, si corica anche il sole.

41
Io avevo però fatto nascondere dietro le tende del letto
il mio fedele servitore, che rimase immobile
fino a che non vide lo sposo avvicinarsi a me;
non aspettò neanche che si fosse disteso sul letto,
che alzò una accetta, con una gran
forza lo colpì dietro la nuca
e gli levò la parola e la vita, lo uccise:
io saltai in piedi prontamente e gli tagliai la gola.

42
Come il bue è cade abbattuto al macello,
allo stesso modo cade lo sciagurato giovane, per vendetta
verso il re Cimosco, più di chiunque altro malvagio;
così chiamato, malvagio, è il re di Frisia,
perché l’uno e l’altro fratello mi aveva ucciso
insieme al padre, e per meglio assoggettare
il mo stato, mi voleva anche per nuora;
e forse, prima o poi, avrebbe ucciso anche me.

43
Prima che una altro impedimento si opponga,
preso tutto ciò che ha più valore e meno pesa, è più facile da trasportare,
il mio compagna mi cala in fretta in mare
da una finestra, sospesa ad una fune;
mi cala dove suo fratello aspetta attento
su quella nave che aveva preso nelle Fiandre.
Apriamo ai venti le vele ed i remi mettiamo in mare,
e tutti ci salviamo, come Dio volle.

44
Non so se il re di Frisia fosse più addolorato
per il figlio morto, o se fosse di più acceso d’ira
contro di me, il giorno seguente quando
giunse la dove non poté sentirsi altro che offeso.
Tornavano pieni di sé, superbi, il re e la sua gente
per la fresca vittoria e la cattura di Bireno;
credendo di ritrovare le nozze ed i festeggiamenti,
trovò invece ogni cosa triste e luttuosa.

45
La pietà per il figlio, l’odio che provava
nei miei confronti, né di giorno e né di notte lo lasciano mai.
Ma poiché piangere i morti non porta giovamento
e l’odio può trovare invece sfogo nella vendetta,
la parte della sua mente, che doveva essere
dedicata alla pietà, con sospiri e lamenti,
si unì all’odio nel cercare di capire
come potermi catturare e quindi punire.

46
Tutti coloro che già sapeva, e gli era stato anche detto,
fossero miei amici, e quelli, tra il mio popolo,
che mi avevano aiutato a metter in pratica il mio piano,
uccise, o bruciò i loro bene, o li mise in stato di accusa.
Volle uccidere Bireno per vendicarsi nei miei confronti;
perché di altre azioni non mi sarei addolorata allo stesso modo:
pensò però poi che, tenendolo vivo,
avrebbe avuto la trappola necessaria per catturarmi.

47
Cimosco gli propone però una crudele e difficile
condizione: gli dà un anno di tempo,
passato il quale gli darà morte atroce
se prima, con l’inganno o con la forza,
non riesce, aiutato da amici e parenti
e da tutto ciò che loro possono e sanno fare,
a consegnarmi a lui come prigioniera: così che l’unico
modo di potersi salvare è la mia morte.

48
Ciò che si poteva fare per la salvezza di Bireno,
ad eccezione di perdere me stessa, ho fatto tutto.
Avevo sei castelli nelle Fiandre e li ho venduti:
ed il denaro che ho ottenuto dalla vendita, poco o molto che fosse,
in parte, tentando attraverso persone astute
di corrompere i guardiani di Bireno, li ho spesi;
ho speso l’altra parte per fare muove contro
di Cimosco ora gli Inglesi ed ora i Tedeschi.

49
I mediatori da me pagati, o che non abbiano effettivamente potuto,
o che non abbiamo proprio fatto il loro dovere,
mi hanno dato in cambio solo parole e non aiuto;
e ora che mi hanno estorto l’oro mi evitano, mi disprezzano:
la scadenza data da Cimosco a Bireno è ormai prossima,
dopo la quale né le armate né l’oro
potranno più giungere in tempo, perché la morte
e l’agonia vengano evitate al mio promesso sposo.

50
Mio padre ed i miei due fratelli sono stati
uccisi per Bireno; per lui mi è stato tolto il regno;
per lui quei pochi beni che mi erano
restati, mia unica fonte di sostentamento,
ho dissipato per farlo uscire di prigione:
ora non mi resta altra azione da tramare,
se non di andare di mia volontà a consegnarmi nelle mani
di un nemico tanto crudele, e liberare così Bireno.

51
Se infine non mi resta altro da fare,
né esiste altro mezzo per la sua liberazione
che per lui mettere a rischio la mia vita, questa
mia vita mettere per lui a rischio mi sarà cosa gradita.
Solo una paura però mi tormenta,
che non sarò in grado di porre una condizione tanto chiara
da garantire che il tiranno,
dopo che mi avrà avuta, possa non mantenerla.

52
Dubito che, dopo che mi avrà fatta prigioniera
e che mi avrà torturata in mille modi,
lascerà, ottenuto questo, infine libero Bireno,
così che mi possa poi ringraziare per la sua liberazione;
non essendo capace di rispettare un giuramento, e pieno di tanta rabbia,
non potrà ritenersi soddisfatto dalla mia sola uccisione:
e quello che avrà fatto a me, né più né meno,
lo andrà a fare anche al povero Bireno.

53
Ora, lo scopo che riferire a voi
mi fa le mie vicende, che io racconto a quanti,
signori e cavalieri, arrivano da noi,
e solo affinché, parlandone con tanti,
qualcuno mi insegni come poter garantire che, dopo
essermi presentata dinnanzi a quell’uomo crudele,
lui non trattenga ancora prigioniero Bireno,
né voglia che, uccisa me, anche lui muoia.

54
Ho pregato alcuni guerrieri affinché stessero al mio fianco
quando mi consegnerò nelle mani del re di Frisia;
affinché mi prometta, dandomi la sua parola,
lo scambio sarà fatto in modo che
nel stesso momento in cui io mi consegno a lui, venga liberato
Bireno; così che quando io verrò uccisa,
potrò morire contenta, poiché la mia morta
avrà dato la vita al mio promesso sposo.

55
Ma fino ad oggi non ho trovato chi si impegni
sul suo onore ad assicurarmi
che, quando io sarò condotta da Cimosco e mi vorrà
lui avere, se non dovesse essermi dato Bireno in cambio,
non lascerà che contro la mia volontà
venga fatta prigioniera: tanto ogni guerriero teme l’archibugio;
temono quell’arma contro la quali sembra non possa
resistere nessuna armatura, pur grossa quanto si possa immaginare.

56
Ora, se il vostro valore non differisce
dal vostro aspetto fiero ed erculeo,
e credete di potermi consegnare a lui, e sottrarmi
anche a lui se non dovesse comportarsi correttamente;
abbiate la pietà di essere al mio fianco quando mi consegnerò
nelle sue mani: così che potrò non avere timore,
avendovi al mio fianco, sebbene io
morirò poco dopo, che muoia anche Bireno.”

57
A questo punto la donzella interruppe il proprio racconto,
che spesso, con pianto e sospiri, aveva interrotto.
Orlando, dopo che lei aveva fatto silenzio,
al quale la volontà di fare del bene non venne mai meno,
non si perse con lei in parole,
che per sua natura non sprecava:
le promise, e la sua parola le diede,
che avrebbe fatto di più di quanto lei gli aveva chiesto.