Parafrasi canto 41 (XLI) del poema Orlando Furioso

Parafrasi del Canto 41 (XLI) del poema Orlando Furioso – Orlando ritrova la nave abbandonata da Ruggiero nella tempesta e si spartisce con Oliviero e Brandimarte le armi di costui. I tre si recano quindi sull’isola di Lampedusa e, dopo che Brandimarte ha tentato invano di convincere Agramante a convertirsi, iniziano lo scontro finale con il re pagano, re Sobrino e re Gradasso. Dopo diversi avvenimenti, Brandimarte è sul punto di uccide re Agramante, quando, inaspettatamente, sopraggiunge Gradasso che uccide il cristiano.

Leggi il testo del canto 41 (XLI) del poema Orlando Furioso

23
Oh ingannevole pensiero degli uomini!
La nave che doveva rimanere distrutta rimase invece intatta, si salvò,
dopo che il capitano ed i marinai l’avevano
lasciata andare via senza nessuno che la governasse.
Sembrò che il vento avesse cambiato le sue intenzioni,
dopo che ebbe visto ogni uomo scappare:
fece infatti in modo che la nave si indirizzasse verso una via
sicura, non toccò neanche la terra, ma scivolò lungo acque sicure.

24
E mentre prima aveva tenuto con il timoniere una via incerta,
dopo che non lo ebbe più, andò dritta spedita verso l’Africa,
ed andò a finire nei pressi di Biserta
a due o tre miglia di distanza, verso est, verso l’Egitto;
e nella spiaggia deserta e spoglia
rimase insabbiata, essendo venuto a mancare il vento ed anche l’acqua.
Giunse in quel momento nello stesso posto, mentre stava camminando,
come vi ho raccontato prima, il paladino Orlando.

25
E desideroso di sapere se la nave
fosse priva di equipaggio, e se fosse vuota o carica,
gli si avvicinò, insieme a Brandimarte
ed al cognato Oliviero, a bordo di una piccola barca.
Dopo essersi introdotto nella sottocoperta,
scoprì che era di fatto completamente priva di equipaggio:
vi trovò all’interno solo il buon destriero Frontino,
insieme all’armatura ed alla spada di Ruggiero;

26
il quale ebbe così tanta fretta di mettersi in salvo,
da non avere neanche il tempo di prendere con sé la spada.
Il paladino Orlando la riconobbe subito, quella spada che fu
chiamata Balisarda, e che era già stata sua in passato.
So che avete letto tutta la storia
di come Orlando la sottrasse a Falerina, quando
le distrusse anche il suo giardino tanto bello,
e di come a lui la rubò poi Brunello;

27
e come poi sotto il monte di Carena
Brunello la donò a titolo gratuito a Ruggiero.
Di che fattura fosse la sua lama ed il suo dorso,
lui ne aveva già avuta una chiara esperienza.
mi riferisco ad Orlando: e per questo motivo provò grande gioia
per quel ritrovamento, e ringraziò di questo il supremo trono, Dio;
e credette (e lo disse spesso in giro dopo) che fu Dio
a mandargliele per aiutarlo in un così grande momento di bisogno:

28
ad un così grande bisogno, come in effetti era, dovendo
venire a duello con il signore di Sericana, re Gradasso;
il quale, oltre ad essere un guerriero di immenso valore, era anche
in possesso, come Orlando sapeva, del cavallo Baiardo e della spada
Durindana. L’armatura invece, non conoscendola,
non la ritenne un oggetto di così tanto valore,
come invece l’aveva tanto apprezzata chi l’aveva provata
perché sì buona, ma soprattutto ricca e bella.

29
E perché gli servivano a poco le
armature (essendo invulnerabile per incantesimo),
fu contento che ad averla fosse Oliviero;
ma non la spada, che si mise infatti al fianco:
a Brandimarte consegnò quindi il cavallo Frontino.
Volle che in quel modo fosse equamente diviso e consegnato
a ciascuno dei suoi due compagni
il bottino che avevano trovato insieme.

30
Per il giorno della battaglia ogni guerriero
vuole avere indosso una veste nuova e riccamente ornata.
Orlando fa ricamare nella sua insegna
l’alta torre di Babele colpita dal filmine divino.
Oliviero vuole che gli venga ricamato un cane d’argento (fedeltà e
purezza d’animo) sdraiato a terra e con il guinzaglio sul dorso,
con una scritta che dica: “Fintanto che non arriva (la preda)”
e vuole che la veste sia d’oro e degna del suo valore.

31
Brandimarte si propose, nel giorno
della battaglia, per amore del padre morto,
ed anche per onorarne la memoria, di non presentarsi vestito
se non con una sopraveste scura e nera.
Fiordiligi la fece con un ornamento tutt’intorno
tanto bello e grazioso quanto lei era in grado fare.
L’ornamento era intessuto di ricche gemme:
tutto il resto era realizzato con un semplice tessuto nero.

32
La donna realizzò a mano le sopravesti
degne di accompagnarsi con le armi più preziose,
con le quali il cavaliere doveva coprire la propria armatura,
ed anche la groppa, il petto e la criniera del cavallo.
Ma il giorno in cui iniziò questa sua opera,
e andando avanti fino al giorno in cui la completò,
ed anche dopo, mai un accenno di sorriso
poté fare, o poté fare trasparire contentezza sul suo viso.

33
Ha sempre timore nel profondo del suo cuore, sempre
angoscia che le venga tolto il suo Brandimarte.
L’ha già visto coinvolto in cento diversi luoghi
ed in cento diverse grandi e pericolose battaglie;
ma mai, come in quel momento, una simile paura
le congelò il sangue e le fece impallidire il volto:
e questa stessa novità di provare paura
le fa tremare ancora di più il cuore.

34
Dopo che si sono armati ed attrezzati di tutto punto,
i cavalieri alzano le vele al vento.
Astolfo e Sansonetto rimangono a Biserta al comando
del grande esercito cristiano.
Fiordiligi, con il cuore trafitto dal dolore,
riempiendo il cielo di preghiere e di lamenti,
fintanto che la riesce a seguire con lo sguardo,
fissa le vele andare in quel profondo mare lontano.

35
Con grande fatica Astolfo e Sansonetto
riuscirono a farle smettere di fissare le onde,
e la riportarono al palazzo, dove su un letto
la lasciarono angosciata e tutta tremante.
Un vento favorevole conduceva intanto la bella e scelta
compagnia composta da quei tre valorosi cavalieri.
La nave andò dritta fino all’isoletta,
là dove doveva avere luogo quel conflitto tanto importante.

36
Scesi sulla spiaggia, Orlando, il cavaliere di Anglante,
suo cognato Oliviero e Brandimarte,
occuparono per primi con la loro tenda il lato ad Oriente; ma
lo fecero senza una precisa intenzione (avrebbero avuto il sole
alle spalle). Lo stesso giorno giunse anche Agramante,
e si accampò sul lato opposto, ad Occidente;
ma dal momento che l’ora era già troppo tarda,
rimandarono la battaglia all’alba del nuovo giorno.

37
Da entrambe le parti, sino a che non giunge la nuova luce,
i servitori armati stanno di guardia.
La sera Brandimarte va
là dove i saraceni hanno alloggio,
e parla, con il permesso di Orlando,
al re africano; perché erano stati amici in passato;
e Brandimarte sotto la bandiera
del re Agramante era arrivato in Francia.

38
Dopo i saluti e le strette di mano,
il cavaliere cristiano disse molte ragioni, molti motivi,
al re pagano, così come fa un amico,
del perché era meglio che non si arrivasse a quella battaglia:
e di consegnargli nelle mani ogni città che si trova
tra il Nilo ed il limite fissato dalle colonne d’Ercole, gli sarebbe stato offerto per volontà di Orlando, se solo era
disposto a battezzarsi, a credere in Cristo, figlio di Maria.

39
“Perché vi ho amato sempre ed ancora vi amo molto,
vi dono questo consiglio (gli diceva Brandimarte);
e dal momento che, signore, io stesso l’ho seguito (essendo
battezzato), potete ben credere che lo ritenga buono.
Cristo ho riconosciuto come vero Dio, non Maometto;
e desidero mettere anche voi sulla via dove sono io:
sulla via della salvezza, signore, desidero
che voi stiate con me e con tutti gli altri che amo.

40
A questo si riduce il vostro bene; nessuna altra decisione
potete prendere che possa darvi beneficio;
e meno di qualunque altra, vi può giovare la decisione
di affrontare in battaglia Orlando;
dato che il guadagno ottenuto dalla vittoria non
è paragonabile al pericolo più grande della morte.
Se voi vincete potete ottenere poco;
ma se invece perdete non perdete poca cosa.

41
Quand’anche uccidiate Orlando, e noi due
venuti qui per morire o vincere insieme a lui,
non vedo come sia quindi possibile che i domini
perduti possano essere da voi riacquistati.
Non dovete assolutamente credere che possa tanto cambiare
la situazione, una volta che siamo morti noi,
e che a Carlo manchino gli uomini da disporre
per sorvegliare fino all’ultima torre del vostro regno.”

42
Brandimarte parlava in questo modo, ed era
anche sul punto di aggiungere molte altre cose;
ma fu interrotto dal pagano, che con voce piena d’ira
e con faccia altezzosa, rispose:
“La tua è di certo imprudenza e pazzia pura,
tua e di chiunque si è mai messo
a consigliare una cosa buona o ingiusta,
quando non è stato invitato a dare consiglio.

43
Ed al consiglio che mi dai, sia anche
che mi hai voluto e mi vuoi ancora bene,
io non so, a dire il vero, come possa credere,
dal momento che ti vedo ora qui insieme ad Orlando.
Sono invece convinto che, vedendoti preda
del demonio, di quel serpente che divora tutte le anime,
desideri invece portare con te nell’eterno dolore
dell’inferno tutto il mondo.

44
Che io vinca o che perda, che io debba tornare
nel mio antico regno o esserne invece per sempre escluso,
Dio lo ha già stabilito nella sua mente,
che né io, né tu, né Orlando possiamo vedere.
Accada quel che vuoi, non potrò mai lasciarmi piegare
ad una azione non degna di un re da una vergognosa paura.
Se io fossi certo di morire, voglio prima
essere morto, che fare un torto alla mia stirpe.

45
Ora puoi anche tornare da dove sei venuto; perché se
domani non ti presenti sul campo di battaglia armato meglio,
di quanto oggi mi sei sembrato un oratore male armato,
scoprirai quanto Orlando sia male accompagnato.”
Queste ultime parole uscirono fuori dal petto
di re Agramante acceso d’ira.
Ognuno ritornò al suo accampamento e si riposò,
finché dal mare non spuntò il sole ed arrivò il nuovo giorno.

46
Nella prima luce dell’alba si armarono di tutto punto,
ed in un istante furono tutti a cavallo.
Si rivolsero poche parole:
non ci fu nessun indugio, non ci fu nessun intervallo,
a fare abbassare le loro spade e le loro lance.
Ma mi sembra, Signor Ippolito, di fare un grosso torto,
se, nel voler raccontare le loro vicende, lasciassi
troppo tempo nel mare Ruggiero, con il rischio che affoghi.

68
Intanto Orlando e Brandimarte ad anche
il marchese Oliviero, con la lancia in posizione d’attacco
vanno a scontrarsi contro il saracino Marte
(come può essere anche chiamato Gradasso)
e gli altri due che dalla parte opposta
hanno mosso i loro validi destrieri al galoppo;
mi riferisco al re Agramente e al re Sobrino:
la spiaggia ed il vicino mare rimbombano per l’irruenza della corsa.

69
Nel momento esatto in cui si scontrano l’uno contro l’altro,
ed ogni lancia va in frantumi con schegge che volano in cielo,
il mare fu visto gonfiarsi per il grande boato,
gran boato fu udito fino in Francia.
Orlando e Gradasso vennero alle armi,
ed avrebbero anche potuto equivalersi nel duello,
se non fosse stato per il vantaggio dato dal cavallo
Baiardo, che fece sembrare Gradasso più forte.

70
Baiardo colpì il cavallo meno forte
che era cavalcato da Orlando, l’urto fu così particolare
che lo fece piegare da entrambi i lati
ed infine cadere lungo e disteso.
Orlando cerca ripetutamente di farlo alzare,
per tre e quattro volte, usando sia la mano che gli speroni;
e quando alla fine rinuncia a farlo alzare, ne scende,
imbraccia il proprio scudo ed impugna la spada Balisarda.

71
Oliviero si scontrò invece con Agramante, il re d’Africa,
e nel duello si equivalsero perfettamente.
Brandimarte fece rimanere senza destriero
il re Sobrino: ma non fu possibile sapere esattamente
se la colpa fu del cavallo o del cavaliere;
visto che Sobrino non era proprio abituato a cadere;
Fosse stato suo o del cavallo l’errore, il risultato
fu che re Sobrino si trovò infine a piedi.

72
Ora, Brandimarte, visto a terra il re Sobrino,
non lo continuò ad attaccarlo, ma si mosse
invece contro il re Gradasso, che ugualmente
aveva prima buttato giù da cavallo Orlando.
La battaglia tra il marchese ed Agramante proseguì
come era cominciata all’inizio:
dopo che le lance si furono frantumate sugli scudi,
tornarono a scontrarsi a spada tratta.

73
Orlando, visto Gradasso tanto impegnato in un altro duello,
da non essere affatto interessato a tornare da lui;
ma nemmeno Brandimarte gli concede la possibilità
tanto gli sta addosso e tanto lo tiene impegnato;
si guarda intorno, e vede stare allo stesso modo
a piedi e senza avversario il re Sobrino.
Si lancia subito contro di lui; e nel suo avanzare
fa tremare il cielo con il suo imponente fisico.

74
Sobrino vedendo che gli veniva incontro un così forte
avversario, tutto raccolto nella sua corazza si prepara
all’urto: così come il marinaio a cui viene incontro,
rumoreggiando, un’alta onda minacciosa,
tiene alta la prora: e quando vede tanto in alto
salire il mare, desidera solo essere sulla terra ferma.
Re Sobrino oppone il proprio scudo alla distruzione
che può venire dalla spada costruita dalla fata Falerina.

75
La spada Balisarda è tanto efficace,
che nessuna armatura riesce ad opporre una difesa;
nelle mani poi di una una persona tanto forte,
nelle mani di Orlando, unico al mondo o comunque raro,
taglia lo scudo; e non c’è nulla che la possa fermare,
per quanto sia tutto rinforzato con l’acciaio:
taglia lo scudo e lo spacca fino al fondo,
e, sotto quello, scende poi fino alla spalla dell’avversario

76
Scende fino alla spalla; e sebbene la trova
protetta da una doppia piastra e da una doppia maglia,
non lascia però che questo le sia molto d’aiuto,
tanto che riesce ad infliggere una profonda ferita.
Sobrino mena il suo colpo; ma è inutile tentare
di ferire Orlando, al quale, per grazia divina,
data da Dio che muove il cielo e tutte le stelle,
non si può riuscire a forare la pelle.

77
Il valoroso conte mena un secondo colpo
con l’intenzione di staccargli la testa dalle spalle.
Ma Sobrino, che conosce bene il valore di Orlando,
e che sa a quanto poco serva opporgli uno scudo,
si butta indietro, ma non abbastanza, da evitare
che Balisarda arrivi a colpirgli la fronte.
Il colpo fu di piatto ma comunque tanto violento
che ammaccò l’elmo e gli rintronò il cervello.

78
Sobrino cadde a terra per quel duro colpo,
e non riuscì a rialzarsi da lì per molto tempo.
Il paladino Orlando crede di avere oramai concluso
lo scontro con lui, pensando che giace morto:
e si lancia quindi subito verso il re Gradasso,
così da evitare che Brandimarte possa avere la peggio:
perché il pagano è superiore al cristiano nell’uso delle armi,
e per il cavallo, e forse anche per la forza fisica.

79
L’audace Brandimarte in sella a Frontino,
quel valido destriero che prima apparteneva a Ruggiero,
si comporta così bene contro il Saracino,
che non sembra affatto che quello sia superiore:
e se avesse avuto una corazza valida come quella
del pagano, sarebbe riuscito meglio a fronteggiarlo;
ma gli conviene invece (sentendosi male armato) spostarsi
spesso dall’una e dall’altra parte per evitare i colpi.

80
Non c’è nessun altro cavallo che sappia comprendere meglio
le intenzioni del proprio cavaliere come fa Frontino:
sembra che, ovunque si abbatte la spada Durindana,
lui sappia da che parte spostarsi per evitarla.
Agramante ed Oliviero sono intanto presi da un duro
duello in un altro luogo, e risultano essere
due cavalieri ugualmente attenti nell’uso delle armi,
e poco differenti tra loro per quel che riguarda la forza.

81
Orlando aveva lasciato, come vi ho raccontato,
il re Sobrino a terra; ed incontro al re Gradasso,
spinto dal desiderio di soccorrere Brandimarte,
a piedi, come si trovava, si lanciò di corsa.
Era oramai prossimo ad assalirlo, quando
vide andare a spasso in mezzo al campo della battaglia
il buon cavallo da cui era stato fatto cadere Sobrino;
e subito si dette da fare per prenderlo.

82
Riuscì ad avere il cavallo, che non oppose ostacoli,
spiccò un salto e salì quindi in sella.
Con una mano tiene sospesa la spada,
con l’altra afferra la preziosa e bella briglia.
Gradasso vede Orlando e non si preoccupa
che sta venendo da lui, ma, anzi, lo chiama per nome.
A lui, a Brandimarte ed anche ad Oliviero spera di spegnere
la luce (di togliere la vita), sebbene non sia ancora sera.

83
Si volta verso il conte, lasciando da parte Brandimarte,
e lo colpisce con un colpo di punta al collo: ad eccezione
della carne, trapassa con la spada tutto il resto:
ogni tentativo di forare la carne di Orlando è vano.
Nello stesso istante orlando abbatte la sua spada Balisarda:
nessun incantesimo ha valore dove essa passa di taglio.
Elmo, scudo, armatura e protezioni delle gambe, squarciò
tutto ciò che incontrò nel suo percorso verso il basso;

84
e al volto, al petto ed alle cosce
lasciò ferito Gradasso, il re di Sericana,
da cui non fu mai spillato sangue dal giorno
in cui ricevette quell’armatura incantata: gli sembra
ora strano che quella spada (e ne ha dispiacere e paura)
riesca a tagliarla a quel modo; sebbene non sia Durindana.
E se il colpo fosse stato più profondo e da più vicino
l’avrebbe di sicuro aperto dal capo fino al ventre.

85
Non gli conviene più avere piena fiducia nell’armatura,
come era solito fare prima; ne ha avuto la prova.
Procede con più attenzione e più accortezza
di come era abituato a fare; e si dedica meglio alla difesa.
Brandimarte che vede l’intervento di Orlando,
che gli toglie il combattimento dalle mani,
si pone a metà tra i due duelli così
da poter correre facilmente in aiuto di chi ha bisogno.

86
Essendo la battaglia giunta a questo punto,
re Sobrino, che per molto tempo era stato steso a terra,
infine si alzò, dopo essersi ripresi;
la spalla ed il volto gli facevano molto male:
alzò lo sguardo e si guardò intorno; poi, dopo
aver visto dove si trovava il suo signore Agramante,
per andare in suo aiuto mosse velocemente i suoi passi
senza far rumore, così che nessuno se ne accorse.

87
Arrivò alle spalle di Oliviero che teneva lo sguardo
su re Agramante e non si curava di nulla d’altro;
e ferì nei ginocchi delle gambe posteriori
il suo cavallo con un colpo talmente violento,
che gli fu inevitabile cadere di colpo.
Oliviero cadde a sua volta, e non poteva avere libero
il piede, il piede sinistro, perché, preso alla sprovvista,
era rimasto nella staffa sotto il corpo del cavallo.

88
Sobrino mena un secondo colpo, e di rovescio
lo colpisce, credendo di staccargli il capo dal busto;
ma glielo impedisce l’armatura d’acciaio lucido
che fu temprato dal dio Vulcano e fu indossato da Ercole.
Brandimarte si accorge del pericolo, e verso
il re Sobrino corre a briglia sciolta;
lo colpisce sul capo e lo urta con il cavallo:
ma il crudele vecchio balza subito in piedi

89
e torna da Oliviero per dargli la morte,
così che vada subito ad altra vita;
o almeno impedire che si tolga da quell’impaccio,
e se ne stia a bada bloccato sotto al suo cavallo.
Oliviero, che ha libero al di sopra il braccio destro,
così che può difendersi con la spada, agita
da una parte e dall’altra la sua spada, cosicché,
per quanto è lunga, riesce a tenere a distanza Sobrino.

90
Spera, riuscendolo a tenere abbastanza lontano da sé,
di togliersi in poco tempo da quella brutta situazione.
Lo vede tutto bagnato e ricoperto di sangue,
che ne versa in quantità sulla sabbia,
e gli sembra che basti poco per farlo rimanere senza forze:
è talmente debole che a fatica si tiene in piedi.
Oliviero tenta più volte di rimettersi in piedi,
senza però riuscire a togliersi di dosso il cavallo.

91
Brandimarte ha iniziato intanto a duellare con Agramante,
tempestandolo di colpi da tutte le parti:
ora gli è di fianco con il suo Frontino, ora davanti,
con quel Frontino che gira come un tornio.
Ha un buon cavallo Brandimarte, figlio di Monodante;
ma non ne ha uno peggiore Agramante, re del Sud:
cavalca Brigliadoro, che gli donò Ruggiero
dopo averlo tolto al superbo Mandricardo.

92
Agramante ha certamente un vantaggio nell’armatura;
è lo dimostra il fatto che è ancora intatta e perfetta.
Brandimarte la sua la scelse a caso, quella
che riuscì a recuperare in fretta per quella battaglia:
ma il suo coraggio lo rende tanto sicuro,
che si aspetta di cambiarla a brave con una migliore;
anche se il re africano con un duro colpo
gli aveva fatto sanguinare la spalla destra;

93
e abbia rimediato anche nel fianco ad opera di Gradasso
una ferita che non poteva essere presa alla leggera.
Tanto ha atteso il momento giusto il valoroso guerriero,
che infine trovò il modo di affondare la sua spada.
Spezzò lo scudo e ferì il braccio sinistro dell’avversario,
e poi lo colpi anche leggermente alla mano destra.
Ma questo può ben sembrare uno scherzo ed uno spasso
in confronto a quello che facevano Orlando e re Gradasso.

94
Gradasso ha mezzo disarmato il paladino Orlando;
gli ha rotto la punta ed i lati dell’elmo,
e gli ha fatto cadere lo scudo nell’erba, gli
ha aperto maglia e corazza al di sotto dello scudo:
non l’ha però certo ferito visto che era incantato.
Ma il paladino ha ridotto peggio il suo avversario:
in faccia, alla gola, in mezzo al petto
lo ha ferito, oltre a quello che già vi ho detto.

95
Gradasso, disperato, che si vede
tutto bagnato ed imbrattato dal proprio sangue,
mentre Orlando da capo a piedi
è ancora asciutto e sta continuando a menare colpi;
alza sopra di sé la spada con due mani, e crede bene
di lacerargli la testa, il petto, il ventre e tutto il resto;
e quindi, come vuole, sopra la fronte
colpisce in pieno il valoroso conte.

96
Se ci fosse stato un altro al posto di Orlando,
l’avrebbe fatto, l’avrebbe proprio diviso in due
fino alla sella; ma, come se l’avesse preso di piatto,
la spada ritorno indietro pulita e splendente.
Intontito per la gran botta ricevuta, Orlando
vide più di una stella, sebbene guardasse a terra:
lasciò la briglia ed avrebbe anche lasciato la spada;
ma per fortuna era legata al suo braccio con una catena.

97
Il suono prodotto da quel tremendo colpo spaventò
talmente il cavallo che portava Orlando sul dorso,
così che scappando, correndo per quella costa polverosa,
potè mostrare a tutti quanto fosse veloce nella corsa.
Il conte, rimasto tramortito dal colpo subito,
non ha forza sufficiente per trattenergli il morso.
Gradasso lo insegue, e lo avrebbe anche presto raggiunto,
se solo avesse spronato un poco di più Baiardo.

98
Ma nel guardarsi intorno, vide il re Agramante
in una situazione di estremo pericolo:
poiché Brandimarte, il figlio di Monodante, all’elmo
lo ha colpito con il braccio sinistro;
glielo ha già slacciato davanti e cerca
un nuovo modo per ferirlo con il pugnale:
re Agramante non può riuscire ad opporre molta difesa
perché anche la spada gli è stata tolta di mano.

99
Gradasso torna indietro, non segue più Orlando,
ma corre verso il luogo dove si trova re Agramante.
L’incauto Brandimarte, non credendo possibile
che Orlando possa farsi scappare Gradasso, non gli
fa caso né con gli occhi né con il pensiero, essendo
preso da voler piantare il coltello nella gola del pagano.
Giunge infine Gradasso e con tutta la sua forza
tenendo la spada con due mani gli colpisce l’elmo.

100
Padre del cielo, fai spazio tra gli spiriti tuoi
preferiti a questo martire a te fedele,
che giunto oramai alla fine di tutti i suoi tempestosi
viaggi, ammaina oramai le vele nel porto della vita.
Ah Durindana, puoi quindi essere
tanto crudele nei confronti del tuo signore Orlando,
che il più caro e fidato compagno
che lui abbia al mondo, tu gli uccidi davanti agli occhi?

101
Un grosso cerchio di ferro alto due dita
era tutt’intorno all’elmo, ma fu tagliato e rotto
da quel pesantissimo colpo, e si staccò
la cuffia in acciaio che si trovava al di sotto.
Brandimarte con una faccia piena di stupore
cadde di botto giù dal suo destriero;
e fuori dal capo, per una grande vena,
fece scorrere un fiume di sangue su quella spiaggia.

102
Il conte ritorna in sé, guarda indietro, vede
il corpo del suo amico Brandimarte che giace a terra;
e sopra il corpo vede Gradasso con un atteggiamento tale
che gli fa subito capire che l’ha ucciso.
Non so se in lui fu più grande il dolore o l’ira,
ma aveva talmente poco tempo per piangere, che il dolore
infine restò dentro, e fu l’ira a manifestarsi più in fretta.
Ma è oramai giunto il momento di porre fine al canto.