OGNUNO POTREBBE di Michele Serra

Titolo: Ognuno potrebbe
Autore: Michele Serra
Genere: Romanzo
Pagine: 122
Editore: Feltrinelli
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In breve:
Nelle fotografie mi si riconosce perché sono l’unico che non fa niente. Non saluto, non rido, non faccio smorfie, non sventolo le braccia, non mostro pollici o indici secondo la mimica manuale in uso, non mi protendo verso l’obiettivo, non abbraccio il vicino, non ammicco. Niente. Non mi viene da fare proprio niente. Sono nient’altro che me stesso in tutta la mia inerte normalità, in un istante casuale tra i tanti che compongono la mia vita.
>.. Ma sì, prima o poi venderò tutto. è che sempre, quando si deve decidere delle cose di un morto, i suoi armadi, i suoi cassetti, i suoi luoghi, si esita, si rimanda, si teme che ogni decisione (tengo/butto/regalo/vendo) sia una profanazione, sovverta un ordine che la morte ha reso inespugnabile. Non saprai mai, di quelle venti cravatte, di quei dieci foulard, di quelle quattro paia di scarpe, quali davvero erano importanti, quali superflui, e il valore economico, vero o presunto, non è che un debolissimo indizio. E non stai esitando e patendo per conto del morto, che da quei cassetti e da quelle stanze è sparito per sempre, libero lui e libere le stanze; stai parlando di te, dei tuoi conti in sospeso con lui o con lei, non avergli fatto almeno qualcuna delle domande che vorresti fargli ora, nel silenzio e nel vuoto, ora che nessuna risposta può restituire un significato e una storia alle cose abbandonate.

Il libro:
Protagonista del romanzo Ognuno potrebbe di Michele Serra è Giulio Maria, un trentaseienne laureato in antropologia e ricercatore universitario precario che guadagna 700euro per svolgere uno studio dalla dubbia utilità: classificare le reazioni tenute dai calciatori dopo aver segnato un gol. Vive in un paese non ben definito e anonimo dell’Italia che l’autore chiama Capannonia.

Lo scrittore racconta la storia di questo cinico e disincantato ragazzo che ricorda un po’ i “vinti” di Pirandello. Giulio vorrebbe cambiare la sua vita ma non fa nulla per migliorare la sua condizione. È sempre in attesa che accada qualcosa ma tutta la sua esistenza è costellata da occasioni mancate: avrebbe potuto ma non lo ha fatto, potrebbe ancora ma non si decide.
Dovrebbe ad esempio vendere il capannone di suo padre ebanista, ormai morto da dieci anni, per cercare così di dare una svolta alla sua vita con i soldi guadagnati, ma non arriva mai al dunque.

Non gli piace la società in cui vive, critica i suoi compaesani per il loro atteggiamento: ognuno non sembra realmente voler comunicare con l’altro e son tutti convinti che “a loro non la si dà a bere” quando sono invece i primi a farsi prendere in giro da chi li governa, da “quei ladri”. Ma ancora una volta si limita ad osservare e criticare, non ha nessun ruolo attivo.

Ognuno potrebbe non ha una vera e propria trama. È una raccolta di episodi, di scene che sono lo spunto per delle considerazioni sull’attuale società: sul degrado economico e sociale, l’ossessione per internet ed i telefonini che mettono distanza da chi hai vicino e rendono più interessante il lontano, le esultanze calcistiche, i paesini di costruzione più recente che non hanno nulla di caratteristico e sono “non luoghi”, l’arrivo degli investitori cinesi, gli eterni ragazzi…

Michele Serra scrive così di fatto un non-romanzo, un viaggio senza partenza e fine. Utilizza un lessico originale e conia nuovi termini/definizioni che danno forza all’ironia della sua scrittura: come traduzione di Iphone abbiamo “egofono”, se si scrive con lo smartphone mentre si cammina si è dei “digitambuli” e si ha la “Sindrome della Sguardo Basso”…
Ognuno potrebbe è un libro che vuole far riflettere il lettore su temi attuali sfruttando la forza del sorriso amaro.

Lo abbiamo trovato interessante perché è sicuramente un libro che si differenzia dal romanzo classico proprio per non avere una trama. Lo abbiamo apprezzato per il modo in cui i suoi protagonisti sono caratterizzati, nonostante l’autore non si dilunghi in particolareggiate descrizioni, per la sua sottile ironia e perché è scritto in modo molto fluido… ma non ci ha comunque convinti fino in fondo. Il punto debole sono a nostro parere proprio i temi sociali affrontati: troppi in numero e forse anche troppo sempliciotti. Avremmo preferito pochi colpi sparati bene piuttosto che una raffica indiscriminata. Peccato!