NOVEMBRE di Giovanni Pascoli

Il soggetto principale della poesia Novembre di Giovanni Pascoli è il paesaggio invernale, che dal poeta viene analizzato e diviene spunto per una profonda riflessione sulla fragilità della vita.

Il poeta descrive una limpida giornata di Novembre, caratterizzata da un’aria tanto nitida e luminosa che verrebbe spontaneo cercare con lo sguardo alberi in fiore e cercare di avvertire odori che sono in realtà caratteristici di tutt’altra stagione, della primavera, che sta all’autunno come la rinascita alla morte. Il paesaggio si rivela infatti subito dopo essere per quello che è: privo di colore e di odori, gli alberi sono solo macchie nere in forte contrasto con quel cielo chiaro che ci aveva inizialmente illuso. La natura è penetrata da un profondo silenzio, interrotto solamente dal soffiare del vento e dal cadere delle foglie.

Ciò che il poeta vuole realmente rappresentare con questa forte immagine naturale, è la breve illusione della felicità. Così come è svanita in poco tempo l’illusione di trovarsi ancora nella bella stagione, allo stesso modo la dolcezza dell’infanzia e della giovinezza dura poco e presto si rivela essere anch’essa un’illusione. Sulla vita dell’uomo incombono subito dopo tristezza, silenzio e morte.

Gemmea l’aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l’odorino amaro
senti nel cuore…

Ma secco è il pruno, e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno,
e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
sembra il terreno.

Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile. E’ l’estate
fredda, dei morti.

Parafrasi:

L’aria è limpida e fredda come una gemma, il sole è così luminoso
da invogliarti a ricercare con lo sguardo gli albicocchi in fiore,
e l’odore amarognolo del biancospino
senti fin dentro al tuo cuore…

Ma il biancospino è però secco, le piante sono spoglie, scheletriche,
risaltano con l’intreccio dei loro rami neri nel cielo sereno,
il cielo è deserto, e vuoto e sordo al piede che lo calpesta
sembra essere il terreno.

Intorno c’è silenzio: soltanto grazie ai colpi di vento,
si sente provenire da lontano, dai giardini e dagli orti,
un fragile cadere di foglie. Novembre è l’estatefredda, l’estate dei morti.