MATTINA di Giuseppe Ungaretti | Testo, parafrasi e commento

M’illumino
d’immenso

Parafrasi:
La luce del mattino, al risveglio, mi suggerisce l’idea di immensità del creato, infondendomi gioia.

Analisi:
La forma e lo stile. Poesia di straordinaria e folgorante sintesi, Mattina costituisce uno dei vertici ungarettiani per densità semantica e simbiosi tra senso e suono. È la quinta poesia della sezione Naufragi ed è composta di soli due versi, contraddistinti dal suono della liquida “l”, della “m” e della “n” che attraversano l’intero componimento suggerendo un senso di rilassatezza e morbidezza, perfettamente in sintonia con il riposo del soldato. La “m” riprende anche il suono iniziale del titolo Mattina, legandolo in chiave fonica al testo.

I temi. La luce folgorante del sole, che presumibilmente viene riflessa dal manto di neve che ricopre il campo di Santa Maria la Longa, evoca nel poeta appena sveglio un senso di vastità che lo rende parte del cosmo e di quella pienezza di luce. Il poeta da docile fibra / dell’universo (ne I fiumi) vive qui una profonda fusione con il creato, una partecipazione alla natura che regala allegria e gioia. È importante sottolineare il cambio di titolo che Ungaretti ha operato nelle versioni successive: Mattina sostituisce l’originario Cielo e mare. Il titolo precedente accentua l’idea di vastità e partecipazione degli elementi della natura, ma sottrae alla lirica i temi del risveglio e della vita iniziale, che tornano ossessivamente in molti componimenti della prima stagione ungarettiana. Mattina, infatti, meglio si addice alla tematica che attraversa tutta l’Allegria, poiché lega il tema della fusione tra l’estremamente piccolo (l’uomo) e l’estremamente grande (il cosmo) a quello della rigenerazione e della purezza primordiale. Nel titolo precedente risulta alquanto insolita, invece, la presenza del mare in accezione positiva, ascrivibile al campo semantico della pace e della vastità: in genere nelle liriche dell’Allegria il mare compare come ragione del naufragio, dell’inabissamento, del girovagare. È probabile che il riflesso del sole sulla neve abbia evocato il mare per analogia e non è escluso che Ungaretti avesse ancora vivo il ricordo del suo precedente soggiorno napoletano (appena un mese prima) durante la licenza; pertanto, per via analogica, il cielo e il mare potrebbero essere quelli del golfo di Napoli.