Parafrasi canto 16 (XVI) del Purgatorio di Dante

Parafrasi del Canto XVI del Purgatorio – Terza cornice del Purgatorio destinata ad accogliere gli iracondi: avvolti da un fumo nero, denso ed acre, impenetrabile allo sguardo. Dante e Virgilio incontrano Marco Lombardo e discutono sulla causa della mancanza di valori al mondo: la corruzione della Chiesa di Roma.

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Nella terza cornice del Purgatorio, destinata ad accogliere gli iracondi, Dante incontra Marco Lombardo, un cortigiano vissuto nella seconda metà del XIII secolo, che in vita si era contraddistinto per un animo nobile, generoso, incapace di abbassarsi alla viltà, alla violenza ed alla corruzione tipiche del periodo storico. Il poeta sceglie questo personaggio per le sue indiscusse qualità e lo pone come eroe positivo del passato, utilizzandolo quindi quale strumento ideale per condannare i vizi dell’epoca.
Dante chiede subito al nuovo compagno quale sia la causa dell’assenza di valori nel mondo terreno, vuole sapere se essa sia attribuibile agli uomini oppure all’influenza degli astri. Marco Lombardo non nega ovviamente l’esistenza degli influssi astrali, ma sottilinea anche subito che è solo la volontà degli uomini ad indirizzare le loro azioni, favorendo o meno la volontà celeste.

La debolezza itrinseca delle anime, facilmente ingannabili dai beni materiali, contro la volontà celeste, giustifica quindi l’esistenza dell’Impero e del papato, rispettivamente come freno e guida degli uomini, con l’obiettivo ultimo di limitare la volontà dell’uomo indirizzandola verso l’unico bene.
Se la guida spirituale non svolge però corretamente la sua funzione, e vuole occuparsi anche di questioni di governo per proprio interesse personale, gli uomini non possono fare altro che perdersi e perdere a loro volta ogni valore. Responsabile della dilagante corruzione sono quindi per Dante le alte cariche ecclesiastiche.


Mai il buio dell’inferno né una notte priva
di qualunque stella, sotto un cielo senza luce,
annerito quanto è possibile dalle nubi,

pose davanti al mio viso un velo tanto scuro
quanto fece quel fumo che ci avvolse nella terza cornice,
né fu mai così sgradevole a sentirsi

tanto che i miei occhi faticarono a restare aperti;
perciò la mia attenta e fedele guida
mi si accostò e mi offrì la sua spalla per condurmi.

Così come un cieco va dietro alla suo guida
per non perdersi e per non urtare violentemente contro
qualcosa che possa fargli male, se non addirittura ucciderlo,

allo stesso modo procedevo io attraverso quell’aria pungente e
densa, ascoltando la mia guida, Virgilio, che mi avvertiva
continuamente: “Stai attento a non allontanarti da me.”

Sentivo delle voci intorno a me e ciascuna sembrava
invocare la pace e la misericordia
di Dio, che toglie i peccati dell’uomo.

Tutte con ‘Agnus Dei’ (agnello di Dio) iniziavano le loro
preghiere; cantando tutti le stesse parole con la stessa
intonazione, tanto che sembrava regnasse tra loro l’armonia.

“Maestro, sono anime queste che sento cantare?”,
chiesi. Mi rispose Virgilio: “Tu credi il vero, sono anime
e stanno espiando i loro peccati d’ira.”

“Chi sei tu che attraversi il fumo che ci avvolge,
e parli di noi come se per te
il tempo esistesse ancora?”

Queste parole furono pronunciate da una voce;
per cui il mio maestro mi disse: “Rispondigli, e chiedigli anche
se è per questa strada che si sale alla prossima cornice.”

Dissi: “Oh anima che ti purifichi qui dei tuoi peccati
per poter poi tornare completamente pura a Dio, che ti creò,
sentirai qualcosa di incredibile se mi segui.”

“Io ti seguirò per quanto mi è concesso farlo”,
rispose, “e se il fumo non mi lascia vedere dove vado,
sarà l’udito a tenerci vicini, facendo le veci della vista.”

Cominciai allora a dire: “Con quell’involucro dell’anima,
che la morte poi distrugge, salgo verso il cielo, e sono
giunto qui dopo aver attraversato le sofferenze dell’inferno.

E se Dio mi ha accolto nella sua Grazia,
tanto da volere che io veda la sua corte celeste
in un modo completamente diverso da quello è solito,

non nascondermi la tua identità, chi eri prima di morire,
ma anzi dimmelo, e dimmi anche se procedo nella direzione
giusta verso la prossima cornice; siano le tue parole la nostra scorta.”

“Nacqui nell’Italia settentrionale ed il mio nome fu Marco;
fui molto esperto delle regole del mondo ed mai sempre quel
valore morale, la cortesia, al quale ormai nessuno tende più.

Per salire alla prossima cornice continua a camminare dritto.”
Così mi rispose ad aggiunse infine: “Ti chiedo
ti pregare Dio per me quando sarai in cielo.”

E gli dissi allora io: “Ti prometto solennemente
ti fare ciò che mi chiedi; ma rischio ora di scoppiare per un
grosso dubbio che mi attanaglia se non me ne sbarazzo subito.

Prima era semplice, piccolo, adesso è diventato doppio
dopo la tua affermazione, che mi conferma qui,
come già altrove, la frase a cui accoppio la tua.

Il mondo è certamente privo
di ogni valore, come tu stesso mi hai detto,
ed è invece invaso e pieno di ogni forma di malvagità;

ma ti prego di indicarmi la ragione, la causa di ciò,
così che io la possa conoscere e quindi spiegarli anche ad altri;
perché alcuni la attribuiscono agli influssi celesti, altri alla semplice responsabilità umana.”

Un profondo sospiro, che il dolore tramutò in un lamento,
fu prima emesso dallo spirito; che poi cominciò a dire:
“Fratello, il mondo è cieco e tu, con questa domanda, dimostri di provenire proprio da lì.

Voi che siete ancora in vita attribuite la causa di ogni cosa
solo e sempre al cielo, come se necessariamente il cielo
muovendosi trascinasse tutto con sé.

Se così fosse, in voi cesserebbe di esistere
il libero arbitrio, e non sarebbe giusto ricevere
un premio per il bene compiuto e una punizione per il male.

Il cielo dà l’impulso iniziale alle vostre azioni; non proprio
a tutte, ma, ammesso anche che siano tutte, vi è comunque
sempre data la facoltà di distinguere il male dal bene,

ed anche la libera volontà; la quale, se fatica
nei primi momenti ad opporsi alle tendenze suggerite dal
cielo, in seguito ha sempre la meglio, se viene ben coltivata.

Ad una forza maggiore e ad una natura superiore a quella degli
astri voi siete soggetti, pur essendo liberi; è quella
che crea la vostra mente, su cui il cielo non può influire.

Perciò, se il mondo abbandona la retta via,
la causa è in voi, in voi deve essere ricercata;
e te ne darò ora la vera dimostrazione.

L’anima esce dalla mano di Dio, che la pensa
prima ancora di farla esistere, come una bambina
che con innocenza passa dal pianto al riso,

completamente ignara di tutto,
salvo che, provenendo dall’infinita gioia del suo creatore,
si rivolge spontaneamente verso ciò che le dà gioia.

Nei primi tempi l’anima fa esperienza di un bene di poca
importanza; questo la trae in inganno, e così l’anima corre
dietro ad esso, a meno che una guida o un freno non riescano a distogliere la sua attenzione.

Per questo fu necessario istituire delle leggi per porre il freno;
fu necessario creare l’autorità del re, che distinguesse
almeno la torre della vera città (la Giustizia).

Le leggi ci sono, ma chi si preoccupa di farle rispettare?
Nessuno, poiché il pastore che conduce il gregge,
può ruminare (riflettere) ma non ha le unghie tagliate in due (la capacità di distinguere il bene dal male);

perciò le persone, che vedono la loro guida
desiderare soltanto quei beni materiali di cui è tanto avida,
si nutrono a loro volta di quelli, e non desiderano nient’altro.

Puoi vedere chiaramente che la cattiva gestione del Papa
è la causa prima che ha reso malvagio tutto il mondo,
non lo è la parte corrotta della vostra natura umana.

Roma, che rese buono il mondo, era solita
avere due diversi soli ad illuminare l’una e l’altra strada,
quella materiale e quella spirituale.

Adesso uno dei due ha spento la luce dell’altro; il potere
imperiale si è unito con quello spirituale, e così uniti
a forza, è inevitabile che vadano entrambi male;

poiché, così messi insieme, non si controllano a vicenda come
dovrebbero: se non mi credi, pensa alla spiga,
perché ogni pianta si riconosce dal suo seme (che è poi contenuto nel suo frutto).

Nel territorio italiano bagnato dai fiumi Adige e Po,
un tempo si trovavano facilmente cortesia e virtù, prima che
l’imperatore Federico II subisse l’attacco della Chiesa;

ora può in tutta sicurezza passare da lì qualunque persona
che prima evitava, vergognandosi della propria malvagità,
di parlare o di avere semplicemente a che fare con le persone oneste.

Ci sono in verità ancora tre vecchi attraverso la cui persona
il passato rimprovera aspramente il presente, ed ai quali
sembra non arrivare mai il giorno della loro morte:

Corrado da Palazzo, il buon Gherardo da Camino
e Guido da Castello, che è meglio conosciuto,
alla francese, come il semplice Lombardo.

Puoi dunque ormai affermare che la Chiesa di Roma,
per aver voluto unire in sé due diversi poteri, cade nel fango
ed imbratta così sé stessa e tutto il suo carico.”

“O Marco mio”, dissi io allora, “dici il giusto:
ed ora capisco perché furono esclusi delle eredità materiali
furono esclusi i Leviti, i sacerdoti degli Ebrei.

Ma chi è quel Gherardo cui ti riferisci parlando dei quell’uomo
saggio che è rimasto ancora in vita, esempio della
generazione scomparsa, a rimprovero di questo secolo incivile?”

“O le tue parole non mi sono chiare, oppure vuoi provocarmi”,
mi rispose; “dal momento che, da toscano quale sei,
sembra che tu non sappia nulla del buon Gherardo.

Io non lo conosco con nessun altro soprannome,
a meno che non lo prenda da sua figlia Gaia. Vi saluto, che Dio
sia con voi, perché non posso più venire insieme a voi.

Vedi che il sole con i suoi raggi, che attraversano il fumo,
rischiara ormai la cornice, e mi conviene quindi allontanarmi,
l’Angelo del perdono è poco distante e non vorrei comparirgli davanti.”

Detto questo tornò indietro e non volle più stare ad ascoltarmi.

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